Regia/Director: Carlo Ludovico Bragaglia
Soggetto/Subject: Vittorio Metz, Furio Scarpelli, Alessandro Continenza
Sceneggiatura/Screenplay: Vittorio Metz, Furio Scarpelli, Alessandro Continenza
Interpreti/Actors: Totò (Antonio Lumaconi), Carla Calò (Suleima), Gianna Maria Canale (Viviane De Valance), Carlo Ninchi (Pepè Le Moko), Franca Marzi (Odette), Elena Altieri (Nancy), Luigi Pavese (François), Mario Castellani [Renato Castellani] (Za La Mortadelle), Enzo Garinei (La Tulipe), Armando Migliari (Claude Cleim), Gianni Rizzo (guida della Casbah), Marcella Rovena (Sara, l'indovina), Flora Torrigiani (ballerina dell'"Alì Babà"), Riccardo Rioli, Guglielmo Leoncini, Bruno Cantalamessa, Ciro Berardi, Luigi A. Garrone
Musica/Music: Edoardo Micucci
Suono/Sound: Kurt Doubrawsky
Montaggio/Editing: Mario Sansoni
Produzione/Production: Forum Film
Distribuzione/Distribution: Forum Film
censura: 6948 del 17-12-1949
Trama: Il “saltimbanco” napoletano Antonio Lumaconi, che si arrangia cantando e ballando-una figura scomparsa da almeno 30 anni- riceve una lettera dall’Algeria (protettorato francese). Prende quindi il posto del cugino, un certo Pepè, che tutti credono morto. Ma la “banda” che deve dirigere, non è certo quella musicale e Totò se ne accorge, quando invitato in un hotel di lusso, fra colonialisti francesi e ricchi berberi, vede i suoi “colleghi” sparare. Inizia così per lui, l’avventura della Casbah africana.
Citazione papale del Bandito della Casbah, il film sembra esserne in fondo, un bel remake comico. Ma, analizzandolo meglio, vediamo, invece è una sorta di ritratto comico della vita delle bande algerine, alcune delle quali, poi, decideranno di fare la rivoluzione, abbandonando la vita criminale e battendosi per l’indipendenza (si veda “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo). Lungi dal tratteggiare i problemi politici, il film di Carlo Ludovico Bragaglia, regista prolifico accanto a Totò, si staglia in maniera molto divertente ed è sicuramente, il migliore film del principe degli anni Quaranta.
Ottima la sua interpretazione e bellissima soprattutto la gag del fiammifero, che diverte molto. Ottima anche la recitazione di Gianna Maria Canale, sempre bellissima ed affascinante - c’è chi dice che Totò avesse perso la testa per lei - e di Carla Calò, conosciuta ai più per il ruolo di Suleima, amante di Totò nel film. Bravissimo Bragaglia, regista di telefoni bianchi, il primo, si dice, che volesse attrici con i capelli sciolti - anticipando la moda degli anni 40 e 50 - un regista bravo, amante del nonsense, che qui dimostra tutta la sua meravigliosa genialità. Un regista, purtroppo poco capito sia dalla critica del suo tempo, che da quella post-sessantottina che amava solo il cinema della Contestazione.
Una nota di merito a Luigi Pavese, un grande interprete di cinema, teatro e televisione, che qui fa da spalla a Totò e che fu sempre pronto a dare man forte al grande attore nei suoi ruoli. Era buonissimo e faceva sempre la parte del direttore o del commendatore cattivo, qui fa addirittura un bandito.
Film bello, da vedere mille volte, come tutti i film del “principe della risata”.
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