YOUTH - LA GIOVINEZZA (2015)

Regia: Paolo Sorrentino.
Soggetto e Sceneggiatura: Paolo Sorrentino.
Fotografia: Luca Bigazzi.
Montaggio: Cristiano Travaglioli.
Musiche: David Lang.
Scenografia. Ludovica Ferrario.
Costumi: Carlo Poggioli.
Trucco: Maurizio Silvi.
Case di Produzione: Indigo Film, Bis Films, Pahté, RSI, C Films, Number 9 Films, Medusa Film, Barbary Films, France 2 Cinéma, Film4.
Produttori: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori.
Paesi di Produzione: Italia, Francia, Svizzera, Regno Unito.
Distribuzione. Medusa.
Durata: 118’.
Genere. Drammatico - Commedia.
Interpreti: Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Mark Kozelek, Robert Seethaler, Alex McQueen, Luna Zimic Mijovic, Tom Lipinski, Chloe Pirrie, Alex Beckett, Nate Dern, Mark Gessner, Paloma Faith, Ed Stoppard, Roly Serrano, Sonia Gessner, Mădăina Diana Ghenea, Sumi Jo, Gabriela Belisario.

Youth - La giovinezza esce il 20 maggio 2015, a due anni esatti da La grande bellezza. Sorrentino - da buon napoletano - è scaramantico, anche se non lo confesserà mai. Terzo film in concorso a Cannes in un anno di grazia per il cinema italiano in terra francese: Mia madre di Nanni Moretti, Il racconto dei racconti di Matteo Garrone e Youth di Paolo Sorrentino, tre opere degne di salire sul podio. Non ho amato più di tanto La grande bellezza, pur riconoscendo al regista uno stile unico e grande competenza tecnica, ma La giovinezza convince anche i palati più raffinati, persino i critici meno affascinati dal regista napoletano. Secondo film di Sorrentino girato in lingua inglese, come This Must Be the Place, interpretato da un cast stellare, dove spiccano attori del cinema britannico e statunitense come Michael Caine, Rachel Weisz, Harvey Keitel, Paul Dano e Jane Fonda. In breve la trama. Fred Ballinger (Caine) è un direttore d’orchestra in pensione che sta trascorrendo una vacanza salutare in un centro benessere sulle alpi svizzere. Insieme a lui la figlia Lena (Weisz) - abbandonata dal marito finisce per innamorarsi di uno scalatore - e l’amico regista Mick (Keitel), che sta scrivendo una sorta di film testamento per la sua attrice di sempre: Brenda (Fonda). La parte più ispirata del film sono i dialoghi tra il vecchio direttore d’orchestra e l’anziano regista, che in lunghe passeggiate montane si raccontano il passato, ma solo i ricordi belli, e tracciano progetti per il futuro. In realtà è solo il regista a pensare al lavoro, perché il musicista da quando non ha più accanto la moglie si è ritirato da tutto (“anche dalla vita”) e ha deciso di non dirigere più concerti, neppure per la regina d’Inghilterra. I due anziani osservano le vite degli altri, siano ospiti dell’albergo, attori, cantanti in crisi, i loro figli, costruendo un apparato indimenticabile di pensieri su vita, morte, vecchiaia, amicizia, amore e scorrere del tempo.

La giovinezza è un film girato con grande perizia tecnica tra Flims e Davos (Svizzera), nello Schatzalp Hotel che Thomas Mann cita ne La montagna incantata, a parte poche sequenze a Venezia, Roma e Londra. Panorami fantastici delle alpi svizzere, musica suggestiva e ispirata di David Lang, fotografia intensa di Luca Bigazzi, recitazione degli interpreti superlativa. Sorrentino rende omaggio a Maradona, interpretato dall’attore argentino Roly Serrano, presentandolo vecchio e ingrassato, ancora immerso nei ricordi d’un grande passato. Un paio di sequenze straordinarie: Maradona che palleggia con le palline da tennis e il sogno di poter calciare ancora vestendo la maglia del Napoli. Molte le parti poetiche di un film a metà strada tra la commedia e il dramma, leggero e pesante, intenso e profondo, come ogni vero capolavoro. Ricordiamo un paio di parti oniriche: il direttore d’orchestra che sogna di attraversare piazza San Marco in una passerella che lo protegge dalle acque; la figlia del protagonista che vive l’incubo di un tunnel dove è finito l’amore per un marito che l’ha lasciata per una donna insignificante. Fantastica la parte bergmaniana in cui il vecchio regista rivede tutti i personaggi femminili del suo cinema, ma la donna che sembra più vicina è il personaggio mancato, il film che non farà mai, perché Brenda rifiuta la parte della vecchia attrice. Come non ricordare Il posto delle fragole e il vecchio professore immerso nel flashback della sua giovinezza? I personaggi interpretati da Michael Caine e Harvey Keitel nelle frequenti parti comiche ricordano persino Alberto Sordi e Bernard Blier ne Una botta di vita (1988) di Enrico Oldoini, per come rappresentano due anziani che ricordano il passato senza rassegnarsi alla decadenza.
La musica merita un discorso a parte, perché nel film troviamo il cantautore statunitense Mark Kozelek che interpreta se stesso e canta un paio di canzoni ispirate. Paloma Faith è un’altra cantante britannica nei panni di un personaggio insignificante e disprezzato. Abbiamo la band inglese dei Retrosettes che ci delizia con pezzi del passato, soprattutto Reality, colonna sonora de Il tempo delle mele, che nel 1980 abbiamo visto in molti. Simple song, il tema conduttore del film, il pezzo finale diretto dal protagonista, ovviamente non esiste, ma è una composizione originale di David Lang, che dovrebbe essere candidato all’Oscar per la qualità della colonna sonora.
Un film felliniano che a tratti ricorda Otto e mezzo, con accenni al circo - ma per criticarlo - ai mimi, agli spettacoli da intrattenimento spicciolo, ma anche alla funzione dell’arte, delle emozioni, all’importanza della cultura nella vita di un uomo. Nonostante lo sconforto del vecchio regista dimenticato da tutti, persino dalla sua attrice, che finisce per dire: “Siamo tutti comparse!”. Sorrentino non dimentica la televisione, che è già il futuro, i reality, la bellezza fine a se stessa con il personaggio di Miss Universo, interpretato dalla stupenda modella rumena Madalina Diana Ghenea. Un film che vive sulla straordinaria interpretazione di Michael Caine, senza sottovalutare il coprotagonista Harvey Keitel. Sorrentino ha detto che se non avesse avuto la disponibilità di certi attori non avrebbe mai girato La giovinezza. Ha ragione, perché gli interpreti sono un valore aggiunto. Resta un film che quando esci dal cinema hai voglia di rivederlo per capire quel che ti è sfuggito in prima visione. Succede solo con i capolavori.  

Recensione a cura di:

Commenti