PIERINO MEDICO DELLA S.A.U.B. (1981)

Regia/Director: Giuliano Carnimeo
Soggetto/Subject: Ugo Tucci
Sceneggiatura/Screenplay: Aldo Gino Capone, Giorgio Mariuzzo
Interpreti/Actors: Alvaro Vitali (dott. Gasperoni/Pippetto), Mario Carotenuto (Mario Gasperoni, il padre), Mario Feliciani (dott. Tambroni), Serena Bennato, Pino Ferrara, Anna Campori, Francesco De Rosa, Angelo Pellegrino (medico), Giusi Valeri, Enzo Garinei, Carolina Palermo (infermiera), Fernando Cerulli, Gianni Ciardo, Salvatore Baccaro (paziente in ambulatorio), Sabrina Siani, Salvatore Iacono, Leonardo Casio, Luisa Amorosi, Ennio Antonelli (ricoverato in pigiama), Ester Carloni (nonna di Gasperoni), Aide Aste, Mario De Vico (altro medico), Origene Luigi Soffrano (ricoverato operato di tonsille), Franca Scagnetti (donna in ambulanza)
Fotografia/Photography: Federico Zanni
Musica/Music: Piero Piccioni
Costumi/Costume Design: Luciana Marinucci
Scene/Scene Design: Giacomo Calò Carducci
Montaggio/Editing: Pierluigi Leonardi
Suono/Sound: Antonio Forrest
Produzione/Production: UTI Produzioni Associate
Distribuzione/Distribution: Variety Film
censura: 77435 del 23-12-1981

Giuliano Carnimeo gira uno dei migliori Pierini apocrifi con  Pierino medico della S.A.U.B. (1981), in pratica Il medico della mutua (1968) di Luigi Zampa, interpretato da Alberto Sordi, rivisto e corretto in versione Alvaro Vitali. La pellicola è un falso Pierino che dice le cose migliori come parodia farsesca della famosa commedia tratta dal romanzo di Giuseppe D’Agata. Doppio ruolo per Alvaro Vitali, sia il dottor Alvaro Gasperoni (ai tempi della scuola chiamato Pierino) che Pippetto, nipotino terribile, il vero e proprio Pierino della situazione. Vitali è il dottor Gasperoni, medico laureato ad Addis Abeba che ha trovato posto come assistente del primario in un ospedale romano grazie alle raccomandazioni del padre (Carotenuto). Mitico il telegramma con cui si apre il film: Laurea consequita Stop. Arivo aeroporto Roma ore 9 Stop Pierino. (Gli errori sono fondamentali per capire il grado di cultura del neo medico). Mario Gasperoni e famiglia, ingrosso carni, è la scritta che campeggia sul pulmino di famiglia, per far capire che i genitori di Pierino provengono da una stirpe di macellai. “Nessuno ti dovrà più chiamare Pierino, ma dottor Alvaro Gasparoni!” esclama il padre, consapevole che il pezzo di carta non conta niente ma le raccomandazioni politico - mafiose possono aiutare. Pierino ha preso la licenza elementare a Roma, quella media a Frosinone, la ginnasiale a Catanzaro, la liceale a Canicattì e la laurea in medicina ad Addis Abeba. Un curriculum scarso, ma basta una lettera della P2 (la famosa loggia massonica guidata da Licio Gelli) per farlo assumere in ospedale. La storia entra nel vivo quando Alvaro conquista il posto da primo assistente nel reparto del professor Tambroni, dopo aver sgominato la concorrenza di tre assistenti. “Il valore di un medico si misura dal numero dei suoi pazienti!”, esclama il primario, ricalcando analoga affermazione di D’Agata ne Il medico della mutua, ripresa da Zampa nel film omonimo. Alvaro fa ricoverare familiari, amici e conoscenti, persino una coppia di parenti baresi in viaggio di nozze che deve ancora consumare il matrimonio. Gianni Ciardo è la variabile negativa della pellicola perché la sua interpretazione da pugliese infoiato è davvero irritante. L’avventura di Alvaro come medico termina con un’ispezione ministeriale che lo fa licenziare da ogni struttura pubblica italiana. Il padre non si dà per vinto, decide di aprire una clinica privata chiamata Addis Abeba, ma di farsi curare dal figlio non ci pensa proprio.

Pino Ferrara è il dottor Ardito che presta il fianco alle battutacce di Vitali: “L’ha stabilito Ardito? Te lo dico io dove te lo devi mette’ er dito!”. Il film è un susseguirsi di scenette comico - ospedaliere, gag rapide che fanno da contorno a una storia abbastanza lineare. La pellicola parte come parodia de Il medico della mutua, prosegue come commedia sexy e finisce come barzelletta movie. Un minimo di critica sociale: le raccomandazioni per lavorare, la laurea che non vale niente, le promozioni facili, i posti letto in ospedale al miglior offerente, la corruzione e l’impreparazione delle strutture sanitarie. Commedia sexy surreale in alcune sequenze: Vitali che spia uno strip da una finestra aperta mentre ordina trasfusioni a non finire, ma anche una paziente disponibile e le gag con l’infermiera prima di operare contribuiscono ad alzare il tasso erotico. Molta fast motion da cartone animato, un clima da torte in faccia e da comica del muto che ben si addice all’umorismo fisico di Vitali. Sabrina Siani secondo alcuni (Marco Giusti, Wikipedia…) farebbe parte del cast nei panni di un’infermiera: non l’abbiamo vista e non risulta citata nei titoli di coda. L’elemento sexy è costituito da Serena Bennato (Domenica), moglie fedifraga e ninfomane di un paziente con tendenze suicide. Vediamo la Bennato quasi completamente nuda in alcune occasioni, soprattutto quando il medico sviene durante una visita. Vitali non può esimersi dalle battute di grana grossa che caratterizzano il personaggio, ma ama questo film che definisce “il più vero”. Girato quasi per intero tra gli studi De Paolis e l’ospedale romano Sant’Eugenio. Colonna sonora riciclata e scopiazzata da quella di Piccioni per Il medico della mutua: La marcia di Esculapio. Si racconta che uno spettatore di Taranto denunciò la produzione per truffa, visto che aveva pagato per assistere a un film della serie Pierino e non c’erano molte barzellette. In realtà le barzellette non mancano, specie nel finale, sia per merito del medico incapace che grazie alla verve di Pippetto. Alvaro Vitali si scatena, duetta persino con se stesso per regalare al pubblico la differenza tra ignoranza idraulica (non capire un tubo) e ignoranza sessuale (non capire un cazzo). Ultima commedia sexy di Carnimeo. Da rivedere.

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