GIALLO (2009)

Regia: Dario Argento
Soggetto: Dario Argento, Jim Agnew, Sean Keller
Sceneggiatura: Dario Argento, Jim Agnew, Sean Keller
Produttore: Adrien Brody, Rafael Primorac, Richard Rionda Del Castro
Produttore esecutivo: Claudio Argento, Donald A. Barton
Casa di produzione: Opera Film Produzione, Hannibal Pictures
Distribuzione (Italia)     Lumière group (cinema)
Fotografia: Frederic Fasano
Montaggio: Roberto Silvi
Musiche: Marco Werba
Scenografia: Davide Bassan
Costumi: Stefania Svizzeretto
Interpreti e personaggi: Adrien Brody: Enzo Avolfi - Emmanuelle Seigner: Linda Jefferson - Elsa Pataky: Celine Jefferson - Robert Miano: Ispettore Mori - Byron Deidra: Flavio Volpe, detto Giallo - Daniela Fazzolari: Sophia - Valentina Izumi Cocco: Keiko - Taiyo Yamanouchi: Toshi - Giuseppe Loconsole: Macellaio - Nicolò Morselli: Enzo Avolfi ragazzo - Cristiana Maffucci: Violetta - Silvia Spross: vittima russa - Andrea Redavid: Poliziotto



ATTENZIONE LA RECENSIONE CONTIENE DEGLI SPOILER!

TRAMA E FINALI ALTERNATIVI: Giallo è il sopranome dell’assassino ma anche il colore del taxi che questo guida, gialli sono i coltellacci raffigurati nella locandina originale del film, gialla è la pelle di Adrien Brody (truccato da Sergio Stivaletti) nel duplice ruolo di detective e omicida, giallo è pure l’informatore asiatico che aiuta la polizia nelle indagini, purtroppo gialla diventa anche la faccia del povero spettatore quando si rende conto di trovarsi davanti al peggior film che Dario Argento abbia mai girato e che (in barba al titolo) non è neppure classificabile come “giallo”. Non ci sono colpi di scena degni di nota, non bisogna scoprire l’identità di alcun colpevole, nessun mistero da risolvere, la trama è semplice e lineare.
Un “originalissimo” assassino seriale terrorizza Torino, rapendo e uccidendo giovani ragazze per deturparne la bellezza. Emmanuelle Seigner interpreta la sorella di una di queste belle figliole scomparse che, nella speranza di ritrovarla viva, si rivolge al detective Enzo Avolfi (Adrien Brody). Nell’ultima sequenza i nostri eroi rintracciano l’assassino ma questo muore precipitando da un tetto, prima di rivelare dove ha rinchiuso la sorella della protagonista.
Il finale imposto dalla produzione è confuso e mal montato. Non ci è dato di conoscere il montaggio conclusivo deciso da Argento ma si possono formulare delle ipotesi. L’assassino potrebbe essere proprio l’ispettore protagonista, sofferente di uno sdoppiamento della personalità che lo porta a truccarsi da mostro e uccidere.

Anche in questo caso non ci sarebbe nulla che non abbiamo già visto altrove, Number23, L’uomo senza sonno e Tenebre dello stesso Argento dove l’assassino è la stessa persona che effettua le indagini. Una trovata di scrittura abbastanza banale, ma almeno darebbe senso alla doppia performance di Adrien Brody e in tal caso il film sarebbe stato un vero giallo con tanto di twist ending. Comunque questa è solo un’ipotesi che, se confermata, comporterebbe una serie di falle nella trama molto difficili da coprire, anche con uno spiegone finale stile Saw. Non che i buchi di sceneggiatura siano rari nei lavori di Dario Argento.

PREGI (pochi) e DIFETTI (tanti): Negli ultimi anni, le opere di Dario Argento hanno mostrato seri problemi di cast artistico, la cosa era giustificabile col fatto inoppugnabile che il cinema italiano di genere, profondamente in crisi da anni, non potesse contare su un parco di attori ampio quanto nel cinema americano odierno o in quello europeo degli anni 70/80 ma in Giallo i protagonisti sono Brody e la Seigner, due degli attori più bravi al mondo. Com’è possibile che recitino tanto male? La spiegazione logica è che Argento abbia seri problemi nell’indirizzare gli attori verso le tonalità che vuole dare al suo racconto. Per quanto riguarda Brody ci son da considerare le tensioni con la produzione, il risultato è un’interpretazione fiacca e svogliata.
Comunque, il vero problema è che questo film si mostra debole anche la dove Dario Argento aveva sempre eccelso. La fotografia ad esempio è piatta e di stampo televisivo, un qualsiasi episodio dei Masters of horror offre molta più profondità visiva. Nonostante le musiche siano valse al compositore spagnolo Marco Werba un premio ai Fantasy Horror Awards, personalmente le ho trovate delle banalissime e datate musiche da thriller, per tutti i novanta minuti di durata si sente una forte nostalgia di Claudio Simonetti. Per quanto riguarda gli effetti visivi troviamo, come sempre nei film di Argento, il grande Sergio Stivaletti ma ahimè per questo film ha realizzato un makeup che farebbe la sua porca figura a una carnevalata di Halloween, assolutamente inaccettabile per un film dalle tinte horror.
Esiste una sola regola in sceneggiatura per quanto riguarda i dialoghi: il sonoro non deve mai evidenziare ciò che mostra l’immagine. Questa norma viene continuamente violata. I personaggi insistono su chiacchiere, con inutili discorsi fino alla nausea, sino a quando lo spettatore non ce la fa più. Questa verbosità potrebbe essere una conseguenza dalla scarsissima messa in scena generale.

VICISSITUDINI DI PRODUZIONE: In questo caso è obbligatoria qualche riga riguardo alla travagliata vita produttiva di questa pellicola. Dario Argento che aveva sempre autofinanziato i suoi progetti con l’aiuto del fratello Claudio, per la prima volta si affida a un produttore americano. L’entusiasmo da parte di Argento c’era eccome, tanto da dichiarare che il suo nuovo film avrebbe avuto una fotografia scorsesiana e che gli sarebbe piaciuto mostrare Giallo in anteprima al festival di Cannes. Nessuno si aspettava davvero che queste dichiarazioni avrebbero trovato conferma però, a giudicare dall’incipit poteva venirne fuori un bel trhilleraccio alla Saw ed era evidente qualche ispirazione a film recenti come Sin City. Invece tutto è andato a farsi fottere, il produttore si è rivelato incapace persino di retribuire Adrien Brody. L’attore è stato trattenuto sul set con l’inganno dopo che aveva minacciato di abbandonare le riprese. Senza aver visto un centesimo, Adrien Brody ha deciso di querelare l’Hannibal pictures che è stata condannata a un’ammenda di oltre due milioni di dollari per non adempimento del contratto e frode. L’Hannibal pictures a sua volta ha sporto denuncia contro i fratelli Argento, ritenendoli colpevoli di non aver adempiuto i loro doveri di coproduttori. Non è certo mio compito stabilire chi abbia ragione di questa questione giuridica ma anche se volessi, mi sarebbe impossibile in tale guazzabuglio. Di sicuro tanti problemi non hanno giovato al risultato finale.
Giallo è stato distribuito nelle sale italiane con circa un anno di ritardo rispetto all’homevideo (Acquistabile qui). La ciliegina sul letamaio è stata la locandina italiana, forse la più brutta mai apparsa in una sala cinematografica.

Recensione a cura di:
 Marco Sambiagio

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Commenti

Anonimo ha detto…
92 minuti di applausi!