UCCELLI D'ITALIA (1985) di Ciro Ippolito - recensione del film


UCCELLI D'ITALIA (1985) di Ciro Ippolito
Ricordo un tempo in cui l’umorismo surreale degli Squallor era molto popolare. Ogni nuovo disco era un evento. Al punto che nel 1984, sull’onda di un successo musicale, Ciro Ippolito girò Arrapaho (1984), assurda storia di una rivalità tra tribù indiane con intermezzi pubblicitari e battutacce a base di riferimenti sessuali. Rammento di aver visto al cinema quel capolavoro del trash, così come ho comprato il dvd quando è stato disponibile sul mercato, anche per rivedere la bellezza prorompente di Tinì Cansino, lanciata da Drive In. Ecco, se Arrapaho presenta ancora qualche motivo per essere ricorcato (una storia originale), Uccelli d’Italia è consigliabile solo per un collezionista molto appassionato.
Parodia di Uccelli di rovo, almeno nelle intenzioni, ma in realtà collage di varie parodie, comincia con una colonna sonora intitolata A chi lo do stasera che fa il verso a Nadia Cassini quando cantava A chi la do stasera. Il biglietto da visita sono battute tipo: “Perché non mi ami? Io ti amo anche se con te potrebbe venire Zeffirelli”, dice una donna a un giovane prete. E lui risponde con gesti eloquenti e sospiri che mimano l’atto sessuale. Si prosegue con un generale Custer che galoppa sopra un cavallo a dondolo e con la moglie di uno sceneggiatore (Bigazzi) che non vuole avere più niente a che fare con lui se continuerà a scrivere per gli Squallor. Affondo trash con la canzone parlata Non mi tira più e con un assurdo funerale dove la moglie si lamenta perché l’assicurazione non pagherà: il marito è passato con il rosso. “E adesso a me chi me chiava?”, conclude. Interrogativo esistenziale. Il film è tutto così: battute e musica demenziale anni Ottanta. Intermezzi pubblicitari che ironizzano sulle prime TV commerciali (Italia Uno) e su film come Visitors. Canzoni come A chi e Maramao perché sei morto inserite in una trama inesistente. Due gay brasiliani che piangono vorrebbero fare satira sulla telenovela Anche i ricchi piangono, trasformata per l’occasione in Anche i ricchioni piangono. L’operazione più trash della storia vede un paziente con il pene piccolo al quale viene applicata una protesi a forma di fungo. Si fa satira sul poliziottesco con un bandito barricato in un supermercato con Giancarlo Magalli inviato speciale. Il finale è il segmento migliore, perché presenta una parodia della della vita di Gesù e del tradimento di Giuda. Vediamo il ristorante Al traditore dove si mangia con trenta denari mentre Gesù viene definito un giovanotto con la maglia del Lanerossi Vicenza. La moltiplicazione dei pani e dei pesci manda su tutte le furie i negozianti perché Gesù regala il cibo e mette in crisi i loro affari. Finale supertrash con i soldati che sbarcano e si dirigono verso altre battaglie. La voce di Alfredo Cerruti, in napoletano, manda tutti affanculo. Altri tempi, certo. Si potevano girare film come questo. Forse era un bene. Per parafrasare una canzone del gruppo rock demenziale interprete di questa cosa che non può essere definita cinema: “Era meglio quando c’erano gli Squallor”.

Regia: Ciro Ippolito; Soggetto: Ciro Ippolito; Sceneggiatura: Ciro Ippolito, Daniele Pace, Alfredo Cerruti; Interpreti: Alfredo Cerruti [Gli Squallor] (Giuda), Daniele Pace [Gli Squallor] (Cristo), Giancarlo Bigazzi [Gli Squallor] (Giancarlo, lo sceneggiatore), Toto Savio [Gli Squallor] (prete), Cinzia Fiordeponti [Cinzia De Ponti] (ragazza), Janeta Cyganec (ragazza nel bagno), Oscar Avogadro (Olivoni), Anna Papa (moglie di Giancarlo), Giancarlo Magalli (Capocchia, telecronista), Annie Belle (ragazza), Sabrina Seggiani [Sabrina Siani] (bionda dello strip), Stefano Abbati (Visitor), Marisa Laurito (donna che telefona a "Pronto R), Tiziana Foschi (donna violentata), Gianfranco Principi (uomo dell'Auricchio), Guendalina Giovannucci (donna del centro), Nuccia Fumo (mamma del vescovo-rapinatore), Marcello Turilli [Max Turilli] (figlio di Giancarlo), Anna Maria Orgiera (figlia di Giancarlo), Laura Sorrentino, Giorgio Penna, Ciro Ippolito (uomo della foto nei titoli di), Stefano Abbati; Fotografia: Giuseppe Berardini; Musica: Gaetano Savio [Toto Savio]; Costumi: Valeria Valenza; Scene: Antonello Geleng, Massimo Corevi; Montaggio: Carlo Croglio; Suono: Vittorio Melloni; Produzione: Lux International; Distribuzione: Titanus; censura: 80459 del 07-03-1985

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