ARRAPAHO (1984)


Regia/Director: Ciro Ippolito
Soggetto/Subject: Ciro Ippolito
Sceneggiatura/Screenplay: Ciro Ippolito, Daniele Pace, Silvano Ambrogi
Interpreti/Actors: Daniele Pace [Squallor] (Palla pesante), Totò Savio [Squallor], Alfredo Cerruti [Squallor], Giancarlo Bigazzi [Squallor], Urs Althaus (Arrapaho), Photina Lappa [Tini Cansino] ("Scella pezzata"), Armando Marra (Cavallo pazzo), Gigio Morra (Pierpaolo), Ciro Ippolito (direttore d'orchestra), Benedetto Casillo (spettatore all'Aida), Renato Rutigliano (altro spettatore all'Aida), Marcello Turilli [Max Turilli] (gay), Antonio Genca, Marta Bifano, Mario Olivieri, Diego Cappuccio, Roberta Fregonese, Gregorio Gandolfo, Clara Bindi, Fiore De Rienzo, Guendalina Giovannucci, Maurizio Governa, Laura Lasorella, Domenico La Macchia, Prudencia Molero, Giuseppe Antonucci, Primiano Muratori
Fotografia/Photography: Giuseppe Berardini
Musica/Music: Toto Savio
Costumi/Costume Design: Valeria Valenza
Scene/Scene Design: Riccardo Buzzanca
Montaggio/Editing: Carlo Broglio
Suono/Sound: Primiano Muratori
Produzione/Production: Lux International
Distribuzione/Distribution: Lux International
censura: 80008 del 08-08-1984

Film abbastanza trash, Arrapaho ebbe molto successo di pubblico, anche forse per le grazie della Cansino, non ancora consacrata come star un po’ svampita di “Drive In”.
Siamo in una tribù indiana, una tribù molto sgangherata, in perenne lotta con altri, come i Frocieyennes (nome molto esplicito). Il loro capo, Palla Pesante, vorrebbe che i suoi si dessero da fare, ma Cornetto Solitario (altro nome esplicito), guerriero preferito, si da fare con un Frocieyennes, tale Latte Macchiato. Al capo, non resta che accettare l’amore fra i due.

L’ultima speranza sembra essere Scella Pezzata, una bella Tini Cansino, un’attrice non molto dotata, ma perfetta in questa parte di ragazza scema, ma formosa, il cui motto,  fu usato dal bravo Ciro Ippolito per attirare persone al cinema. Ella, promessa a Cavallo Pazzo, si innamora di Arrapaho, della tribù nemica degli Arrapaho, conteso dal capo dei Frociayenne, Luna Caprese.
Ciro Ippolito, nato nel 1947 a Napoli, ha esordito con “Agostino d’Ippona” di Rossellini, ma è famoso per le sceneggiate napoletane con Merola, con cui collaborò con ben sei film. È stato anche produttore di Lina Wertmuller.
Il film in questione è volgare, e le risate che strappa sono poche, ma pur essendo scarso, non è il peggiore film del cinema italiano.
Solo per appassionati degli Squallor e della Cansino,  una attrice che è meglio quando non parla.
Curiosità: Il film è intervallato da break pubblicitari con improbabili risvolti comici, come l’episodio del celebre Pierpaolo, un ragazzo ricco e viziato, che gira il mondo solo per odio nei confronti del padre e che stavolta si trova a Rio. O quello, ancora più carino con un uomo che non si rassegna a perdere la sua amata, che però lo tratta a pesci in faccia(sfoggiando un vero napoletano da “vaiassa”), per punirlo delle sue vanterie maschiliste.
Tini Cansino si spacciò per anni per la nipote della Haworth, ma il trucco finì intorno al 1986. Nel 1989 ha abbandonato le scene per stare con la figlia Tamara, nata nel 1981. In una intervista a Stracult ricorda che tutte le parolacce che le insegnavano gli Squallor le ha capite anni dopo.
Lo stesso Ciro Ippolito si fregia dell’aver diretto uno dei film più brutti di sempre. Disse infatti:
“Il film è il più brutto mai realizzato, in un periodo di decadenza per il cinema”.
Bello non è, ma è un cult e come tale va inteso.
La frase: “Vedi, c’è un mare di figa”.
Il Cd degli Squallor con alcune canzoni del film, come “Tu m’è scassat a penna!” ebbe un ottimo successo di vendite, rimanendo anche in ventesima posizione, fino a due settimane.
L’anno dopo uscirà il film “Uccelli d’Italia”, che fa il verso tra l’altro ad “Uccelli di Rovo”.

Recensione a cura di:


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