- UNA FARFALLA CON ALI INSANGUINATE (1971)

Regia/Director: Duccio Tessari
Soggetto/Subject: Gianfranco Clerici
Sceneggiatura/Screenplay: Gianfranco Clerici, Duccio Tessari
Interpreti/Actors: Helmut Berger (Giorgio), Giancarlo Sbragia (Alessandro Marchi), Ida Galli [Evelyn Stewart] (Maria, sua moglie), Silvano Tranquilli (commissario Berardi), Wendy D'Olive (Sarah Marchi), Günther Stoll (Giulio Codrero), Lorella De Luca (Marta Clerici), Wolfgang Preiss (Eriprando Villarosa Venosta), Dana Ghia (Diamante, sua moglie), Federica Tessari (Federica, la bambina), Carole André (Françoise Pigaut), Peter Shepered, Anna Zinneman, Gabriella Venditti, Stefano Oppedisano
Fotografia/Photography: Carlo Carlini
Musica/Music: Gianni Ferrio
Costumi/Costume Design: Paola Comencini
Scene/Scene Design: Elena Ricci
Montaggio/Editing: Gian Maria Messeri
Suono/Sound: Ugo Celani
Produzione/Production: Filmes Cinematografica
Distribuzione/Distribution: Titanus
censura: 58784 del 19-08-1971

La Titanus presenta, Helmut Berger in: - schermo nero, una sagoma di farfalla entro la quale scorrono le prime sequenze del film, di fianco sulla sinistra del video si susseguono i titoli di testa; - schermo intero, defluisce: “Il passato non esiste perché già trascorso. Neppure il futuro esiste in quanto ancora da venire. Esiste quindi solo il presente il quale però può essere composto di passato e di futuro in quanto ne è il punto di incontro.” In sequenza appaiono i personaggi della storia: Francoise Pigaut (Carole André – nota ai più come la Lady Marianna nello sceneggiato televisivo Sandokan); Sarah Marchi (Wendy D’Olive); Maria madre di Sarah (Evelyn Stewart); Alessandro suo marito (Giancarlo Sbragia); Giulio Cordaro avvocato (Gunther Stoll) Giorgio (Helmut Berger); Eriprando Villarosa Venosta padre di Giorgio (Wolfgang Preiss); Diamante madre di Giorgio (Dana Ghia). 

TRAMA: due fratelli giocano sotto la pioggia a nascondino nel parco della città (coloratissimi i loro impermeabili gialli); all’improvviso la bambina e la sua baby sitter vedono rotolare tra gli alberi il corpo di una ragazza. Mentre ne danno l’allarme vediamo un uomo con indosso un impermeabile ed un Borsalino a quadri scappare scavalcando le mura del parco; della sua fuga saranno testimoni il venditore di palloncini, un uomo affacciatosi dalla finestra della sua abitazione adiacente al giardino (interpretato dallo stesso regista) ed una donna appartatasi con un uomo nella sua FIAT 500 parcheggiata nel viale del bosco. Il delitto è compiuto. Il Commissario Berardi (Silvano Tranquilli) sopraggiunge sul luogo dove sarà ritrovata l’arma dell’omicidio: un coltello a serra manico. La scena del crimine sarà esaminata nel dettaglio mostrando a noi spettatori i rilievi ed il lavoro della Scientifica, le foto cruenti del corpo della diciassettenne, le ferite da arma da taglio, il rapporto del medico legale, i risultati dell’esame spettografico. Verranno sviluppate le prime ipotesi di reato. Le testimonianze, le prove inconfutabili , gli elementi probatori e la mancanza di un alibi porteranno all’arresto di Alessandro Marchi, giornalista televisivo, padre di Sarah amica di liceo della vittima Francoise. Durante il processo la difesa, nella figura dell’avvocato Cordaro, amico dell’imputato, cercherà di smontare l’attendibilità delle testimonianze; il Marchi confesserà di aver trascorso quel venerdì pomeriggio in compagnia della sua amante Marta Clerici (Lorella De Luca, moglie del regista, indimenticabile interprete di Poveri ma belli di Dino Risi). Tuttavia un’ulteriore prova condannerà all’ergastolo il giornalista. Intanto, nel medesimo parco, saranno commessi altri due delitti (l'uccisione di una prostituta ed di una bambinaia). Ma se, come ha detto la nota scrittrice e teorica della narrativa poliziesca, D. L. Sayers: “far credere tutto, qualsiasi cosa, fuor che la verità”, il regista attraverso innumerevoli flashback ed un susseguirsi di ricordi visivi riportati alla memoria cambia direzione mostrandoci il quotidiano dei sopra menzionati personaggi, volendoci suggerire che ognuno di essi ha il proprio ruolo nell’accaduto (o volendo farlo credere). Egli frammenterà il racconto dando conferma a quanto enunciato nei primi minuti del film: “il presente può essere composto di passato e futuro”. Tra tutti, quelli di maggior rilievo sono: -Sarah Marchi che intraprenderà una relazione amorosa con Giorgio (Helmut Berger), giovane dandy ipocrita che pur vivendo nell’agio della ricchezza di famiglia ne rifiuta l’appartenenza definendola “merda”. Intenso l’atto sessuale tra i due amanti, dei quali vedremo i soli volti, della durata di due, interminabili, minuti. -Maria la madre di Sarah che ha una relazione con l’avvocato Giulio Cordaro, uomo viscido ed ambiguo; entrambi saranno felici d‘essersi liberati di Sandro ora in carcere. -Marta che, con la sua testimonianza, scagionerà la colpevolezza di Sandro Marchi. Duccio Tessari, sceneggiatore e regista elegante vede il suo esordio nel genere mitologico e western (cofirmerà la sceneggiatura di “Il colosso di Rodi” e “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone); costruirà la sua carriera lavorando a generi diversi, commedie musicali, thriller, avventura, ed anche riscrivendo a suo modo un’opera quale il Fornaretto di Venezia, sempre tenendo a cuore la sua idea di “cinema popolare”, un cinema capace di arrivare a chiunque socialmente e culturalmente, al pari della televisione, divertendo, e che sostenesse sempre un “messaggio”. Una farfalla dalle ali insanguinate è innanzitutto un film giudiziario e di giustizia privata (vedi il finale). Un giallo d’indagine condito di humor (vedi la gag del caffè tra il Commissario e l’assistente, interpretato dall’attore Peter Shepherd), girato tra le città di Bergamo Alta e Milano. Il titolo del film inevitabilmente porta alla mente la trilogia zoonomica di Dario Argento, qui unica analogia con i lavori del maestro. Duccio Tessari si servirà della “farfalla” mostrandola un po’ qua un po’ là, sotto forma di ciondolo o fibbia di un elastico per libri, forse perché, semplicemente, amava molto gli animali. Di valore le note del compositore Gianni Ferrio, intervallate da brani di musica classica. Il finale non delude anche se facilmente intuibile a poco più di 40 minuti di pellicola. Cast tipicamente anni ’70. Solo per appassionati del “genere”. Frase da ricordare: “Sarà perché sono un poliziotto ma a me gli impermeabili piacciono solo se sono chiari.”

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