LA RADICE DEL MALE (2006)



Regia/Director: Silvana Zancolò
Soggetto/Subject: Silvana Zancolò
Sceneggiatura/Screenplay: Giovanni Eccher
Interpreti/Actors: Zora Kerova, Giancarlo Previati, Peter Shepherd, Luca Elmi, Petra Keslerova, Lionello Gennero
Fotografia/Photography: Pierluigi Santi
Musica/Music: Giusi Ruggeri
Scene/Scene Design: Andrea Mangiameli, Nadia Crusco
Montaggio/Editing: Annalisa Schillaci
Suono/Sound: Federico Campana
Produzione/Production: The Shadow Within
Distribuzione/Distribution: DNC Entertainment
Vendite all'estero/Sales abroad: Spotlight Pictures
censura: 100258 del 26-10-2006

Certo, la gestione di un budget inesistente è evidentissima, e rende meno severo il giudizio sul film, che resta però invariabilmente brutto, minato da una recitazione e una confezione televisiva e da una trama che in più di un momento non sa dove andare a parare e trova una chiusa tra le più balorde e inaccettabili dell’ultimo trentennio. La pittrice Andrea, sposata a un ricco uomo d’affari, reduce da un grave incidente che le ha anche provocato un’amnesia, si trasferisce nella villa lasciatale in eredità dallo zio suicida, accompagnata dai due servi Germano e Sabina. Riprendendo in mano le astruse ricerche botaniche dello zio, la donna assume varie sostanze ripetendo alcuni degli esperimenti del suo parente, fino a sbloccare la sua memoria. Mentre il marito si allontana sempre di più dalla casa e dalla moglie, adducendo continue scuse sugli impegni lavorativi, alcuni tragici eventi si verificano nella villa, che culminano nella follia improvvisa di germano, le atroci sevizie subite da Sabina e la violenta morte del dottore che ha in cura Andrea. In un finale in bilico tra delirio acido e psicosi violenta, si consuma una conclusione inaspettata. La regista (autrice anche di The Shadow Within, 2007) gestisce anche discretamente la tecnica di ripresa, ma non le riesce di creare alcuna tensione, a causa di un ritmo letargico che si avvicina di più alle puntate meno emozionanti di Un posto al sole, che al filone “psycho-thriller” cui vorrebbe appartenere. La sceneggiatura del produttore esecutivo Giovanni Eccher non l’aiuta, disperdendosi nelle due trame senza mai riuscire a fissare l’obbiettivo sui punti essenziali e coniugare in un amalgama di mistero che possa suscitare interesse. Il tentativo di recuperare un’attrice famosa per la sua presenza in molto cinema di genere italiano (Antropophagus, 1980 di Aristide Massacesi, Cannibal ferox, 1981 di Umberto Lenzi, Quando Alice ruppe lo specchio, 1988 di Lucio Fulci) si rivela non del tutto riuscito, visto l’altalenanza della sua prova, che si rivela comunque superiore a quella modesta offerta da un cast risicato, che comprende il “televisivo” Giancarlo Previati e il produttore/attore britannico Peter Shepherd (Una farfalla con le ali insanguinate, 1971) Duccio Tessari. Gli effetti speciali sono discreti, ma hanno un effetto spesso anticlimatico, tendente al ridanciano, a causa di una certa assurdità implicita nel già criticato epilogo. Peccato per lo spreco di una fotografia di un certo spessore firmata dall’esperto Pier Luigi Santi (…a tutte le auto della polizia, 1975 di Mario Caiano) Probabilmente, l’elemento di maggior disturbo che può evocare questo film è una prepotente allergia.

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