SQUILLO (1996) di Carlo Vanzina - recensione del film


SQUILLO (1996) di Carlo Vanzina
Squillo rappresenta un episodico ritorno al giallo per i fratelli Vanzina che nel genere hanno lasciato qualche buon lavoro come Sotto il vestito niente. Franco Ferrini collabora per soggetto e sceneggiatura, da esperto del ramo visto che ha lavorato molto con Dario Argento. Ferrini è un prolifico sceneggiatore, già presente tra gli autori di Sotto il vestito niente, si ricorda per Phenomena (1984) di Dario Argento, per i due Dèmoni (1985 - 1986) di Lamberto Bava e per la commedia Al bar dello sport (1983) di Francesco Massaro. Nel cast troviamo anche il britannico Paul Freeman, noto per il ruolo dell’archeologo francese René Emile Belloq, rivale di Indiana Jones nel cult I predatori dell’arca perduta (1981) di Steven Spielberg.

Squillo non è un’opera memorabile, anzi, sembra che i Vanzina siano interessati soltanto a costruire un canovaccio pseudo televisivo attorno alla figura del bello del momento: il modello israeliano Raz Degan, per portare al cinema il pubblico femminile. Non mancano le solite bellezze patinate stile Vanzina, modelle d’alta classe che già avevamo visto in Mystère e in Sotto il vestito niente, per accontentare il pubblico maschile. Quel che latita è l’intreccio, il thriller vero e proprio di matrice argentiana o anche il classico giallo all’italiana secondo la lezione di Sergio Martino. Lo stile dei Vanzina è presente nelle immagini patinate, in una Milano immortalata da sequenze d’alta moda, nelle interpretazioni di attori di bella presenza che recitano malissimo.
La trama si riassume in poche parole: un investigatore (Raz Degan) aiuta una ragazza slava (Jennifer Driver) a scoprire chi ha ucciso la sorella (Jennifer Driver), una bellissima squillo d’alto bordo. La ragazza funge da esca per scoprire l’assassino.
A non funzionare sono proprio i meccanismi del giallo, le soluzioni proposte e il modo in cui si giunge alla scoperta del mistero. Vediamo cose improbabili: si scopre l’assassino nascosto in un appartamento perché schiaccia la coda al gatto, si trova come indizio un orecchino sotto il tappetino dell’auto…
Riportiamo il giudizio sprezzante di Silvio Sanese sul Corriere della Sera on line: “È il film più pulito della storia del cinema, lucidato con il polish, lavato con Perlana, risciacquato col Dash, paranoicamente firmato, compreso il cartellone dell’Emporio Armani su cui sosta per dovere di promozione la cinepresa più inerme d’Italia”. Paolo Mereghetti sul Dizionario rincara la dose: “Fumettaccio con pretese gialle costruito dai fratelli Vanzina per cavalcare la popolarità del modello israeliano Raz Degan, lanciato dalla pubblicità di un amaro: ci sono i suoi begli occhi, le inevitabili modellone (semi) nude, ma anche il più profondo disprezzo per l’intelligenza del pubblico. Sceneggiatura al groviera…”. Marco Giusti è l’unico convinto: “Non male. Intanto è il primo film di Raz Degan… poi si fa finalmente allusione in un giallo al crollo delle ideologie dell’Est europeo. I Vanzina costruiscono un thriller all’italiana con un po’ di sesso e un certo divertimento. Carino”.
Non è difficile dar ragione alla critica più avveduta.
Il thriller ha un ritmo da fiction televisiva e sembra costruito sulla bellezza dei due protagonisti (Degan e Driver), tra l’altro scomparsi presto di scena perché con la recitazione avevano poco a che spartire. Sono buone le musiche stile disco dance di Pino Donaggio, tipiche degli ani Novanta.

Regia: Carlo Vanzina; Soggetto: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini; Sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini; Interpreti: Raz Degan, Jennifer Driver, Paul Freeman, Bianca Koedam, Antonio Ballerio, Alessandro Chiti, Luigi Montini, Pia Klover, Sandro Dori, Cyrus Elias, Elisabetta Riva, Marco Ghirlandi, Cassandra Gasparri, Yanai Dagan, Maurizio Carmignani, Gianni Franco, Stefano Paggiaro, Silvia Configliacco, Giorgio Melidoni, Sonia Caramma, Gianfranco Cifali, Erica Beltrami, Irene Georgiopullos, Susan Huckstep, Luca Brugnoli, Francesco Fichera, Fulvio Milani, Marco Migliara, Sabina Lamprecht; Fotografia: Luigi Kuveiller; Musica: Pino Donaggio; Costumi: Nicoletta Ercole; Scenografia: Tonino Zera; Montaggio: Sergio Montanari; Suono: Domenico Pasquadibisceglie; Produzione: Clemi Cinematografica; Distribuzione: Medusa Film S.p.A.; censura: 91162 del 30-10-1996

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