LA STAGIONE DEI SENSI (1969)


Regia/Director: Massimo Franciosa
Soggetto/Subject: Amedeo Pagani, Pier Giuseppe Murgia, Barbara Alberti
Sceneggiatura/Screenplay: Barbara Alberti, Dario Argento, Franco Ferrari, Peter Kintzel
Interpreti/Actors: Udo Kier (Luca), Laura Belli (Monica), Edda Di Benedetto (Claudia), Eva Thulin (Michèle), Susanne Von Sass (Marina), Gaspare Zola (Peter), Ugo Adinolfi (Marco), Andreina Paul
Fotografia/Photography: Alessandro D'Eva
Musica/Music: Ennio Morricone
Scene/Scene Design: Franco Bottan
Montaggio/Editing: Sergio Montanari
Produzione/Production: West Film, Rapid Film, München, A. & P. Film, München
Distribuzione/Distribution: Delta Film
censura: 54799 del 11-10-1969

Sul finire dell'estate, un gruppetto di spensierati ragazzi e ragazze, stanno tornando a casa a bordo di un piccolo yacht. Finisce improvvisamente la benzina nei pressi di un'isolotto su cui approdano in cerca d'aiuto, e sono costrette a chiedere alloggio a un solitario ed ambiguo giovane che vive isolato in una specie di castello (un giovanissimo Udo Kier).
A differenza dei maschi, le ragazze decidono di prolungare la permanenza al castello nei giorni successivi, iniziando a competere tra loro per la conquista del solitario castellano, assolutamente disinteressato ad approcci sentimentali. Egli, avvolto da un'affascinante aura di mistero e d'inspiegabile misoginia, desidera infatti vivere solo, sganciarsi dalle convenzioni, liberarsi dalle "catene". Figlio di un noto e ricco editore, vive in solitudine nella sua gabbia d'oro, rifiuta gli affetti e la vita di società, si barrica dietro a un'aurea glaciale, cinica e sprezzante. La presenza delle donne si rivela però per lui un diversivo, un'occasione di studio, come uno scienziato farebbe con le proprie cavie. Le provoca, gioca con loro, le spinge all'odio e al rancore reciproco nella gara di conquista della sua persona. S'instaura un gioco al massacro, che sfocerà in un bellissimo quanto spietato finale liberatorio.
C'è un discorso a parte da fare per produzioni come questa, chiaramente "di genere", ma con ambizioni intellettuali. Uscivano al cinema i cosiddetti film d'autore, scritti e diretti dai giganti del panorama italiano (Antonioni, Bertolucci, Pasolini…), impegnati ad affrontare temi sociali ed esistenziali con l'eleganza propria di chi le storie le racconta a modo proprio, con uno stile del tutto personale e riconoscibile. Si parlava d'alienazione, di turbamenti psicologici, di contestazione politica, in anni in cui il Paese, per riflesso del periodo storico mondiale, stava cambiando (guerra fredda, Vietnam, rivoluzione sessuale, progressiva liberalizzazione della censura). Sull'altro versante c'erano i film di puro intrattenimento, come il western, il giallo, la fantascienza, ecc… E infine nascevano ibridi, come questo, realizzati da autori che frequentavano il genere, ma che, affrontando determinati argomenti, tentavano d'elevarsi a un più alto livello di contenuti esplorando la psicologia umana, sebbene rimanendo entro gli stilemi classici delle produzioni d'intrattenimento, quali l'ostentazione di nudi femminili, dialoghi spesso forzatamente provocatori, derive nel thriller e nell'erotico. LA STAGIONE DEI SENSI, frutto di una regia curata e di scene pop coreografate da Franco Bottari, è perciò un prodotto di genere con ambizioni intellettuali, e firmato da nomi più o meno importanti. Alla sceneggiatura collaborano la scrittrice Barbara Alberti e Dario Argento non ancora regista, la produzione è di Italo Zingarelli, mentre le angoscianti e orientaleggianti musiche sono di Ennio Morricone. Compare anche la canzone GLORIA di Patrick Samson. E' un film morboso, una favola nera sospesa in una realtà fuori dal tempo, ovattata e arcana. Vi si respira la decadenza della fine dell'estate, definita appunto "stagione dei sensi", la decadenza della ragione umana nella perdizione e nei vizi. Potrebbe sembrare, e forse di fatto lo è, solamente un'operazione pruriginosa e trasgressiva del cinema di genere italiano dell'epoca, ma riesce a possedere il fascino di una novella fantastica, il fascino di un fosco viaggio nei sensi e nei tormenti dell'animo umano. In definitiva un piccolo e poco conosciuto suggestivo film, una piccola perla dal forte impatto estetico.

Recensione a cura di:
  Francesco Tassara | Crea tu insignia

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