LA VILLA DELLE ANIME MALEDETTE (1982)


Regia/Director: Carlo Ausino
Soggetto/Subject: Carlo Ausino
Sceneggiatura/Screenplay: Carlo Ausino
Interpreti/Actors: Beba Loncar (Elisa), Jean-Pierre Aumont (avv. Ressia), Annarita Grapputo (Sonia), Giorgio Ardisson (notaio Casati), Paul Teisheid, Tony Campa, Fausto Lombardi, Ileana Fraja, Remo Vercellini, Benedetto Mocellini, Victor Bally, Mimmo Morleto, Attilio Cagnoni, Sandro Zambito, Mario De Gregorio, Michele Malla, Amelia Vercellino, Enrico Slataper, Renzo Gobello, Enzo Zammuner
Fotografia/Photography: Carlo Ausino
Musica/Music: Stelvio Cipriani
Montaggio/Editing: Giuliano Mattioli
Produzione/Production: Antonelliana Cinematografica
Distribuzione/Distribution: DRAI
censura: 77660 del 15-04-1982

Due giovani fratelli e la loro cugina Elisa, che non si erano mai conosciuti, orfani e sparsi per il mondo, ognuno con la propria vita, ricevono la lettera di convocazione per un'eredità, un'antica e bellissima villa nel torinese. Il lascito però ha le clausole che gli eredi non possono vendere l'immobile e sono costretti ad abitarlo. Elisa, dopo aver scoperto di recente di possedere facoltà medianiche durante una seduta spiritica a Parigi, città dove viveva ignara delle proprie origini, riceve strani messaggi dall'ignota madre defunta, nei quali viene messa in guardia dalla villa. Anche la segretaria del notaio che ha stipulato il passaggio avverte qualcosa di inquietante, e decide d'indagare. Alla villa nel frattempo la convivenza dei giovani si fa claustrofobia e litigiosa, fino a sfociare nella violenza.
Nei primi anni 80, quando il cinema dell'orrore italiano già virava sull'esotico, con storie di zombi e simili ambientate in caldi e spettacolari luoghi tropicali (vedi Fulci e D'Amato), Carlo Ausino, curioso e singolare autore che dei propri film curava tutto, sceneggiatura, fotografia, montaggio e regia, decide di girare una storia dell'orrore d'atmosfera tardo gotica, sfruttando una cupa Torino, come aveva già fatto per quasi tutti i suoi film (LA CITTA' DELL'ULTIMA PAURA, TORINO VIOLENTA, TONY L'ALTRA FACCIA DELLA TORINO VIOLENTA), e come già ci aveva precedentemente e poi successivamente raccontato Dario Argento con tanti dei suoi (da IL GATTO A NOVE CODE fino a GIALLO). L'atmosfera argentiana, che con due luci, silenzi e attese riesce a far sembrare terrificante anche una cabina del telefono o un parco giochi in pieno giorno, qui non c'è; ma è sbagliato fare paragoni e cercare per forza affinità con altri autori che hanno bazzicato medesimi luoghi e situazioni. Ausino è particolare, con tempi e modi di narrazione del tutto personali. Le sue storie, dal poliziesco all'horror, sono fitte di personaggi, i quali, anche i più marginali sono descritti con una dovizia maggiore rispetto al necessario. Appare qualcuno, a un tratto del film, lo si sente raccontare di sé, lo si segue nelle proprie vicende, poi successivamente se ne perde traccia per ritrovarlo più tardi. E' uno stile che forse gioca a scapito di un ritmo scorrevole, forse confusionario, ma che immerge in un intricato vissuto di sottotrame che in una storia come questa, surreale e onirica, aiuta lo spettatore a perdersi. E' come se non esistessero protagonisti veri e propri, ma pedine utili a descrivere una situazione. Ausino è anche un bravo direttore della fotografia capace di giocare sugli spazi, di dar loro profondità, soprattutto nelle scene in notturna. In questo senso è tipico suo l'utilizzo della doppia illuminazione frontale e posteriore sugli attori e sulle cose. E qui Ausino, con la sua scrittura e la sua regia, gioca con questa villa maledetta cui ruotano attorno ignari e spaventati personaggi vittime di un maleficio al di là dell'umano. Non ci sono effettacci splatter né particolari violenze, la paura è solo suggerita, accennata nei dialoghi e nelle situazioni. Non viene svelata l'origine della maledizione, resta ignota. Ed è questo ignoto che grava, affascina e inquieta, e fa forse perdonare allo spettatore qualche lacuna di sceneggiatura e montaggio.

Recensione a cura di:

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