UN DELITTO POCO COMUNE (1988)



Regia/Director: Ruggero Deodato
Soggetto/Subject: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino
Sceneggiatura/Screenplay: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino, Gigliola Battaglini
Interpreti/Actors: Michael York (Robert Dominici), Donald Pleasence (ispettore Datti), Edwige Fenech (Hélène), Mapì Golan (Suzanna), Fabio Sartor (David), Caterina Boratto (madre Robert), Renato Cortesi (Marchi), Daniele Brado, Antonella Ponziani (Gloria), Carola Stagnaro (dott.ssa Pesenti), Renata Dal Pozzo, Giovanni Lombardo Radice, Gianni Franco, Marino Masè, Achille Brugnini, Giovanni Tamberi, Loris Loddi, Hal Yamanouchi, Diego Verdigiglio, Raffaella Baracchi, Emy Valentino
Fotografia/Photography: Giorgio Di Battista
Musica/Music: Pino Donaggio
Costumi/Costume Design: Giovanna Deodato
Scene/Scene Design: Pietro Innocenzi
Montaggio/Editing: Daniele Alabiso
Suono/Sound: Tommaso Quattrini
Produzione/Production: D.M.V. Distribuzione, Globe Films, Tandem Cinematografica, Reteitalia
Distribuzione/Distribution: D.L.F. Distribuzione Lanciamento Film
censura: 83223 del 13-01-1988
Altri titoli: Le tueur de la pleine lune, Off Balance, Phantom of Death


Nel panorama decadente del giallo all'italiana di fine anni '80, dove i pochissimi tentativi di ridare lustro a un genere ormai abbandonato non hanno sicuramente colto nel segno, Un delitto poco comune è una delle rare e piacevolissime eccezioni. Girato con mano esperta da Ruggero Deodato e dominato essenzialmente dalla notevole presenza scenica di Michael York, il film racconta la tormentata vicenda di Robert Dominici, un pianista di successo che porta dentro di sé un segreto agghiacciante. Intanto la città è sconvolta da una catena di omicidi compiuti da persone di età diverse: alcuni testimoni dichiarano di aver visto un giovane allontanarsi dal luogo del primo delitto, altri affermano che il secondo omicidio sarebbe stato compiuto da un cinquantenne, per altri ancora il terzo assassinio sarebbe opera di un settantenne. Qual è dunque il fil rouge che lega indissolubilmente questa catena di morti e, soprattutto, qual è il particolare che lega Robert agli assassini e alle vittime?
Ruggero Deodato, che ha raggiunto la fama a livello mondiale per generi cinematografici ben lontani dal giallo, dimostra di sapersi muovere egregiamente all'interno di una matassa intricata di tradimenti, sospetti, omicidi e tensione, sviluppando un prodotto di buona fattura nell'asfittico panorama del cinema di genere italiano alla fine degli anni '80 e dimostrando di aver appreso la lezione del Maestro del Brivido internazionale, Sir Alfred Hitchcock, rivelando l'assassino a metà film e costringendo lo spettatore a un brusco cambio di marcia: il dubbio "chi è stato?" lascia il posto a un'altra domanda, ovvero "quale sarà la sua prossima mossa?"
Donald Pleasance veste anche questa volta i panni dell'ispettore di polizia incaricato delle indagini, proprio come era accaduto qualche anno prima con il fortunatissimo Sotto il vestito niente targato Vanzina. Il ruolo femminile, assolutamente di contorno, ma funzionale agli esiti della vicenda, è affidato a una matura, ma sempre bellissima, Edwige Fenech. Raffinate ed eleganti le musiche di Pino Donaggio e la scenografia di Paolo Innocenzi.
Da recuperare. 

Recensione a cura di:

Claudio Questa | Crea il tuo badge

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