NOSTRA SIGNORA DEI TURCHI (1968)

Regia/Director: Carmelo Bene
Soggetto/Subject: Carmelo Bene, Romanzo omonimo
Sceneggiatura/Screenplay: Carmelo Bene, Romanzo omonimo
Interpreti/Actors: Carmelo Bene (I'uomo), Lydia Mancinelli (santa Margherita), Ornella Ferrari (serva), Anita Masini (Madonna/il primo amore), Salvatore Siniscalchi (I'editore), Vincenzo Musso
Fotografia/Photography: Mario Masini
Montaggio/Editing: Mauro Contini
Casa di produzione C.B.
Effetti speciali Renato Marinelli
Musiche AA. VV. a cura della (Microstampa) di Franco Jasiello
Scenografia Carmelo Bene
Costumi Carmelo Bene
Paese di produzione Italia
Durata 125 min
Colore colore
Audio sonoro
Rapporto 16:9
Genere drammatico
Distribuzione/Distribution: I.F.C. - International Film Company
censura: 52734 del 16-11-1968

Un lavoro drammaturgico del tutto sperimentale. In un contesto paesaggistico, intraprendendo un vero e proprio viaggio profetico riguardo la strage degli 800 martiri ad Otranto ad opera dei Turchi, Carmelo Bene, nei panni di un medio-borghese pugliese, ripercorre un cammino spirituale nel suo inconscio. La sua filosofia concettuale spiegata  in un monologo fuori campo, utile nel rimarcare la propria rassegnazione verso il mondo che lo circonda, generandogli ansie, insicurezze e paure.  Attraverso un anticonformismo estremo, dalle tonalità quasi misantrope, Carmelo Bene sceglie la strada dell’autodistruzione interiore.  Nello sfondo però vive le allusioni a quelle “forze esterne” che lo hanno reso sofferente moralmente nell’arco della sua carriera artistica ed esistenziale.

Lungometraggio sperimentale di  un Carmelo Bene ispirato.  Tratto dal romanzo omonimo, Nostra Signora dei Turchi consacra la figura drammaturgica di Bene nel cinema d’autore italiano. Un lavoro che originariamente era di 160 minuti ridotto a 125 per essere  proposto ( per non dire accettato ) dalla  mostra internazionale del cinema di Venezia.  La potenza ideologica del lavoro sta nell’autocritica di fondo, mistificando al contempo stesso “il mondo circostante”  indottrinato da quel tradizionalismo indotto utilizzando metafore del tutto ammonitorie. Un lavoro che divise totalmente il mondo del cinema, rappresentato da una parte dalla categoria dei detrattori dall’altra dalla categoria dei “fautori”.  La ridondanza  ottenuta  da Carmelo Bene con questo suo lavoro fu ampia, tra critiche mirate a ledere la sua integrità morale e critiche che hanno “osannato” l’ideologia di base del film. Nostra signora dei turchi appare come un lavoro semi-documentaristico ( la terra salentina e i suoi scorci mediterranei ) introducendo come pretesto narrativo l’invasione ottomana  che portò al genocidio dei “martiri di Otranto” uccisi nel lontano 14 agosto 1480. Un pretesto utile che aiutò Bene a sfoggiare la sua ideologia verso la critica fondamentalista.  L’interpretazione concitata ( fondamentalmente dai toni teatrali) di Bene, nel trattare con sacralità la vicenda magnifica ancor di più un lavoro nato come progetto indipendente.  Quello che appare come delirio alienante assume in realtà la forma di una presa di coscienza semi-spirituale. Una riflessione adattata ad una realtà onirica dilatata, utile nel contestualizzare  al meglio l’ideologia dell’ispirato attore drammaturgico. Indubbiamente Carmelo Bene, rientra come uno ( se non il ) dei catalizzatori del cinema underground italiano. L’autorevolezza con la quale  si auto-dirigeva , con quell’andatura semi-onnisciente, lo assurge decisamente  ad una categoria più sopraffina, difficile da omologare.

Recensione a cura di:


Mestizia FaustElohim Alex

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