Regia/Director: Marino Girolami
Soggetto/Subject: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino
Sceneggiatura/Screenplay: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino, Marino Girolami
Interpreti/Actors: Alvaro Vitali (Pierino), Michela Miti (signorina Rizzi, la supplente "bona"), Enzo Liberti (Aristide, il padre di Pierino), Riccardo Billi (nonno di Pierino), Michele Gammino (prof. Calani), Toni Ucci (Francesco), Sophia Lombardo (maestra racchia), Enzo Robutti (prof. Pomali), Nicoletta Piersanti, Gianfranco Barra, Gianluca Simonetti, Diana Dei (madre), Walter Piretti, Renato Cecchetto, Serena Grandi, Stefania Di Giandomenico, Francesco D'Adda, Franca Mantelli, Salvatore Baccaro, Leonardo Cassio, Roberto Ceccacci, Dakar, Vulsinio Adani, Renato Merlino, Roberto Proietti, Salvatore Jacono, Giorgio White, Cleofe Del Cile, Son Vo Hong, Sergio Tardioli, Rosa Ferraiolo, Oreste Rotundo, Vinicio Diamanti, Marcello Fusco, Maria D'Alessandro
Fotografia/Photography: Federico Zanni
Musica/Music: Berto Pisano
Costumi/Costume Design: Silvana Scandariato
Scene/Scene Design: Vincenzo Morozzi
Montaggio/Editing: Alberto Moriani
Suono/Sound: Massimo Casseriani
Produzione/Production: Dania Film, Filmes International, Medusa Distribuzione
Distribuzione/Distribution: Medusa Distribuzione
censura: 77605 del 19-02-1982
Recensione a cura di:
Soggetto/Subject: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino
Sceneggiatura/Screenplay: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino, Marino Girolami
Interpreti/Actors: Alvaro Vitali (Pierino), Michela Miti (signorina Rizzi, la supplente "bona"), Enzo Liberti (Aristide, il padre di Pierino), Riccardo Billi (nonno di Pierino), Michele Gammino (prof. Calani), Toni Ucci (Francesco), Sophia Lombardo (maestra racchia), Enzo Robutti (prof. Pomali), Nicoletta Piersanti, Gianfranco Barra, Gianluca Simonetti, Diana Dei (madre), Walter Piretti, Renato Cecchetto, Serena Grandi, Stefania Di Giandomenico, Francesco D'Adda, Franca Mantelli, Salvatore Baccaro, Leonardo Cassio, Roberto Ceccacci, Dakar, Vulsinio Adani, Renato Merlino, Roberto Proietti, Salvatore Jacono, Giorgio White, Cleofe Del Cile, Son Vo Hong, Sergio Tardioli, Rosa Ferraiolo, Oreste Rotundo, Vinicio Diamanti, Marcello Fusco, Maria D'Alessandro
Fotografia/Photography: Federico Zanni
Musica/Music: Berto Pisano
Costumi/Costume Design: Silvana Scandariato
Scene/Scene Design: Vincenzo Morozzi
Montaggio/Editing: Alberto Moriani
Suono/Sound: Massimo Casseriani
Produzione/Production: Dania Film, Filmes International, Medusa Distribuzione
Distribuzione/Distribution: Medusa Distribuzione
censura: 77605 del 19-02-1982
Marino Girolami, l’inventore di Pierino, realizza nel 1982 Pierino colpisce ancora, sulla scia del successo del film capostipite. La squadra dei collaboratori tecnici non cambia. Produce e distribuisce Medusa. Il cast degli attori è quasi identico, soprattutto per i ruoli principali, ma non è la stessa cosa del primo Pierino, anche perché il mercato è saturo e le barzellette sono state riciclate in tutte le salse. Il sequel originale non arriva nelle sale prima dei sequel apocrifi, anche se Alvaro Vitali afferma nei trailer che lui è l’unico vero e inimitabile Pierino. Aggiunge che gli altri fratelli sono tutti figli de… e accompagna l’affermazione con la caratteristica risata come quando domanda se deve andare in un posto col fischio o senza…La trama è una scusa per dare il via a una serie di barzellette.
Pierino è sempre più pestifero, il padre lo manda prima in collegio, poi gli trova qualche lavoro. Niente da fare. La sola vocazione di Pierino è combinare guai.
“Ammazza quanto so’ bello! So’ meglio de’ prima!”, afferma Vitali nella prima sequenza, specchiandosi in una vetrina, proprio per sottolineare che è tornato il vero e inimitabile (ma sin troppo imitato) Pierino. Per contrapposizione vediamo Salvatore Baccaro - orribile autista di autobus - che Pierino vorrebbe mandare al giardino zoologico per portargli le noccioline. Il film procede sulla falsariga del primo, a metà strada tra il barzelletta movie e la commedia sexy, con divagazioni a base di fast-motion, comicità slapstck, torte in faccia e sequenze da cartone animato. Abbiamo pure un abbozzo di trama. Pierino bocciato dopo un farsesco esame finale durante il quale rivediamo per poche sequenze il grande Riccardo Billi (nonno di Pierino) che con la radio trasmittente suggerisce il tema su Garibaldi. Purtroppo le frequenze della polizia giocano un brutto tiro al nostro monello. Ricordiamo trovate comico - scolastiche come “Alfonso, non fa’ lo stronzo!” (rivolto al bidello), la prostituta greca che si chiama Mikateladogratis, Pierino che deve trovare il perimetro di un triangolo e lo cerca tra le gambe della professoressa, il racconto dell’Iliade alla moda trucida e l’esame con Pierino espulso che risponde: “Col fischio o senza?”. Il comico - scolastico si accompagna ad alcune scenette al ristorante del padre (Liberti) con un presunto cannibale tra gli avventori, un calzolaio che risuola le scarpe con le bistecche e l’urlo del coyote del nonno quando gli chiede da quanto tempo non fa l’amore. Interessante da un punto di vista comico la parte in collegio, ma ancora di più gli scherzi di Pierino a bordo del treno, soprattutto la lezione sulle scorregge, chiamate per nome, secondo il rumore prodotto: Alfonso (quella più silenziosa), Pasquale (quella che si rischia di farsela addosso) e Roberto Bracco (la più soddisfacente, dopo aver mangiato pasta e fagioli). Non manca la dimostrazione pratica che Pierino definisce una scorreggia d’artista.
Toni Ucci (novità rispetto al primo film) è il custode del collegio, innamorato della figlia del direttore, che invece stravede per Pierino. Enzo Robutti è il direttore, ruolo che interpreta con la sua efficace mimica grottesca e che replicherà in Gian Burrasca (1982) di Pier Francesco Pingitore, sempre interpretato da Alvaro Vitali. Pierino ritrova la sexy professoressa Rizzi (Michela Miti) e non manca di guardarle le cosce sotto la cattedra, replicando identica sequenza del primo film. Oronzo è il compagno secchione che Pierino prende subito in antipatia: “So’ Pierino, so’ gagliardo e so’ carino!/ Tu te’ chiami Oronzo che fa’ rima co’…”. Battutacce scolastiche abbastanza volgari: Pierino porta in classe una sega per ricordare la canzone Solitudine, omaggia la professoressa di banana e albicocche (ma la Rizzi non è da meno perché afferma: “La banana tre la devi mettere al…”), manda a qual paese un medico che afferma di aver ucciso tre leoni con un colpo solo, dice di avere il pisello come un bambino di tre anni, informa un compagno che va bene strizzarsi il pene ma non bisogna farci la treccia, accende una candela con un fiammifero e una scorreggia… Pierino affronta il compagno secchione in un divertente incontro di pugilato, dove Robutti fa l’arbitro e Ucci è il secondo, ne busca parecchie ma alla fine getta fuori dal ring il saputello arrogante. Parte sexy imprevista: Michela Miti cade dalla sedia e dimena le gambe mostrando mutandine ridottissime con Pierino che non vuol saperne di alzarsi e pur di vedere lo spettacolo rischia di perdere l’incontro. Molta fast-motion, comicità slapstick, sequenze girate a velocità accelerata e situazioni pugilistiche che sembrano desunte dai fumetti di Popeye. Una parte onirica del tutto avulsa dal contesto mostra un sogno di Pierino per raccontare la barzelletta volgarissima dell’uccello insaziabile. La commedia sexy ritorna a far capolino quando Pierino spia un sensuale strip di Michela Miti dal buco della serratura, mentre la bella attrice resta a seno nudo dopo essersi tolta babydoll e lingerie di pizzo. Non ci sono docce, ma la citazione del sexy all’italiana è servita su un piatto d’argento anche quando la Rizzi entra in classe e viene ripresa dal basso per mostrare le gambe nude. Pierino prima di fuggire dal collegio impartisce lezioni d’amore alla bruttissima figlia del direttore, quindi incontra una pattuglia di carabinieri e non può fare a meno di raccontare un paio di barzellette sulla Benemerita. Il ritorno a Roma è sceneggiato come un barzelletta movie a tema lavorativo, alcune gag sono indovinate, altre meno. Tra tutte si ricorda il padre che per farsi la cameriera (Serena Grandi) in santa pace offre mille lire a Pierino per ogni bicicletta che vede, ma non sa che sta passando il Giro d’Italia. “A’ papa’, cara te costa sta’ pomiciata!”, ride Pierino con la caratteristica espressione. Il finale vede Pierino correre per una strada di Roma dopo aver combinato l’ennesimo guaio ai danni di un datore di lavoro.
Marino Girolami difende un genere che ha inventato e afferma: “Girerò altri Pierini, se me lo chiederanno, lo farò fino all’esaurimento…”. Il genere inflaziona il mercato e si esaurisce nel giro di pochi mesi, al punto che Girolami abbandona il progetto cinematografico per riversarlo su una sit - com televisiva di poco successo. Giggi il bullo (1982) è il canto del cigno di un grande artigiano come Girolami che cerca di lanciare Alvaro Vitali in un ruolo da protagonista con una storia dotata di un minimo di trama. La pellicola, scritta e sceneggiata dal regista insieme a Carlo Veo, non va oltre il tentativo di raccontare le avventure di un buffo teppista di periferia. Battute risapute, dialetto trucido alla Tomas Milian, cazzotti e furberie, rappresentano il sale di una farsa sguaiata e poco comica che delude tutti. Fotografia di Federico Zanni, montaggio di Alberto Moriani, musiche di Paolo Rustichelli, aiuto regista Romano Scandariato. Producono Dania e Medusa (che distribuisce). Interpreti: Alvaro Vitali, Adriana Russo, Cinzia De Carolis, Marcello Furgiuele e Susanna Fassetta. Un film che non riscuote nessun successo e che conclude male l’onesta carriera da artigiano di Marino Girolami. Il personaggio di Pierino tona al cinema grazie a Mariano Laurenti con Pierino torna a scuola (1990), vero e proprio canto del cigno del sottogenere, remake tardivo che vede l’ex miss Italia Nadia Bengala al posto di Michela Miti, la sora Lella invece del nonno Riccardo Billi e Giulio Massimini per Enzo Liberti. Citiamo anche un introvabile Pierino Stecchino, girato nel 1992 da Claudio Fragasso, che riscuote una fredda accoglienza da parte del pubblico. Alvaro Vitali prende in giro Roberto Benigni e ironizza su Johnny Stecchino, ma non coglie nel segno. Lo rivedrei volentieri.
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