UN TIPO CON UNA FACCIA STRANA TI CERCA PER UCCIDERTI (1973)


Regia/Director: Tulio Demicheli
Soggetto/Subject: Sebastiano Moncada, José G. Maesso, Mario Di Nardo
Sceneggiatura/Screenplay: Sebastiano Moncada, José G. Maesso, Mario Di Nardo
Interpreti/Actors: Christopher Mitchum (Ricco), Barbara Bouchet (Scilla), Arthur Kennedy (Don Vito), Malisa Longo (Concetta), Paola Senatore (Rosa), Eduardo Fajardo, Manuel Zarzo, Luis Induni, Tomaso Blanco, Victor Israel, José Maria Caffarel, Angel Alvarez
Fotografia/Photography: Francisco Fraile
Musica/Music: Nando De Luca
Montaggio/Editing: Angel Serrano
Produzione/Production: B.R.C. - Produzione Film, Tecisa, Madrid
Distribuzione/Distribution: Alpherat
censura: 63001 del 22-08-1973

Torino: uscito di galera, Rico Aversi (Christopher Mitchum) si mette sulle tracce degli assassini del padre malavitoso (Luis Induni), con un cruccio particolare: vuole sapere chi ha dato il colpo di grazia all’uomo, ormai morente, sfigurandone il volto - un gesto che nel gergo mafioso viene interpretato come una vera e propria infamia. Ben presto, Rico arriva a Don Vito (Arthur Kennedy), un boss che gestisce diversi traffici illeciti – droga e diamanti – e che non esita a sciogliere nell’acido chiunque finisca a razzolare fuori dal seminato.
Una volta capito che il ragazzo fa sul serio,  Don Vito, che nel frattempo gli ha anche fregato la ragazza (Rosa/Malisa Longo),  non esita a sterminargli l’intera famiglia (la sorella Concetta/Paola Senatore, il cognato/Luigi Antonio Guerra, la madre in carrozzella/Rina Fianchetti).  Rico con l’aiuto di Scilla (Barbara Bouchet) e anche grazie al sacrificio di Rosa, riuscirà a vendicarsi del boss ma non a far salva la pelle.
A leggere la trama ci si aspetta un film violento ed elettrizzante, e la cosa è senz’altro vera – le scene ad effetto non mancano – tuttavia non pochi sono i momenti di stanca, specialmente all’inizio, tali da rendere questo film decisamente a corrente alternata: sarà per l’approssimazione nelle riprese di alcune scene d’azione o per qualche buco di troppo nella sceneggiatura (possibile che il quoziente intellettivo di tutti gli sgherri del boss sia prossimo allo zero?), sta di fatto che si ha quasi l’impressione che il regista Demicheli proceda un po’ a tentoni senza avere la piena consapevolezza della materia che stava plasmando. Peccato perché non mancano le scene memorabili e, oltre a quelle di pura violenza, rimarchevole è il tasso erotico, con una Bouchet in splendida forma – da infarto un suo strip nella nebbia sul cofano di un auto - Malisa Longo quasi sempre seminuda in vestaglia e la Senatore beccata sempre a far altro piuttosto che lavorare.
Non aiuta molto nemmeno la faccia strana di Chris Mitchum, un po’ imbambolato e scostante - specialmente all’inizio – anche se bisogna dirlo con l’andare del film il secondogenito di Robert Mitchum prende quota e tratteggia in definitiva in maniera convincente il giovane, nemmeno troppo tagliato per il mestiere, che si ritrova suo malgrado a giocare duro spesso con gente più in gamba di lui. E se aiuta poco anche la strana ambientazione in una Torino in cui tutti parlano con accento siciliano, per fortuna a salvare capra e cavoli ci pensa Arthur Kennedy, impeccabile nel ruolo del vecchio bastardo senza scrupoli,  un ‘villain’ di prim’ordine e di tutto rispetto. Come apprendiamo da Curti, il critico Pietro Bianchi apprezzava la pellicola per il suo ‘romanticismo mortuario:’ ottima definizione per un film comunque da recuperare. A livello musicale, buono lo score di Nando De Luca.

Recensione a cura di:
  Carlo Giustiniani | Crea il tuo badge



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