MIA MADRE (2015) di Nanni Moretti - recensione del film


MIA MADRE (2015) di Nanni Moretti
Quando ci si rapporta ad un’opera di Nanni Moretti seppur autoconclusiva, bisogna tener presente che quello che si sta per guardare non deve essere visto come un semplice film a se stante, bensì come la rappresentazione di una delle tante fasi della vita dell’artista. Se allarghiamo la nostra visione del tutto, doppiamo immaginare ogni sua pellicola collegata narrativamente alle precedenti, dove come filo conduttore abbiamo il percorso formativo dell’uomo e non del regista. La continuità cronologia ha corrispondenza in quella narrativa. Di fatto non è un segreto che Moretti in ogni suo film metta a nudo parte del proprio intimo, mostrandoci il suo immaginario di  psicosi e ossessioni. Ogni opera diventa, di conseguenza, un lavoro interiore, fotografia del presente che sta vivendo, perché tramite il cinema Moretti riesce a parlare senza filtri di se stesso. Il film diventa nelle sue mani un mezzo terapeutico che gli permette di esternare e scaricare ansie e tensioni. Mia Madre non a caso ricalca strutturalmente come contenuti l’opera più introspettiva dell’artista, il suo terzo film, Sogni D’Oro. In entrambi si racconta la storia di un regista alle prese con un nuovo film, del suo rapporto con la madre, e degli incubi che lo tormentano nel sonno. Però a più di 30 anni di distanza  scompare l’alter ego Michele Apicella, che fu al centro delle sue prime pellicole, (cognome che non a caso è preso dalla propria madre), delegando a Margherita Buy  il compito di interpretarlo.

La trama, in breve, vuole che Margherita (Buy) stia girando un film che parla dell’occupazione di una fabbrica da parte dei suoi operai dopo che questa è stata comprata da un nuovo proprietario, interpretato per l’occasione da John Torturro. L’uomo vuole licenziare del personale per riqualificarla, e tutta la vicenda è incentrata nel dialogo tra le due parti. Quando non è impegnata sul set, Margherita assiste, unitamente al fratello ingegnere Giovanni (Nanni Moretti) la propria madre ricoverata in ospedale per complicazioni al cuore e ai polmoni. I due staranno vicino alla donna  finché la malattia non se la porterà definitivamente via.

Film molto intimistico, dove i due fratelli, la regista e l’ingegnere, rappresentano le due anime che tormentano il Moretti uomo. Mentre Margherita esterna tutte le paure e le insicurezze di chi non accetta una realtà di fatto come la morte di un proprio genitore, Giovanni, il fratello, ne è l’antitesi interpretando la parte razionale. In un’opera con connotati fortemente autobiografici, Moretti emotivamente coinvolto, rompendo lo schema di sempre che lo vuole protagonista, delega l’attrice Margherita Buy ad interpretare se stesso.
Mia madre si presta a molteplici approfondite analisi, ogni scena è un piccolo gioiello, un delicato lavoro di cesellatura che plasma l’amore di Moretti per il cinema e i suoi più profondi sentimenti all’interno di un racconto finalmente non auto compiaciuto. Molto ben costruiti sono i sogni che tormentano la Buy, il suo sentirsi inadeguata nel prendere come donna il posto nella società che ora gli sta lasciando in eredità sua madre. E’ passato il tempo del Michele Apicella di Sogni D’Oro che cercava rifugio nella propria genitrice, e guardava a se stesso girando film su Freud. I ruoli si sono invertiti, il tempo cambia le cose e le situazioni.

Nel film troviamo un Torturro nella parte di un attore a fine carriera, che chiamato da Margherita ad interpretare il ruolo di protagonista, arriva in Italia con la visione comicamente stereotipata di un paese che non c’è più, esaltando nostalgicamente in una scena i personaggi che hanno reso grande il nostro cinema del passato. In antitesi con una Margherita Buy in stato di grazia, nell’antipatico ruolo dell’attore ingestibile che dimentica con troppa facilità le battute, regala all’opera  i momenti più divertenti, stemperando il dolore sottile di cui è imperniato inevitabilmente il film; che tratta altresì il tema quanto mai attuale della crisi economica. Il tempo del miracolo economico è finito, le fabbriche chiudono e lo scontro sociale è all’ordine del giorno. Se ne va via una madre con il suo tempo e con la sua generazione, con il suo amato latino, lingua morta di cui si è perso il senso della sua utilità se non quello di mantenere vivo il ricordo di lei in chi resta, “So che serve, ma non ricordo più esattamente a cosa” dirà la Buy presa di contropiede. 
Mentre il mondo intorno si trasforma, ogni momento della vita vuole il suo riadattamento ai tempi che si vivono. Quello che è passato vive, nel bene o nel male, nella nostra esperienza.

Regia: Nanni Moretti; Soggetto: Nanni Moretti, Valia Santella, Gaia Manzini, Chiara Valerio; Sceneggiatura: Nanni Moretti, Francesco Piccolo, Valia Santella; Produttore: Nanni Moretti, Domenico Procacci; Casa di produzione: Sacher Film, Fandango, Le Pacte, Rai Cinema; Distribuzione (Italia): 01 Distribution; Fotografia: Arnaldo Catinari; Montaggio: Clelio Benevento; Scenografia: Paola Bizzarri; Interpreti e personaggi: - Margherita Buy: Margherita - John Turturro: Barry Huggins - Giulia Lazzarini: Ada - Nanni Moretti: Giovanni - Beatrice Mancini: Livia - Enrico Ianniello: Vittorio - Pietro Ragusa: Bruno - Tony Laudadio: il produttore - Stefano Abbati: Federico - Anna Bellato: l'attrice - Davide Iacopini: l'impiegato Elgi - Lorenzo Gioielli: l'interprete - Tatiana Lepore: la segretaria di edizione - Domenico Diele: Giorgio - Renato Scarpa: Luciano; Lingua originale italiano
Paese di produzione: Italia, Francia; Anno: 2015; Durata: 106 min

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