LA MONTAGNA DEL DIO CANNIBALE (1978)



Regia/Director: Sergio Martino
Soggetto/Subject: Cesare Frugoni, Sergio Martino
Sceneggiatura/Screenplay: Cesare Frugoni, Sergio Martino
Interpreti/Actors: Ursula Andress (Susan Stevenson), Claudio Cassinelli (Manolo), Stacy Keach (Edwuard Foster), Antonio Marsina (Arthur), Franco Fantasia (padre Moise), Lanfranco Spinola (console), Carlo Longhi (pilota), Luigina Rocchi (donna suki), Dudley Wanaguru, A. Sella Jean, T.M. Muna (Asaro), M. Suki (capo Puka)
Fotografia/Photography: Giancarlo Ferrando
Musica/Music: Guido De Angelis, Maurizio De Angelis
Costumi/Costume Design: Luca Sabatelli
Scene/Scene Design: Massimo Antonello Geleng
Montaggio/Editing: Eugenio Alabiso
Suono/Sound: Rodolfo Ruzza
Produzione/Production: Dania Film, Medusa Distribuzione
Distribuzione/Distribution: Medusa Distribuzione
censura: 72052 del 21-06-1978
Altri titoli: La montagne du dieu cannibale, Die Weisse Gottin der Kannibalen

Dopo "Il paese del sesso selvaggio" di Umberto Lenzi e "Ultimo mondo cannibale" di Ruggero Deodato anche Il nostro Sergio si cimenta nel genere cannibalico, aihmè con un risultato peggiore dei due film citati precedentemente.
Partiamo subito dicendo che la trama (ricerca del marito scomparso nelle foreste della Nuova Guinea da parte di Ursula Andress coadiuvata da rinforzi maschili) non è il massimo dell'originalità, come ben sappiamo la forza di questo genere di film non è questa, ma lo svolgimento, quello che succede nella foresta, violenze su uomini e animali riprese senza tagli o quasi... elemento che in questo "La montagna del dio cannibale" manca troppo. Martino ha voluto realizzare un film un pò troppo tenero, con una parte iniziale e centrale un po noiosa per poi riprendersi sul finale, ma neanche troppo se vogliamo. Tenero perchè (come ho potuto notare nell'intervista extra del dvd) il regista ci mette volontariamente del suo per NON caricare lo spettatore di immagini a forte impatto visivo/emotivo, tranne qualche raro caso, essendo un tipo meno "sanguinolento" di Deodato e Lenzi. Purtroppo però il film in questo modo perde di interesse diventando una specie di ibrido tra film avventuroso (alla ricerca dell'isola del tesoro) e film cannibalico (che poi di cannibalica c'è solo una scena) e tutto finisce un po alla "volemose bene", senza scene che ti rimangono impresse come invece abbondano altri film del settore. Non posso certo dire che il film è da buttare, Sergio Martino è un regista che i film li ha sempre saputi fare ed è difficile trovare suoi film impossibili da finire, tuttavia questo film se è pur vero che non mi ha lasciato nulla è anche vero che non mi ha tolto nulla, si fa seguire e si arriva alla fine senza grandi sobbalzi sulla sedia o senza shock procurati volontariamente, male che vi va vi guardate un po di paesaggi naturali e primitivi che male non fa. Se non avete mai visto un film del genere cannibal non cominciate sicuramente da questo che è come il prezzemolo... c'è o non c'è non lo noterete...

Recensione a cura di:
Emanuele Woody Greco

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