UN POLIZIOTTO SCOMODO (1978)



Regia/Director: Stelvio Massi
Soggetto/Subject: Danilo Massi
Sceneggiatura/Screenplay: Igino Capone, Teodoro Agrimi, Stelio Massi
Interpreti/Actors: Maurizio Merli (commissario Francesco Olmi), Massimo Serato (Degan padre), Olga Karlatos (Anna), Mario Feliciani (questore), Mimmo Palmara (Corchi), Attilio Duse (brigadiere Ballarin), Marco Gelardini (Degan, figlio), Piero Gerlini (giornalista), Luigi Casellato, Maurizio Gueli, Luciano Roffi, Mirella Frumenti, Alfredo Zamarion, Alice Gherardi, Alessandro Poggi, Sergio Mioni, Paola Maiolini, Franco Salamon, Nello Pazzafini (malvivente)
Fotografia/Photography: Sergio Rubini
Musica/Music: Stelvio Cipriani
Costumi/Costume Design: Andrea Zani
Scene/Scene Design: Franco Calabrese
Montaggio/Editing: Mauro Bonanni
Suono/Sound: Luigi Salvatori, Luigi Salvatori
Produzione/Production: P.A.C. - Produzioni Atlas Consorziate
Distribuzione/Distribution: P.A.C.
censura: 72889 del 23-12-1978

Roma, 1978. Il commissario Olmi, funzionario scomodo della Questura, indaga sulla morte di due giovani. Gli indizi lo portano ai loschi traffici del direttore della dogana di Fiumicino che sfugge alla cattura e, dopo aver ucciso un suo dipendente-complice, fugge all'estero. Il commissario sospetta anche dei suoi superiori, ma viene trasferito alla squadra mobile dove i suoi metodi non sono condivisi dalla stampa e dalle alte cariche della polizia. Per un tragico errore uccide, una sera, un metronotte scambiato per un killer. Trasferito a Civitanova Marche, trascorre una vita più tranquilla in provincia e si innamora di Anna, maestra elementare. Anche qui, però, la sua iperattività lo porterà a scoprire una organizzazione criminale dedita al commercio di armi su grossi tir.
Vistosi scoperti, i delinquenti fanno irruzione nella scuola di Anna e prendono in ostaggio lei e parte della scolaresca. Nello spettcolare finale il commissario riuscirà ad uccidere tutti i malviventi e liberare gli ostaggi riconoscenti.
Maurizio Merli, protagonista assoluto di "Un poliziotto scomodo", ha interpretato dal 1975 al 1980 quindici film del genere poliziesco italiano, diventandone simbolo. L'attore romano esordisce con "Roma violenta" e la sua figura esprime al meglio il poliziotto atletico, coraggioso, di bella presenza e dai modi sempre più diretti e sbrigativi. Sul set raramente utilizza controfigure anche nelle scene più pericolose e proverbiale fu, in quel periodo, l'identificazione del personaggio interpretato nei numerosi film con l'uomo privato. Venne riconosciuto come commissario di ferro, eroe moderno duro e puro.
"Poliziotto scomodo" fu girato nel 1978, nella fase ormai di declino del filone e, oltre ad essere una summa di tutti gli stereotipi del genere, è interamente incentrato e dedicato alla figura e alla interpretazione di Merli. L'attore, vero regista dell'operazione, non si fa sfuggire l'occasione, quasi finale, e tratteggia, complice la sceneggiatura scritta ad hoc, la forza del personaggio che domina la scena nel bene e nel male; lotta da solo contro la malavita, ma deve difendersi dai superiori, forse complici, e dai giornalisti che non gli danno tregua.
Emerge, per la prima volta nel personaggio, anche tutta la debolezza dell'uomo che deve fronteggiare la sua ingiustificata ed eccessiva violenza, quasi a ripensare gli eccessi che tanto fecero entusiasmare gli spettatori negli anni.
La pistola, icona della sua forza di giustiziere, diventa elemento dissacratore; è addirittura usata da lui per uccidere un innocente, poi è abbandonata in un cassetto e quindi ripresa per fare giustizia finale ed, infine, rifiutata definitivamente a simbolo della presa d'atto della sconfitta del compito troppo violento che si era dato.
L'autocritica è palese; il protagonista ha il coraggio di farlo a chiusura del ciclo e, infatti, nella seconda parte l'eroe si tranquillizza e prende atto che nel suo lavoro esiste anche la normalità del ruolo piuttosto che la esasperazione della figura, a qualunque costo.
Mancano, in questo film, spunti di originalità e, anzi, ci sono tutti gli stilemi, punto per punto, quasi a voler eseguire un'operazione propedeutica per ricordare ai sazi spettatori quali sono stati i canoni e le modalità che hanno costruito le fortune del poliziottesco italiano degli anni '70.
Stelvio Massi, al quarto film con Merli, lo ha diretto alla fine sei volte, è stato prolifico e capace regista del filone, ma qui certifica l'operazione senza troppa fantasia.
Dal trittico di Mark il poliziotto, da Franco Gasparri a Tomas Milian "er monnezza" e con lo stesso Merli, ha rappresentato con originalità e ottimi incassi lavori da artigiano del cinema che hanno dato soddisfazione ai molti spettatori del periodo. Ritmo serrato, inseguimenti e caratterizzazione dei ruoli.
Questo film, forse per la stanchezza di fine periodo, non genera gli stessi entusiasmi. Va consigliato, però, e visto, pur nei limiti indicati, come riflessione sul genere e sui suoi elementi fondanti e alla fine non si rimane delusi.
Curiosità:
-Il set divide i luoghi di ripresa in due distinte località: Roma nella prima parte e Civitanova Marche nella seconda. Quest'ultima è la città di origine del regista Massi cui tributa l'onore delle riprese.
-Merli, sempre doppiato dal bravo attore Pino Locchi, in questo film ha recitato con la propria voce.
-Le scene più spettacolari e pericolose sono interpretate direttamente dal protagonista senza controfigura.

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