FOTOGRAFANDO PATRIZIA (1984) di Salvatore Samperi - recensione del film


Fotografando Patrizia (1984)  di Salvatore Samperi
Nel panorama già disastrato del cinema italiano anni ’80. dalla morìa di discrete produzioni, Salvatore Samperi ci riprova nell’ 84 con un ritorno alle origini (possiamo dire così?) dopo una stagione infelice di paccottiglia commerciale (alludo soprattutto a Sturmtruppen 2 e a Vai alla grande). Il nuovo film in questione, Fotografando Patrizia, ripropone il cliché erotico del Samperi anni 70, riveduto e corretto dalla moda brassiana “post-chiave”.
Pochi personaggi, ambienti sontuosi, un intreccio lineare, atmosfere cupe e melò, belle donne, intimismo, ironia sarcastica, erotismo deviato: ecco in sintesi gli ingredienti principali della ricetta di Samperi, che a ben guardare, come già anticipato, sono la sua ricetta per antonomasia, il biglietto da visita di molti film precedenti.

Aggiungiamo inoltre che ciò che lega questo film a Malizia (ma soprattutto a Nené) è il motivo della dissoluzione morale e dell’autodistruzione erotica all’interno delle mura domestiche, il vizio che si annida in famiglia, questo microcosmo protettivo, sfida e rivalsa contro il mondo “normale”, piatto e banale, l’altra faccia della medaglia dell’ipocrisia della ricca borghesia, che Samperi sembra fustigare fin dagli inizi della sua carriera.
Il protagonista maschile, infatti, è Emilio, un ragazzino quindicenne (Lorenzo Lena), ricco e viziato, non va a scuola, è seguito privatamente da un professore e vive in un suo mondo immaginario, isolato in un lussuoso appartamento a Chioggia. Al lutto della madre subentra ad accudirlo Patrizia (Monica Guerritore), una sorella manager e intraprendente da sempre rimasta lontana dalla famiglia. Patrizia rappresenta un po’ il conflitto che movimenta la vicenda, la figura estranea che mina gli equilibri familiari. E bisogna dire che, anche in questo caso, questa ragazza di appena 25 anni porta un grande scompenso nella vita di Emilio, trascinandolo in un vortice di sottile perversione sempre crescente, coinvolgendolo in storie della sua sfera intima, pur mantenendo al tempo stesso un ruolo abbastanza autorevole di educatrice.
Patrizia è un personaggio sdoppiato, tra santa e puttana, mentre Emilio dapprima subisce candidamente la situazione un po’ spaesato, poi ci prende gusto e il rapporto tra i due diventa problematico, trasformandosi ormai in passione e innamoramento che sconfina addirittura nella gelosia.
Samperi tratteggia un drammone erotico in piena regola, perfezionando i canoni dell’erotismo patinato anni’80, che ha dato origine al filone con più o meno riuscite imitazioni volute o non volute. Citiamo ad esempio Senza scrupoli di Tonino Valerii, Profumo di Giuliana Gamba e lo stesso Gabriele Lavia che cavalca la moda, sfruttando ancora la moglie Guerritore in altri due film del genere, ben congegnati, Scandalosa Gilda e Sensi.
Il canovaccio è sempre il medesimo: storie morbose di coppia all’interno di uno spazio chiuso dal sapore melodrammatico, talvolta condite da ingredienti thriller o noir.
In Fotografando Patrizia la forza recitativa della Guerritore prevarica su tutto, con grande stile e abilità e Samperi riesce veramente a creare un erotismo cerebrale utilizzando bei dialoghi, primi piani di volti, con pochissimi nudi. Anche quel “fotografando” del titolo non allude a nessuna macchina fotografica; le foto sono nient’altro che una metafora della mente, piccoli capitoli delle storie di Patrizia raccontate a Emilio che prendono una forma grafica e si fissano come istantanee sullo schermo, quasi a siglare un progressivo svolgersi, in crescente, della vicenda.  Il film stuzzica, trascina lo spettatore in un pianeta proibito, fa scattare identificazioni, riportandolo al mondo primigenio dell’adolescenza. E naturalmente anche Samperi si diverte a spiazzare lo spettatore benpensante con la consueta ironia: prima si sforza con un acuto stratagemma (la trovata del vetro) di far amare i due fratelli senza un vero e proprio contatto, salvando, quindi, la morale corrente; poi, nel finale, sarà proprio Patrizia a scegliere Emilio anziché il marito la prima notte di nozze (ma guarda un po’ che birichina!!!)
Insomma, un film molto ardito, a mio avviso, l’ultima prova decente di Samperi, il lascito ufficiale ai suoi estimatori prima della caduta libera con La bonne,  Malizia 2000, con le fiction e infine con la sua morte.
Da segnalare inoltre il ritorno di Fred Bongusto per la colonna sonora e la collaborazione di Edith Bruck alla sceneggiatura e ai dialoghi, scrittrice e poetessa ungherese naturalizzata italiana, già regista di Improvviso del 1979, film che aveva a che fare anch’esso con turbe e drammi adolescenziali.

Regia: Salvatore Samperi; Soggetto: Salvatore Samperi, Riccardo Ghione, Massimo Di Luzio; Sceneggiatura: Edith Bruck, Riccardo Ghione, Salvatore Samperi; Interpreti: Monica Guerritore (Patrizia Viani), Lorenzo Lena (Emilio, il fratello), Saverio Vallone (Arrigo, il fidanzato), Gianfranco Manfredi (Franco Alessi, il professore), Gilla Novak (Michelle), Lappa Photina [Tinì Cansino], Svevo Samperi, Raffaele Fornaro, Matteo Brigida, Emanuele Fornaro (Emilio bambino), Mario Fornara, Andrea Trevisan; Fotografia: Dante Spinotti; Musica: Fred Bongusto; Costumi: Maria Chiara Gamba; Scene: Maria Chiara Gamba; Montaggio: Sergio Montanari; Suono: Andrea Petrucci, Andrea Petrucci; Produzione: Dania Film, Filmes International, Globe Films, National Cinematografica; Distribuzione: D.L.F. Distribuzione Lanciamento Film; censura: 80213 del 23-11-1984

Recensione a cura di :
Guido Colletti

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