Regia/Director: Tonino Cervi
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Tonino Cervi, Cesare Frugoni
Interpreti/Actors: Ornella Muti (Elena Mazzarini), Senta Berger (Carla Richter), Capucine (Amalia Mazzarini), Paolo Bonacelli (Riccardo Mazzarini), Eros Pagni (commissario di polizia), Maria Monti (Linda), Giancarlo Sbragia (Maffei, il gerarca), Christian Borromeo (Renato Richter), Stefano Patrizi (Mattia Morandi), Mattia Sbragia (Edoardo Mazzarini), Giuliana Calandra (insegnante al conservatorio), Antonio Cancellieri, Suzanne Crease-Bates, Raffaele Di Mario, Giancarlo Mariangeli, Giovanni Cainazzo
Fotografia/Photography: Armando Nannuzzi
Musica/Music: Vince Tempera
Costumi/Costume Design: Wayne Finkelman
Scene/Scene Design: Luigi Scaccianoce
Montaggio/Editing: Nino Baragli
Suono/Sound: Fernando Pescetelli
Produzione/Production: Mars Film Produzione
Distribuzione/Distribution: Cinema International Corporation
censura: 71552 del 27-02-1978
Recensione a cura di :
Guido Colletti
Crea il tuo badge
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Tonino Cervi, Cesare Frugoni
Interpreti/Actors: Ornella Muti (Elena Mazzarini), Senta Berger (Carla Richter), Capucine (Amalia Mazzarini), Paolo Bonacelli (Riccardo Mazzarini), Eros Pagni (commissario di polizia), Maria Monti (Linda), Giancarlo Sbragia (Maffei, il gerarca), Christian Borromeo (Renato Richter), Stefano Patrizi (Mattia Morandi), Mattia Sbragia (Edoardo Mazzarini), Giuliana Calandra (insegnante al conservatorio), Antonio Cancellieri, Suzanne Crease-Bates, Raffaele Di Mario, Giancarlo Mariangeli, Giovanni Cainazzo
Fotografia/Photography: Armando Nannuzzi
Musica/Music: Vince Tempera
Costumi/Costume Design: Wayne Finkelman
Scene/Scene Design: Luigi Scaccianoce
Montaggio/Editing: Nino Baragli
Suono/Sound: Fernando Pescetelli
Produzione/Production: Mars Film Produzione
Distribuzione/Distribution: Cinema International Corporation
censura: 71552 del 27-02-1978
Titolo più che in linea con quello che il film promette. Tonino Cervi, sembra che abbia imparato la lezione degli psicodrammi a sfondo erotico anni ’70 e imbastisce su una specie di feuilleton di sapore viscontiano all’interno di due famiglie borghesi dell’ Italia fascista.
Il film è tratto dal racconto La maestra di pianoforte di Roger Peyrefitte, sceneggiato insieme a Cesare Frugoni con la collaborazione di Goffredo Parise. Anziché però nella Parigi del primo dopoguerra, la vicenda è ambientata nella Venezia del 1938, forse per sottolineare ancor di più la marcata separazione tra una morale borghese clerico-fascista e ciò che si nasconde tra le mura di casa: vizietti, morbosità e corruzioni che naturalmente devono essere tenuti ben nascosti.
Questa volta l’azione ruota intorno a Mattia, un giovane di Lecco, venuto a studiare al conservatorio di Venezia. Qui fa amicizia con un compagno di corso, Renato, che presto gli fa conoscere la madre, una vedova triestina, Carla Richter, molto ricca, che insegna pianoforte. Mentre Carla non nasconde la sua malizia e la voglia di provocare il giovane Mattia fin dal primo incontro, quest’ultimo già si chiede che tipo di strano rapporto coltivi lei con il figlio, un rapporto basato su una complicità e su una gelosia morbosa.
Combattuto, Mattia cede alle pressioni della Richter, controllato da Renato, che tratta la madre come se fosse la sua amante.
La situazione prende una piega diversa quando Mattia incontra Elena, un’allieva di Carla, figlia dei ricchi Mazzarini e prende a frequentare il loro sontuoso palazzo sul Canal Grande.
Mattia continua a frequentare Carla di nascosto da Renato e da Elena, ma quando si rende conto di essere innamorato della seconda pretendente, più vicina a lui per affinità e per età, decide di sparire dalla famiglia Richter.
Ma Carla, incattivita dalla gelosia, ne combina di cotte e di crude pur di rovinare la relazione tra i due giovani fidanzatini.
Cerca di diffamare Mattia, di rovinargli la piazza, fino a sedurre Elena per poi ricattarla, dopo aver avuto un rapporto saffico con lei.
Non svelo il finale, anche se la vicenda, dopo un delitto, termina molto borghesemente con le prove che vengono insabbiate e con un matrimonio che ripristina l’ordine e il prestigio in casa Mazzarini. Tutto deve continuare come se niente fosse, è la spietata legge borghese dell’ipocrisia.
Tonino Cervi sembra dilettarci con un film raffinato, misurato. Pur non possedendo, nel 1978, ancora uno stile particolare, sa muovere bene gli attori e la cinepresa a riprendere i lussuosi ambienti, pur scadendo di tanto in tanto nel prevedibile.
La prima parte sembra virare su un eccesso morboso, nel descrivere il rapporto tra Renato e Carla, si è curiosi di sapere come la storia di questo “trio” si sviluppi, ci si aspetta qualcosa di eclatante e la suspense fa il suo corso. La seconda parte, invece, è più dialogata, riflessiva e presumibile.
Le donne di spicco di questo film sono rispettivamente Senta Berger e Ornella Muti, che insieme recitano nella sequenza più attesa del film, quella delle effusioni lesbiche.
Tra gli uomini oltre Stefano Patrizi, un Mattia che esprime al meglio i disagi del forestiero, risalta Christian Borromeo, giovane attore di genere più volte utilizzato per il suo fascino ambiguo tra il candido e il perverso e Paolo Bonacelli, un padrone fascista che il copione vuole fin troppo compassato.
Guido Colletti
Crea il tuo badge
Commenti