SOGNI D'ORO (1981)


Regia/Director: Nanni Moretti
Soggetto/Subject: Nanni Moretti
Sceneggiatura/Screenplay: Nanni Moretti
Interpreti/Actors: Nanni Moretti (Michele Apicella), Piera Degli Esposti (madre), Remo Remotti (Freud), Laura Morante (Silvia), Alessandro Haber (Gaetano), Gigio Morra (Gigio Cimino), Miranda Campa (mamma di Freud), Nicola Di Pinto (Nicola), Claudio Spadaro (Claudio), Tatti Sanguineti (aiuto regista di Michele), Enrico Antonelli (aiuto regista di Gigio), Mario Cipriani (pastore abruzzese), Alberto Abruzzese (funzionario Tv), Dario Cantarelli ("camaleonte" dei dibattiti), Sabina Vannuchi (figlia di Freud), Giampiero Mughini (presentatore Tv), Chiara Moretti (presentatrice Tv), Oreste Rotundo (bracciante lucano), Sara Di Nepi (casalinga di Treviso), Luigi Moretti (produttore), Mario Garriba, Giovanna De Luca, Livio Galassi, Cinzia Lais, Maria Cristina Nanni, Massimo Milazzo, Adriana Pecorelli (suora), Vincenzo Salemme, Mario Toschi Monaci, Conchita Airoldi, Fabrizio Beggiato (esercente), Claudio Ciocca, Marco Colli (barista), Mauro Fabretti, Amedeo Fago, Massimo Garzia (proiezionista), Carmelo Lombardo, Tommaso Vittorini (cinéfilo al bar)
Fotografia/Photography: Franco Di Giacomo
Musica/Music: Franco Piersanti
Costumi/Costume Design: Lia Francesca Morandini
Scene/Scene Design: Giovanni Sbarra
Montaggio/Editing: Roberto Perpignani
Suono/Sound: Franco Borni
Produzione/Production: Opera Film Produzione, RAI-Radiotelevisione Italiana
Distribuzione/Distribution: Gaumont, Paris
censura: 77041 del 05-09-1981

Sogni D’Oro, nasce come risposta di Nanni Moretti ai giudizi, non sempre lusinghieri, ricevuti da una parte della critica cinematografica alla sua precedente pellicola, Ecce Bombo, film che quando uscì, visto il successo che ottenne, elesse il regista romano ad astro nascente del cinema italiano.

Come nelle sue altre opere, Moretti torna ad interpretare Michele Apicella, e per quanto la storia si rifaccia a fatti di fantasia, risulta essere molto autobiografica. Nel film (come nella realtà) riveste i panni di un giovane regista che sta lavorando ad una nuova pellicola. Il protagonista è un uomo avanti con gli anni che vive con la madre e che crede di essere Freud (Remo Remotti). Anche Michele come il personaggio del suo film vive con l’anziana madre (Piera Degli Esposti ) e quando non è impegnato dietro la  macchina da presa è occupato a tenere interviste e conferenze dove spesso è invitato a parlare del film che l’ha portato alla ribalta. Ben presto si capisce, che questo suo lavoro ha catalizzato l’attenzione della critica e del pubblico. Inevitabilmente tanta attenzione lo porta ad essere l’esempio da emulare per tutti quei giovani che voglio intraprendere la sua stessa strada e che lo importuneranno per tutto il tempo. Irascibile e sicuro di se quando deve affrontare la critica o i propri detrattori, Michele si ritrova ad esternare tutta la sua debolezza nella vita privata. Sintomo di ciò sono i sogni che lo tormentano la notte. Nelle proprie visione oniriche si rivede nel ruolo di insegnante dove la protagonista dei suoi incubi è Silvia (Laura Morante), una sua allieva. Al suo cospetto lui si vede abbrutito, sensazione che non gli permette di approcciarla. 

Gli elementi ricorrenti nel film, (Freud, il rapporto con la madre  e i sogni) sono strettamente correlati tra di loro. Moretti, come è sua consuetudine, parla anche in questa occasione di se stesso. Ci mostra sia le sue inquietudini che i lati peggiori del suo carattere, come se volesse esorcizzarli. Ma per quanto il film voglia mettere a nudo l’uomo, inevitabilmente, passa come il frutto di un egocentrismo smisurato. Alberto Moravia, nella sua critica all’opera, scriverà su L’Espresso del 11 ottobre 1981 “Moretti mette in discussione tutto e tutti ma non se stesso: è troppo narcisista per farlo”. In realtà il regista è ben consapevole che non si può piacere a tutti, ma per tutto il tempo, anche con un po’ di furbizia legata all’ironia e prendendo in giro il pubblico, fa finta di non capirlo. Molteplici sono le scene dove si vede contrapposto alla critica. In una di queste presentandosi come il nuovo all’interno del panorama cinematografico italiano dirà di se stesso “Io non sono il primo, io sono l’unico”, anche se poi andando in contrasto con il proprio ego affermerà di non voler esser preso come simbolo generazionale. 

Per una piena comprensione di quanto rappresentato in Sogni D’Oro, quasi d’obbligo è la visione di Ecce Bombo. Pellicola che parla dello sbando generazionale di un gruppo di ragazzi disillusi e sordi all’eco sbiadito e deformato del messaggio di rinnovamento lanciato dalla rivoluzione culturale del 68 ormai così lontana da esser percepita solo tramite i suoi stereotipi da cui i protagonisti cercano di emanciparsi. 
In questo contesto Sogni D’Oro diventa per forza di cose un film di riflesso, una risposta forte a chi non si è accodato all’esaltazione del nuovo che avanza. Un’altra persona se ne sarebbe fregata, si sarebbe presa tutti i meriti del caso accettando il fatto di non poter mettere d’accordo tutti, in primis la critica. Ma per chi è al centro del proprio mondo come Moretti, ciò non è concepibile. Lui si sente in dovere di dare una risposta e lo fa nell’unico modo che sa fare, girando un film dove, anche se in un contesto di finzione, racconta di come è cambiata la sua vita una volta investito dal successo. Moretti capisce e mette in pratica un concetto fondamentale: se hai paura della critica oppure se non riesci a fartela scivolare addosso, l’unico modo è affrontarla sul suo stesso campo.
Tra le tante cose che non accetta delle valutazioni e delle interpretazioni fatte ai suoi film è l’errata convinzione di molti che il suo cinema venga considerato elitario, e che di conseguenza non possa essere pienamente compreso dalle varie fasce sociali che compongono la popolazione. Ricorrente nel film sempre la stessa domanda a lui rivolta, ovvero se un pastore abruzzese, una casalinga di Treviso,  oppure un bracciante lucano può arrivare il suo messaggio che a parere dell’intervistatore di turno è esclusiva di chi solo possiede un determinato bagaglio culturale.

Sogni D’Oro è in definitiva una divertente commedia, che ci regala alcuni momenti veramente esilaranti. Il film non riscosse tutto il successo che meritava, la cui causa principale è da ritrovare, come già detto, nella forte dipendenza narrativa che aveva con la pellicola precedente. L'opera in quanto tale è sicuramente da recuperare sia per chi vuole vedere da vicino l'analisi introspettiva che fa il regista in quanto uomo, sia per chi vuole comprendere in pieno tutta la sua opera filmica, di cui questo atipico lavoro ne è un tassello fondamentale.

Recensione a cura di:


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