7 HYDEN PARK LA CASA MALEDETTA (1985)

Regia/Director: Alberto De Martino [Martin Herbert]
Soggetto/Subject: Alberto De Martino [Martin Herbert], Vincenzo Mannino [Frank Walker]
Sceneggiatura/Screenplay: Alberto De Martino [Martin Herbert], Vincenzo Mannino [Frank Walker]
Interpreti/Actors: Christina Nagy (Joanna), David Warbeck (Craig), Carroll Blumenberg (Ruth), Massimo Serato, Rossano Brazzi (padre Peter), Loris Loddi, Andrea Bosic, Adriana Giuffrè, Daniela De Carolis, Rodolfo Ruzza
Fotografia/Photography: Gian Lorenzo Battaglia [Lawrence Barbey]
Musica/Music: Francesco De Masi [Frank Mason]
Costumi/Costume Design: Valentina Di Palma
Scene/Scene Design: Julian Wilson
Montaggio/Editing: Vincenzo Tomassi [Vincent P. Thomas]
Suono/Sound: Steve Connely
Produzione/Production: Fulvia International Films
Distribuzione/Distribution: D.L.F. Distribuzione Lanciamento Film
censura: 80780 del 09-08-1985

Joanna vive su una sedia a rotelle, ma nonostante l’infelice condizione possiede un’incredibile forza d’animo che l’ha portata a finanziare un club sportivo per paraplegici. Craig (Warbeck), maestro di scherma, la corteggia con l’intenzione di sposarla. Joanna è indecisa, si tratterebbe di un passo impegnativo cui non si sente preparata. Ma egli dice di amarla, e sembra che l’affetto e la prospettiva di una vita insieme possano finalmente regalare un po’ di normalità alla vita della benestante ma sfortunata donna. E’ sulla sedia a rotelle fin da bambina, in seguito a una brutta caduta per fuggire a un maniaco vestito da prete che voleva violentarla. L’anziano dottor Sernich (Brazzi), che l’ha in cura fin dalla terribile disgrazia, mette in guardia Craig a proposito della salute psicologica della donna: una relazione e la conseguente vita intima potrebbero risvegliarle assopiti traumi dalle fatali conseguenze. Craig non rinuncia, anzi coglie l’informazione al caso proprio: risvegliare gli antichi traumi del passato inscenando terrificanti siparietti horror con tanto di abiti talari e bamboline insanguinate, gli facilitano il reale intento, quello di eliminare Joanna per possedere le sue ricchezze. Il matrimonio è solo una montatura, un perfido doppio gioco.
I presupposti per un horror ci sono tutti: il titolo, il prologo, qualche cupa scenografia e sanguinosi delitti, ma, le aspettative di componenti soprannaturali sono deluse: si tratta di un thriller. C’è una macchinazione, come nei classici gialli anni 60, dove la minaccia non è perpetuata da mostri o fantasmi vari, bensì da qualcuno in carne ed ossa che vuol mettere le mani su una cospicua somma di denaro. S’intuisce dopo non molto, e si resta incuriositi di conoscerne gli sviluppi. Ma c’è una storia nella storia, velata di mistero, e il finale è aperto, inquietante.

David Warbeck interpreta il cattivo, improvvisamente allucinato e sopra le righe, bestia feroce e spietata celata dietro le tranquille sembianze di uomo pacifico e affettuoso. C’è però qualcosa che non torna: è il classico personaggio che a un certo punto si svela come “cattivo”, cattivo e basta, perché la sceneggiatura dice che deve fare il cattivo, privo di una sufficiente caratterizzazione psicologica capace di giustificarne la scia di sangue che si lascia alle spalle, se non per sommarie cause economiche.
La bella colonna sonora di Francesco De Masi ripropone il tema già adoperato per il più fortunato Lo squartatore di New York di Fulci, e funziona anche qui, nonostante la non originalità, dipingendo con malinconia una New York plumbea ed autunnale. Molto curata la fotografia di Gianlorenzo Battaglia, che oltre ad aver firmato molti film di successo, dai cinepanettoni a vari horror, ha accompagnato Bava jr per buona parte della sua carriera. Battaglia ha dovuto risolvere il complesso compito di far combaciare la luce, spesso in più raccordi veloci in esterna, racchiusi nelle stesse sequenze (campo-controcampo), tra l’ambientazione girata negli States, e la villa palesemente italiana dove si svolge buona parte della storia. Su tutte spicca la scena di una donna sulla soglia di casa che osserva il vialetto d’ingresso. E’ ripresa in primo piano di spalle con, sullo sfondo, la classica stradina di periferia americana con villette sui lati, subito raccordata con un’inquadratura frontale, del volto, con alle spalle la villa in Italia.
Molti nomi della troupe, e l’atmosfera americana, ricordano alcuni dei più riusciti horror di Fulci dei primi 80, a partire dalla produzione di Fabrizio De Angelis, passando per il montatore Vincenzo Tomassi accreditato Vincent P. Thomas, e lo sceneggiatore Vincenzo Mannino, ma il prodotto è diverso. A differenza dell’estremo genio visionario di Fulci, Alberto De Martino (già autore di Horror e L’Anticristo) ha una regia calma e funzionale, solida. Ha realizzato molto bene alcuni impegnativi e ambiziosi film come Holocaust 2000, L’uomo puma, Miami Golem e, sempre nello stesso periodo, Extrasensorial. Sono infatti solo rimandi, atmosfere che si sfiorano e che sarebbe superfluo paragonare, poiché si parla di due bravi registi, ma diversi. Il punto debole di questo thriller è la sceneggiatura. De Martino la gestisce con dignitosa maestria, vi inserisce piccole sparse terrificanti sequenze e una generale aura di mistero, caratteristiche che tentano e in parte riescono a distrarre dalla sensazione di “già visto”.
Di case maledette non c’è traccia, se non in senso metaforico: maledetta poiché teatro di una sanguinosa vicenda. L’unico particolare che tocca vagamente i confini del fantastico si riscontra nel sogno della protagonista, in cui, minacciata, abbandona la sedia a rotelle e cammina con le proprie gambe; sogno che ritrova un misterioso collegamento nell’epilogo.
Piccolo ma fondamentale ruolo per l’anziano mostro sacro Rossano Brazzi, e partecipazione di Loris Loddi, noto doppiatore di numerosissimi film d’oltreoceano sbarcati in Italia, nonché esordiente attore bambino nel famoso Cleopatra con Elizabeth Taylor.

Il film è stato pubblicato in dvd sia dalla De Agostini che per la Avo Film (clicca qui per maggiori dettagli).

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