Regia: Lucio Fulci
Soggetto: Antonio Tentori (non accreditato), Lucio Fulci
Sceneggiatura: Pietro Regnoli, Lucio Fulci
Casa di produzione: Lanterna Editrice, A.M. Trading International
Fotografia: Luigi Ciccarese
Montaggio: Otello Colangeli
Effetti speciali: Elio Terribili, Mario Ciccarella
Musiche: Giovanni Cristiani
Scenografia: Massimo Bolongaro
Costumi: Massimo Bolongaro
Trucco: Franco Giannini, Giuseppe Ferranti
Interpreti: Brett Halsey: Paul Evans; Meg Register: Liza; Lino Salemme: Turi De Simone; Christina Englehardt: Susie; Pascal Druant: Kevin; Grady Thomas Clarkson: Sean; Ettore Comi: John; Carla Cassola: la medium; Michael Aronin: Andy; Al Cliver: Porter; Francesco Cusimano: Robbie; Lucio Fulci: Ispettore Carter (non accreditato)
Recensione a cura di:
Marco Sambiagio
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Film disponibile in dvd:
Soggetto: Antonio Tentori (non accreditato), Lucio Fulci
Sceneggiatura: Pietro Regnoli, Lucio Fulci
Casa di produzione: Lanterna Editrice, A.M. Trading International
Fotografia: Luigi Ciccarese
Montaggio: Otello Colangeli
Effetti speciali: Elio Terribili, Mario Ciccarella
Musiche: Giovanni Cristiani
Scenografia: Massimo Bolongaro
Costumi: Massimo Bolongaro
Trucco: Franco Giannini, Giuseppe Ferranti
Interpreti: Brett Halsey: Paul Evans; Meg Register: Liza; Lino Salemme: Turi De Simone; Christina Englehardt: Susie; Pascal Druant: Kevin; Grady Thomas Clarkson: Sean; Ettore Comi: John; Carla Cassola: la medium; Michael Aronin: Andy; Al Cliver: Porter; Francesco Cusimano: Robbie; Lucio Fulci: Ispettore Carter (non accreditato)
C’è poco da fare, la vita non è un film di Tarantino. Quando
sei appeso a testa in giù come Django o rinchiuso dentro una bara e
sepolto sotto due metri di terra come Beatrix Kiddo, è molto
difficile che arrivi un flashback di Pai Mei a salvarti da morte
certa. I produttori si erano allontanati da Lucio Fulci già da un
bel po' di tempo ormai, ingrati del successo finanziario che il
regista gli aveva procurato, dimenticando che aveva realizzato con un
budget di appena quattrocento milioni di lire quel colosso
dell’horror noto come Zombie 2, oppure che era stato colui che per
primo aveva scoperto il talento comico di Franchi e Ingrassia.
Proprio quando il diabete iniziava a farsi sentire il povero Fulci
dovette barcamenarsi in produzioni low-budget devastanti. Demonia
è uno di queste. Dopo i passi falsi commessi con opere come
Aenigma e Il fantasma di Sodoma torna a proporre un
film la cui trama, come contenuti, è riconducibile a L’aldilà…
e tu vivrai nel terrore; film, quest’ultimo, considerato da
molti come uno dei migliori lavori del “terrorista dei generi”.
La storia ha inizio nel medioevo. Alcune suore vengono
giustiziate perché ritenute colpevoli di plagiare i maschi del
villaggio. L’azione poi si sposta negli anni 90 del secolo scorso.
Un gruppo di archeologi, durante degli scavi, riscopre il tempio
maledetto dove le monache erano state uccise. Di conseguenza alcune
persone muoiono in circostanze misteriose. Una ragazza e un ispettore
si mettono ad indagare su questi strani delitti.
Il riferimento a L’aldilà si avverte sin dalle musiche,
che richiamano lo stesso tipo di sonorità, purtroppo senza la
direzione musicale di Fabio Frizzi. Il risultato finale è abbastanza
sottotono. Oggettivamente anche gli attori non sono il massimo, la
migliore interpretazione è offerta proprio da Fulci che ritaglia per
sé una parte piuttosto lunga, quella dell’investigatore.
La messa in scena generale è un po’ teatrale, datata per gli
anni in cui il film è stato girato, ma tutto sommato buona. Ci
troviamo ormai nell’ultimo decennio del ventesimo secolo, gli
effetti speciali e visivi cominciavano a essere un lusso per il
cinema italiano ma qualcosa c’è, anche se ai minimi termini. Dal
punto di vista dello splatter, Fulci si stava avvicinando sempre di
più allo stile del suo fan (nonché collega) Clive Barker. Infatti,
l’effetto visivo migliore del film riguarda una donna i cui occhi
vengono divorati da alcuni gatti impazziti, possibile omaggio alle
fiabe dei fratelli Grimm.
Le scene hanno tutte un forte sapore di “buona la prima”, ma
“buona un paio di palle” avrà pensato il povero Fulci mentre le
girava. L’aspetto più inaffrontabile dell’intera pellicola è il
doppiaggio, da l'impressione di un lavoro approssimativo e
dilettantesco. Ma con tutto che l'opera non è esente da problemi e
difetti ha in sé tutta la poetica del grande Lucio Fulci, con un
finale drammatico, abbastanza anomalo per un film dell’orrore, che
riporta alla mente i migliori lavori di Antonio Margheriti e Michele
Soavi.
Recensione a cura di:
Marco Sambiagio
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