FOLLIE DI NOTTE (1978) di Aristide Massaccesi [Joe D'Amato] - recensione del film

FOLLIE DI NOTTE (1978) di Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]
Amada Lear nei panni di sé stessa canta qualcuna delle sue canzoni di maggior successo e accompagna lo spettatore in un viaggio tra le stranezze erotiche in giro per il mondo. Appare in una discoteca piena di giovanotti che l'ascoltano entusiasmati e nella sua residenza privata (una grande villa che chissà poi se era veramente la sua). Introduce diversi siparietti di carattere erotico con qualche ingenuo discorso buttato lì. Ogni frammento è preceduto da immagini di repertorio della città dove è ambientato. In ordine, s'inizia con un night di Las Vegas in cui un uomo, coinvolto nello show di una spogliarellista, scopre in realtà di intrattenersi in un rapporto sessuale con una capretta nascosta dietro un buco; segue una specie di rito esoterico con tanto di incappucciati stile inquisizione che fanno un trenino nelle segrete di un non precisato castello; un locale di Tokyo dove un uomo e una donna ricoperti solo da fogli di giornale danzano con le mani legate e si strappano di dosso la carta con i denti; in Brasile una bella donna chiamata Pantera danza nuda forsennatamente; a Parigi altra danza erotica in un altro locale notturno a ritmo del LAGO DEI CIGNI;
un mago francese che scambia i sessi facendo diventare una lei un lui e viceversa; una casa d'appuntamenti in Germania per clienti con vizi particolari che si fanno ferire e frustare; marito e moglie divi del cinema porno che si lasciano intervistare nella loro vita privata e mostrano un frammento di un film girato insieme; una maga di Beirut che durante lo show, oltre a sollevare alcuni oggetti d'arredo della sala, "solleva" anche i membri di due maschietti del pubblico; una coppia di neri che danzano seminudi su ritmi africani; un altro mago che fa uscire dal ventre dell'assistente svolazzanti colombe e addirittura la bandiera francese con tanto di asta; e per concludere due ragazze in eleganti abiti, di cui prontamente si liberano, che danzano e terminano strusciandosi in un rapporto lesbico.

Un mondo-movie in pieno stile erotico ma assolutamente posticcio, come del resto la maggior parte dei "mondo", genere nato e sviluppato prevalentemente nei primi anni sessanta, e proseguito nei settanta favorito da una maggiore liberalizzazione della censura, calcando maggiormente sulla forza espressiva di certe immagini violente e crudeli; morto negli anni ottanta con gli ultimi radi agonizzanti risultati. I vari locali e show in giro per il mondo sono creati appositamente per il film e girati nella capitale italiana sotto la regia di un Joe D'Amato ormai navigato del genere. Le scene non sono particolarmente curate, la cinepresa spesso tira via accontentandosi di mostrare nudi senza eccessive raffinatezze. Nonostante ci siano sequenze ambientate in Giappone e in Brasile, chi le interpreta è rigorosamente italiano, ai danni della credibilità delle stesse. Tutto è finto, e non è neanche troppo difficile intuirlo. Ma all'epoca, quando non c'era internet, il cinema rappresentava l'unico mezzo di veicolazione per il pubblico dalle piccanti esigenze. Peccato che, frequente caratteristica di questi film, l'ardito è esplorato senza troppa convinzione, qui purtroppo sovente scadendo nella comicità involontaria, a cominciare dai dialoghi della Lear. A proposito, l'affascinante Amanda disse di esser stata raggirata dalla produzione, in quanto ignara del fatto che il film fosse imbastito di scenette oscene. Tentò forse, invano, di bloccarne la circolazione, ma ormai il pasticciaccio era compiuto. L'unica cosa vera del film è una fellatio ad opera della pornostar Marina Hedman, tutto il resto sono solo balli e strusciamenti di corpi nudi per niente convincenti. La componente maschile è alquanto deludente come bellezza fisica. Un'opera puramente commerciale, di un autore geniale che se ne infischiava delle stroncature dei critici, che arrivava a sfornare anche otto o nove film in un anno, magari girati contemporaneamente e firmati con nomi diversi; film che interessano più per la loro genesi, per le storie degli attori che vi presero parte, per le condizioni di realizzazione, piuttosto che per i contenuti. La colonna sonora, oltre a qualche canzone della Lear, è composta da musiche di Piero Umiliani, molto belle, ripescate però da altri film di qualche anno prima.

Regia: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]; Soggetto: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]; Sceneggiatura: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]; Interpreti: Amanda Lear (se stessa); Fotografia: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]; Musica: Piero Umiliani; Scenografia: Vincenzo Medusa; Montaggio: Vincenzo Vanni; Suono: Roberto Alberghini; Produzione: Mago; Film; Distribuzione: Indipendenti Regionali; censura: 71875 del 20-04-1978

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