- PRIGIONE DI DONNE (1974) di Brunello Rondi - recensione del film


PRIGIONE DI DONNE (1974) di Brunello Rondi
Scritto a quattro mani dal regista e sceneggiatore Brunello Rondi e dal criminologo Aldo Semerari, "Prigione di donne" (1974) si inserisce nel contesto del pruriginoso filone erotico WIP che ebbe discreta fortuna degli anni settanta.
Quasi tutti gli stilemi e motivi del genere sono rispettati, con il solito sadismo da parte delle guardie carcerarie (qui suore, capitanate dalla arcigna madre superiora e direttrice, interpretata dalla inquietante attrice Maria Quadimodo Cumani ) nudità femminili a iosa, un pò di lesbismo, soprusi e ingiustizie ai danni delle detenute.
Tuttavia,mancano sequenze di violenza sessuale che invece troviamo in film dello stesso filone, come quelli diretti dallo specialista spagnolo, il regista Jess Franco.
Sembra che Rondi, pressi meno dei suoi colleghi il pedale dell'sexploitation e che dietro il film, pur non eccelso, ci sia un sincero intento di denuncia sociale.
Buone le musiche di Albert Verracchia, a parte un motivo tarantellato che apre il film e che ricorre altrove, a nostro avviso non integrandosi al meglio con la narrazione drammatica.

La trama vede la guida turistica di origini francesi Martine Fresienne (Martine Brochard), durante una visita a delle rovine romane imbattersi in un gruppo di giovani hippy dediti all'uso della droga e mentre cerca di aiutare uno di loro che pare stia male, scatta un blitz della polizia e anche lei viene arrestata.
Ad aggravare la situazione, uno degli hippy le ha messo una dose di droga in tasca a sua insaputa , forse per scaricare il barile su qualcun altro, e quindi la guida francese viene incarcerata e rinviata a giudizio dal pubblico ministero ( il bravo attore siciliano Corrado Gaipa , che qui ha un ruolo davvero marginale )
Così comincia il calvario della povera innocente, che al suo ingresso in carcere, denudata completamente, viene sottoposta ad una perquisizione rettale che la traumatizza.
Appena destinata alla sua cella, fa conoscenza con altre detenute, in testa alle quali c'è Susanna, una romanaccia, apparentemente dura ma dal buon cuore, interpretata dalla bella e dotata attrice Marilù Tolo (Omaggio alla Magnani di "Nella città l'inferno" nella caratterizzazione di questo personaggio?), la quale si distingue e spicca fra le altre, per la prova eccellente fornita in questo film.
Martine si ambienta presto e appena fattasi coraggio cerca di istigare le compagne di cella all' affermazione della propria identità e quindi alla ribellione a"la orrenda macchina livellatrice", come Pellico definì efficacemente la prigione.
La morte di una detenuta causata dall'incuria medica delle suore scatena la rivolta delle ragazze che distruggono tutto e si vendicano su una delle sorelle, ma la sommossa viene sedata con il sangue dall'intervento delle forze dell'ordine.
Segue il trasferimento di Martine , Susanna, Gianna (Erna Schurer ) e altre ragazze ad un carcere di massimo rigore sito in un'isola misteriosa, dove neanche le visite sono permesse.
Nel nuovo penitenziario il direttore è un uomo anziano che vediamo passeggiare e fotografare il suo amato cane riesenshnauzer, sul quale per vendetta si accaniscono con crudeltà Susanna e Gianna uccidendolo.
La sequenza appare comunque di violenza gratuita contro un animale innocente e il regista avrebbe decisamente potuto risparmiarcela.
Invece appare rimarchevole l'eleganza stilistica con cui Rondi filma una delle ultime scene del film, quando le compagne di cella si abbandonano ad un orgia lesbica, ascoltanto il suono del mare che si infrange sugli scogli.
L'happy end c'è solo per Martine, che viene scarcerata una volta riconosciuta innocente.

Regia: Brunello Rondi; Soggetto: Brunello Rondi; Sceneggiatura: Brunello Rondi, Leila Buongiorno, Aldo Semerari; Interpreti: Martine Brochard, Marilù Tolo, Erna Schurer, Katia Christine, Christine Galbo, Isabelle de Valvert, Aliza Adar, Maria Cumani Quasimodo, Luciana Turina, Corrado Gaipa, Maria Pia Conte, Felicita Fani, Luigi Antonio Guerra, Giovanna Mainardi, Anna Melita, Lorenzo Piani, Jill Prat, Andrea Scotti, Antonio Spaccatini; Fotografia: Gino Santini; Musica: Albert Verrecchia; Costumi: Ernestina Hess; Scenografia: Oscar Capponi; Montaggio: Giulio Berruti; Suono: Manlio Magara; Produzione: Thousand Cinematografica; Distribuzione: Alpherat; censura: 64939 del 07-08-1974

Recensione di
Massimiliano Bellino



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