Regia/Director: Luigi Pastore
Soggetto/Subject: Luigi Pastore
Sceneggiatura/Screenplay: Luigi Pastore, Antonio Tentori
Interpreti/Actors: Sharon Alessandri, Simona Oliverio, Anna Morosetti, Fabio Giovannini, Federica Carpico, Nikol Brown, Philippe Guastella, Marianna Rosati, Tony Cimarosa, Gianluca Testa, Lorena Strano, Michela Foresta, Francesco Pellegrini, Antonio Tentori, Riccardo Serventi Longhi, Claudio Simonetti, Matteo Pastore
Fotografia/Photography: Tiziano Pancotti
Musica/Music: Artvision
Montaggio/Editing: Luigi Pastore
Produzione/Production: Lu.Pa. Film
Distribuzione/Distribution: Lu.Pa. Film
Vendite all'estero/Sales abroad: Gondwana Invest
censura: 103742 del 22-09-2010
Luigi Pastore, regista, produttore, sceneggiatore e produttore cinematografico, dopo essersi speso per svariati anni in cortometraggi e videoclip si dedica finalmente ad un lungometraggio vero e proprio. Lo fa con un thriller abbastanza ambizioso,autoprodotto e low budget (trenta mila euro), ricco di elementi onirici e flashback, in cui la spettacolarizzazione dell’omicidio, grazie anche agli effetti speciali del sempre redivivo Sergio Stivaletti, rappresenta un elemento cardine della pellicola. Quest’ultima strizza l’occhio ( ma anche due) al cinema del maestro del brivido italico Dario Argento, omaggiandolo immediatamente con la frase iniziale impressa su schermo nero, proveniente dal film “Tenebre” del 1980, ovvero: “L’impulso era diventato irresistibile. C’era una sola risposta alla furia che lo torturava”.
Il film si apre con il viso di una ragazza mora in primo piano, si rivolge verso la telecamera pregando qualcuno di non perseguitarla più, l’amore tra loro due è finito, lei frequenta un altro, bisogna farsene una ragione. Passiamo successivamente in uno studio di una psicologa, la dottoressa consiglia al suo paziente, un uomo dai capelli corti biondo platino (che vedremo di spalle durante tutto il film), un ricovero in un istituto specialistico asserendo che bisogna intensificare la terapia e che ne avessero già parlato in precedenza. L’uomo non la prende bene, lo vediamo, attraverso il video di una videocamera, fare un monologo in penombra in una stanza dicendo che non lo faceva da tanto tempo, che grazie a lei si era fermato, ma lei (la psicologa) l’ha tradito e abbandonato, anche lei. Vediamo a questo punto la testa della dottoressa in primo piano, senza vita, e sentiamo il finale del monologo dell’uomo, che dice di aver subito l’ultima metamorfosi della sua vita… come appunto una crisalide. Dopo questo intenso inizio, appaiono sullo schermo dei flashback confusi sulla vita dell’assassino per poi ritornare al recente passato, dove tutto è cominciato: l’assassinio della ex ragazza, che l’uomo accoltella dopo essere entrata in casa. Da questo momento in poi, il percorso della Crisalide sarà costellato da sangue e follia, da sofferenza e desiderio, fino a quando…
Bisogna ammettere che il doppio lavoro svolto da Luigi Pastore (regia e sceneggiatura) con un budget così risicato è assolutamente convincente, la regia è solida ed elegante ed alcune trovate, come le visioni oniriche, sottolineate da suoni disturbanti, urla strazianti ed altri espedienti sonori, (chi ha giocato o visto “Silent Hill” sa di cosa parlo) sono azzeccate. Ottima l’idea di introdurre anche i pupi siciliani, narratori onniscienti, che ci aggiornano, via via che il film va avanti, sullo stato d’animo del disturbato protagonista e sul perché fa certe cose. In questa pellicola non c’è spazio per le indagini della polizia o del detective di turno, la scena la ruba l’assassino ed il suo “ male di vivere”. Vedremo la crisalide sempre di spalle o con il volto oscurato, sentiremo sempre la sua voce però, questo ci permetterà di entrare nel suo animo e di cercare di capire i suoi demoni interiori. Questa scelta, seppur non banale, si rivela però anche un’arma a doppio taglio: se da un lato questo espediente evita al film di apparire con un classico thriller o giallo in cui assistiamo anche al punto di vista della polizia che brancola nel buio per tre quarti di film, dall’altra vedere diversi omicidi, tutti ben realizzati stilisticamente, uno dopo l’altro senza quasi la presenza di dialoghi, fa mancare nello spettatore quell’effetto sorpresa che è caro ai thriller maniaci; tanto “ si sa che ammazza l’attore inquadrato da dietro di turno”, e non ci sta neanche poco. Nella pellicola il sangue non manca, anche se non si può certo dire che sia un film splatter dove viene versato gratuitamente, anzi! Ogni omicidio (e qui si vede l’omaggio ad Argento)viene realizzato con una maniacalità quasi poetica ed una componente estetica di sicura presa sullo spettatore. L’assassino agisce quasi sempre con dei coltelli, tranne una volta, l’omicidio sicuramente più originale che non svelerò. La crisalide è interpretata da Antonio Tentori, scrittore e sceneggiatore che ha lavorato con Lucio Fulci (“Daemonia” e “Un gatto nel Cervello”), Joe D’amato (“Ritorno dalla morte” e “Frankenstein 2000”), Bruno Mattei (“Segreti di donna” 1 e 2” e “Anime Perse”)e Dario Argento nell’ultimo “Dracula 3D”. Da Segnalare la breve parte del giornalista di cronaca nera affidata a Riccardo Serventi Longhi (“M.D.C. – Maschera di Cera”; “I tre volti del terrore”). Le musiche, sempre incisive e ben curate, sono curate da Simone Pastore e Arturo Vicinanza di Art Vision e dal grande Claudio Simonetti, che fa un cammeo durante il film con la sua band, i Daemonia, suonando un brano molto bello in una specie di discoteca in una scena cult. La durata del film è abbastanza esigua, un’ora e venti, ma effettivo è un’ora e dieci visto che i dieci minuti finali sono una riproposizione di filmati visti e non visti delle riprese con la videocamera dell’assassino. Servivano? Forse no, ma almeno ad un’ora e venti senza sventrare un altro essere umano ci si doveva arrivare.
In conclusione mi sento di consigliare questa opera prima, cupa e introspettiva, che pur non esente da difetti riesce a coinvolgere ed intrattenere lo spettatore. Augurandoci che si riveli un trampolino di lancio verso lavori ancora migliori e con una trama che coinvolga un po’ più gente, sperando ovviamente in un budget più alto che non guasta mai. Nel panorama italiano moderno, tra Zarantonello con “ La Stanza delle Farfalle”, Zampaglione con “Shadows” e “Tulpa” e Pastore con “Come una Crisalide” si sta forse destando dal sonno ventennale lo spaghetti thriller italiano??? Speriamo proprio di si!
Curiosità:
• Nel 2012 esce la versione tedesca con sottotitoli in inglese. Il titolo viene modificato in “Symphony in Blood Red”
• Quasi tutto il cast tecnico e artistico è stato scelto attraverso internet, dando la possibilità a molti giovani di lavorare per la prima volta su un set.
• Il film, pur essendo recitato da attori italiani, è stato (come avveniva spesso e volentieri nei gialli e thriller anni settanta) doppiato durante la lavorazione del film.
Frasi o Dialoghi da Ricordare:
Crisalide: “Il mostro muore e tutti possono tornare tranquilli alle loro case, ma i mostri ci saranno sempre.”
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