LADY BARBARA (1970)


Regia/Director: Mario Amendola
Soggetto/Subject: Mario Amendola, Bruno Corbucci
Sceneggiatura/Screenplay: Mario Amendola, Bruno Corbucci
Interpreti/Actors: Renato Brioschi (Renato Raimondi), Paola Tedesco (Barbara), Carlo Delle Piane (Gianfranco, Pagnotta), Franca Dominici (zia Mary), Pietro De Vico (Bagnasco, regista di fotoromanzi), Rosita Torosh (Leda), Rod Licari (Bubù), Nino Terzo (Caruso, il guardiacaccia), Gianfranco D'Angelo (Fogarone, proprietario night), Alberto Sorrentino (Ambrogio, cameriere night), Paolo Bonacelli (sir Edward), Alberto Plebani (cardinale), Vasco Santoni (maggiordomo), Carla Mancini (ragazza)
Fotografia/Photography: Fausto Rossi
Musica/Music: Guycen
Costumi/Costume Design: Massimo Bolongaro
Scene/Scene Design: Giorgio Postiglione
Montaggio/Editing: Sergio Muzzi
Suono/Sound: Raoul Montesanti
Produzione/Production: Euro International Films, Explorer Film '58
Distribuzione/Distribution: Euro International Films
censura: 57068 del 13-10-1970

Mario Amendola (1910 - 1993) è autore di riviste, sceneggiatore di commedie brillanti, ideatore insieme al sodale Bruno Corbucci di film comico - avventurosi (inventano il Tomas Milian movie), ma anche di molti musicarelli, modeste commedie basate su un cantante famoso e su una canzone alla moda, che derivano dalla rivista. Il cinema popolare e disimpegnato della premiata ditta Amendola - Corbucci vuole solo intrattenere il pubblico.
Lady Barbara è un tardo musicarello, uno degli ultimi prodotti del sottogenere comico - sentimentale, interpretato da un cantante che ha avuto un successo effimero, basato sulla trama esile che deriva dal testo di una canzone. Renato è un attore di fotoromanzi che interpreta con la bella Leda (Torosh), agli ordini di un comico regista napoletano (De Vico), ma sogna di fare il cantante, insieme al fido musicista Pagnotta (Delle Piane). Per questo si esibisce nel night Apollo 13 di Gianfranco D’Angelo, che comincia a riempirsi di pubblico, nonostante si trovi dentro uno stabilimento termale. Renato conosce Barbara (Tedesco), figlia di nobili, che vive in un castello ed è promessa sposa a un ricco inglese (Bonacelli). I due ragazzi si innamorano, ma la zia (Dominici) trama per non far coronare il sogno del matrimonio, ricattando Pagnotta, in pugno dopo avergli vinto una grossa somma a poker. Barbara viene convinta che Renato sia sposato con prole, quindi scappa dal promesso sposo in Inghilterra e convola a giuste nozze. Lieto fine assicurato. Il marito si rende conto che la moglie è innamorata di Renato e - nonostante sia rimasto paralizzato dopo un incidente stradale - scioglie il matrimonio non consumato davanti alla Sacra Rota e le consente di sposare il vero amore. 
Lady Barbara non è certo un capolavoro, ma come tutti i musicarelli si guarda con interesse storico - cinefilo. Il film è girato alla De Paolis per gli interni, alcune sequenze sono riprese al famoso Castello Piccolomini di Balsorano - il castello del gotico italiano - in quattro colori, con una tonalità di fondo tra l’ocra e il marroncino. Molte le canzoni interpretate da Renato: La mia vita con te, Gli occhi verdi dell’amore, L’amore ha il tuo volto, Lady Barbara (Bigazzi - Savio). L’ironica Pierluigina è cantata da uno spigliato Carlo Delle Piane durante un intermezzo comico, nelle vesti di attore di cabaret, consueto prima che arrivasse il cinema di Pupi Avati. Tra le curiosità notiamo una foga citazionista di Corbucci e Amendola che - grazie al personaggio di Pagnotta - elencano una serie di titoli del cinema di genere, inseriti nel contesto di dialoghi: E venne il giorno dei limoni neri, Tutti i particolari in cronaca, Dramma della gelosia, È arrivato Sartana il vostro becchino, L’uomo dal braccio d’oro, La sfida infernale, Ti ho sposato per allegria. Le due attrici principali - Paolo Tedesco e Rosita Torosh - sono vestite secondo la moda del tempo: bikini e minigonne; in alcuni frangenti (bagno in piscina, night…) sono sexy e mostrano le loro grazie, sempre nei limiti di una commedia per famiglie. Paola Tedesco è di una bellezza radiosa, capelli castani, sorriso smagliante, persino brava nel ruolo melenso che deve ricoprire. Gianfranco D’Angelo - non ancora famoso - è addirittura doppiato e interpreta un ruolo non confacente alle sue doti comiche. Carlo Delle Piane ha in mano il bandolo comico della storia e lo gestisce abbastanza bene con la collaborazione dei caratteristi Pietro De Vico, Rodolfo Licari e Alberto Sorrentino. Nino Terzo, con la solita voce afona, ha un ruolo più consistente del solito. Carla Mancini è Pamela, l’amica di Barbara, ma non si vede che per poche sequenze. Rosita Torosh e Carla Mancini sono due neodiplomate del Centro Sperimentale di Cinematografia. Renato Brioschi (alias Frenato dei Profeti) è un discreto cantante melodico, anche se lo ricordiamo solo per un pugno di canzoni, ma un pessimo attore. Paolo Bonacelli è Edward, il fidanzato di Barbara, nel “ruolo più trash della sua carriera” (per sua stessa ammissione). Il film è girato come un fotoromanzo, a base di primissimi piani di volti ed espressioni impostate, sembrano foto da pubblicare su rivista. Notazioni storiche riguardano la morale anni Settanta, con un improbabile fidanzato che “non vuole acconti prematrimoniali”; ricordiamo una battuta dove si dice: “solo gli arabi hanno capito le donne: musica, buio e bastonate!”. Frasi che al tempo di oggi fanno sorridere. Il film ha una trama prevedibile e macchinosa, una scusa per arrivare alla canzone clou del finale, ma risente anche di un montaggio lento e pieno zeppo di tempi morti. 
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (una stella): “Fumettone indigesto che cerca di sfruttare il tentativo di carriera solista del leader dei Profeti, assolutamente non a suo agio come attore a fianco di una bonacciona Tedesco presoft”. Un giudizio troppo duro che non condividiamo, ingiuste le frasi su Paola Tedesco, attrice preparata e di buon livello che non ha mai interpretato niente di cattivo gusto nel corso della sua carriera. Marco Giusti (Stracult) esagera in senso opposto: “Cultissimo musicarello”. Morando Morandini conferma una stella, mentre Pino Farinotti si spinge a due. Condividiamo l’ultima valutazione.

Recensione a cura di:
 Gordiano Lupi

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