Regia: Mariano Laurenti.
Soggetto e Sceneggiatura: Carlo Veo.
Fotografia: Tino Santoni.
Montaggio: Giuliana Attenni.
Musiche: Berto Pisano.
Scenografie: Giacomo Calò Carducci.
Aiuto Regista: Michele Massimo Tarantini.
Durata: 83’.
Genere: decamerotico.
Esterni: Gubbio.
Interpreti: Edwige Fenech, Piero Focaccia, Dada Gallotti, Riccardo Garrone, Malisa Longo, Romano Malaspina, Luciana Turina, Umberto D’Orsi, Lucretia Love, Elio Crovetto, Fortunato Cecilia, Tiberio Murgia, Josiane Tanzilli, Sandro Dori, Carla Mancini, Gianni Pulone.
Edwige Fenech viene lanciata nel cinema sexy con l’antesignano della commedia scollacciata: il decamerotico. Vanno ricondotti a questo sottogenere tutti quei film che prendono le mosse dal Decameron (1971) di Pier Paolo Pasolini ma che si differenziano per una maggior attenzione ai temi erotici e farseschi. Nel 1972 Edwige Fenech ne interpreta tre di un certo interesse: La bella Antonia prima monica e poi dimonia di Mariano Laurenti, Quando le donne si chiamavano Madonne di Aldo Grimaldi e il fondamentale Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda sempre di Mariano Laurenti.
Il Decameron di Pasolini è il modello colto di riferimento cui si ispirano tanti registi di questo periodo che si dedicano al sottogenere, tanto che solo nel 1972 escono trentadue decamerotici. La moda si affievolisce presto, dura solo tre anni, alla fine del 1975 già non si parla più di decamerotico. Altri generi popolari come lo spaghetti-western e il poliziottesco durano molto di più, ma quel che affretta la fine del decamerotico è la nascita della commedia sexy ambientata in tempi moderni. Il primo decamerotico è Una cavalla tutta nuda (1972) di Franco Rossetti che vede all’opera il cantante Don Backy (molto attivo nel genere) e Renzo Montagnani assieme alla bellissima Barbara Bouchet. Possiamo citare gli interessanti Decameron n.2… le altre novelle del Boccaccio (1972), Gli altri racconti di Canterbury (1972) e Le favolose notti d’oriente (1973) di Mino Guerrini, che realizza una controtrilogia pasoliniana con taglio ben più scollacciato. Interessante Boccaccio (1972), una produzione ricca girata da Bruno Corbucci e interpretata da attori noti come Enrico Montesano, Sylva Koscina, Pippo Franco e Alighiero Noschese. Citiamo altri titoli minori come: Il prode Anselmo e il suo scudiero (1972) di Bruno Corbucci, Decameron n. 3... le più belle donne del Boccaccio (1972) di Italo Alfaro, Decameron n. 4… le belle novelle del Boccaccio (1973) di Paolo Bianchini, Decamerone proibito - Le altre novelle del Boccaccio di Carlo Infascelli (valorizzato da attrici come Orchidea De Santis, Gabriella Giorgelli e Malisa Longo), Decameron proibitissimo - Boccaccio mio statte zitto (1972) di Marino Girolami, Decameroticus (1972) di Piergiorgio Ferretti, Decameron ’300 (1972) e Mamma… li turchi (1972) di Renato Savino, Decamerone nero di Piero Vivarelli (originale perché girato in Senegal, una via di mezzo tra mondo movie e decamerotico) e Le calde notti del Decameron (1974) di Gian Paolo Callegari con le stupende Orchidea De Santis e Femi Benussi.
Il genere decamerotico vede come starlettes fondamentali Orchidea De Santis, Gabriella Giorgelli, Femi Benussi e Rosalba Neri.
Il primo decamerotico di Mariano Laurenti con protagonista Edwige Fenech è La bella Antonia prima monica e poi dimonia (1972), un film che si ricorda soprattutto per il titolo curioso. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Carlo Veo che si ispira molto liberamente ai Ragionamenti amorosi di Pietro Aretino. Aiuto regista è il futuro specialista della commedia sexy Michele Massimo Tarantini che lavorerà molto con la Fenech nei vari filoni erotico-poliziottesco-scolastici. Le musiche sono di Berto Pisano. Si ricorda la divertente canzone La mutanda, le cui note scorrono sui titoli di testa e di coda, interpretata da Piero Focaccia, alla sua seconda e ultima prova da attore nei panni di un pittore innamorato delle bellezze muliebri.
Antonia è la bella Edwige Fenech, che per l’opposizione del padre (D’Orsi) che non vuol concedere la dote non può sposare il giovane Folco, quindi decide di rinchiudersi in un convento dove non si mete certo a pregare. La parte sexy comica proprio quando il fidanzato di Antonia entra in monastero travestito da suora e passa una giornata intera a scopare con lei chiuso nella sua cella. “Mi sono fatta una cappella privata qui dentro”, dice la Fenech eccitatissima per evitare di andare a pregare insieme alle altre. Alla fine i due ragazzi si sposano ma Antonia è diventata un dimonio, perché il giorno stesso delle nozze tradisce allegramente il marito con il pittore Piero Focaccia.
Il film è recitato in dialetto umbro ed è meno riuscito rispetto a Quel gran pezzo dell’Ubalda…, tutto è centrato sul sesso e manca un attore espressivo come Pippo Franco per alzare il livello comico. Un piccolo appunto a Marco Giusto che su Stracult sostiene che la pellicola soffre per la mancanza di Umberto D’Orsi. Il bravo caratterista è presente nei panni del padre avaro e sessuomane di Antonia che prima di concedere la dote alla figlia accetta che vada in convento. Il diligente D’Orsi è orfano di Pippo Franco come spalla comica e perde molta vis comica.
Il film è scontato, lento, prevedibile, lo definirei un contenitore di luoghi comuni decamerotici con un pizzico di sesso e scarsa comicità. La parte erotica è preponderante ma si limita a qualche seno e un paio di sederi al vento, poca cosa per rendere piccante una farsa sfilacciata e poco incisiva. Si denudano molto le comprimarie: Dada Gallotti, Lucretia Love e Malisa Longo, persino Luciana Turina si esibisce come badessa infoiata. Ricordiamo nelle vesti del pittore Claudio Fornari un insolito Piero Focaccia che fa il suo vero mestiere solo quando canta La mutanda, un mito del trash: “A sentire lu padre curato è la fodera del peccato/ chi la dice una foglia di fico/ di modello un po’ meno antico/ qualcun altro invece giura/ che è una cintura…una cintura… una cintura di castità!/”. La mutanda è il leitmotiv del film in tutti i sensi perché il pittore regala biancheria intima alle donne che concupisce. Claudio Fornari favorisce l’amore tra Antonia e Folco (Romano Malaspina, doppiatore importante, voce di Actarus nello storico manga Ufo Robot), nonostante l’odio che divide i due padri, e approfitta delle grazie di tutte le donne del paese. Antonia è l’ultima conquista che capitola sotto i colpi del suo pennello proprio durante le nozze. Inutile dire che in convento tutte le monache se la fanno coi frati e nel gruppo si distingue una superiora di peso come Luciana Turina. La pellicola è una sorta di decamerotico-conventuale che vedrà molti imitatori come Confessioni segrete di un convento di clausura (1972) di Paolo Solvay (Luigi Batzella) e autori di rilievo come Domenico Paolella (Storia di una monaca di clausura del 1973). Originale perché insolita via di mezzo tra un decamerotico e un tonaca-movie, senza essere - in definitiva - né l’uno né l’altro, ma solo un’indefinibile commistione di generi. Diverse sequenze erotiche vedono protagonista Edwige Fenech anche se la prima parte è dominata dalle comprimarie, in ogni caso di lusso. Da ricordare l’incontro con il pittore a base di boccacceschi doppi sensi. Fenech: “Vi si è incantato il pennello?”. Focaccia: “Anzi, si è mosso e tiene ben duro!”. E le tocca il seno con la scusa di sfruttare meglio la luce per dipingerla. Alla fine la Fenech esorta le ancelle a verificare che “il pittore tenga duro per davvero e che non sia una millanteria pure quella”. Alcune scene di nudo mostrano la Fenech distesa sul letto, fasciata in vestiti di seta rossa e ridotta biancheria intima. Il rapporto erotico più spinto lo vediamo nella stanza del convento dove la Fenech si toglie l’abito da monaca e si lascia andare a una sequenza hot con il giovane innamorato. Edwige Fenech è affascinante, il suo volto intrigante dai tratti regolari contrasta con la veste monacale e sprizza sensualità. La scena più trasgressiva si registra il giorno delle nozze, quando Antonia si porta a letto Piero Focaccia e il marito resta insieme al frate a ubriacarsi. Qui le grazie della bella attrice franco-algerina sono esposte senza veli mentre il rapporto sessuale viene descritto nei minimi particolari.
La bella Antonia prima monica e poi dimonia si ricorda come la seconda commedia erotica di ambientazione medievale dopo Quando le donne si chiamavano Madonne. Incassa ben 518.000.000 di lire, un introito considerevole per i tempi. Gli esterni sono girati a Gubbio.
Il decamerotico è un genere che muore lentamente e si ripiega su se stesso cucinando per lo spettatore minestre sempre più scipite e riscaldate. Lavori come Fiorina la vacca (1972) di Vittorio De Sisti si ricordano per la bella presenza di una giovanissima Ornella Muti e per un mix di volgarità gratuita. E si salvò solo l’Aretino Pietro… con una mano davanti e l’altra dietro (1972) di da Silvio Amadio si menziona solo per la bellezza di Franca Gonella. Sul decamerotico non c’è molto altro da dire. Edwige Fenech interpreta solo questa trilogia in attesa che si aprano le porte della ben più longeva commedia sexy.
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