EMANUELLE E GLI ULTIMI CANNIBALI (1977)

Regia/Director: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]
Soggetto/Subject: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]
Sceneggiatura/Screenplay: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato], Romano Scandariato
Interpreti/Actors: Gabriele Tinti (Mark Lester, l'etnologo), Nieves Navarro [Susan Scott], Donald O'Brien, Monica Zanchi, Laura Gemser (Emanuelle), Percy Hogan, Anna Maria Clementi, Geoffrey Copleston, Dirce Funari, Pierluigi Cervetti, Bona Bono, Maria Gabriella Mezzetti, Massimo Ciprari, Giuseppe Auci
Fotografia/Photography: Aristide Massaccesi [Joe D'Amato]
Musica/Music: Nico Fidenco
Costumi/Costume Design: Carlo Ferri
Scene/Scene Design: Carlo Ferri
Montaggio/Editing: Amedeo Moriani
Suono/Sound: Massimo Loffredi
Produzione/Production: Flora Film, Fulvia Cinematografica, Gico Cinematografica
Distribuzione/Distribution: Flora Film
censura: 70973 del 20-10-1977

Emanuelle, sotto l'egida di un medico, si finge paziente di un manicomio per realizzare un servizio sulla vita e le condizioni dei malati. Dietro agli occhi della bambolina che si porta sempre in braccio nasconde un obiettivo fotografico, che, a comando, scatta. Una paziente aggredisce un'infermiera, mordendole e mangiandole un seno. Il fatto non sfugge all'obiettivo della fotoreporter, che lasciata la casa di cura e tornata al giornale, consegna tutto al direttore per la pronta pubblicazione del servizio. Scopre che la malata responsabile dell'atto di cannibalismo proviene dalla remota giungla amazzonica, dove pare abbia trascorso buona parte della vita, cresciuta dai cannibali. Uno strano tatuaggio ch'ella porta sul ventre sembra dimostrare la tesi. L'idea un sensazionale servizio sull'esistenza degli ultimi cannibali stuzzica il direttore del giornale, che manda Emanuelle al museo di storia naturale a documentarsi presso un noto professore (Gabriele Tinti, ancora una volta nella serie con un ruolo differente).
La reporter si documenta, ma ovviamente col professore ci finisce a letto, e anche più d'una volta. Ormai i tempi sono maturi per una spedizione in Amazzonia alla ricerca della tribù degli "Apiaca", come li chiama il professore. Giunti sul luogo, attrezzati e con tanto di guida, una suora, una ragazza e conduttore al seguito, risalgono il Mato Grosso diretti alla missione di padre Morales, luogo dove fu trovata la paziente ricoverata a New York. Lungo il cammino incontrano una coppia di bianchi, un cacciatore con moglie e aiutante di colore al seguito. Lei (Susan Scott) se la fa col nero, mentre il marito (Donald O'Brien) è isterico perché impotente. Il nero è interpretato da Percy Hogan, che era comparso in EMANUELLE NERA N. 2, seguito apocrifo del primo. I due gruppetti si uniscono nell'esplorazione della giungla, che si rivela presto infestata dai cannibali. La loro barca è persa, e il conduttore trovato morto. Non resta che proseguire il viaggio come meglio si può. Il cacciatore impotente e la moglie, in realtà non sono lì per cacciare, ma per recuperare dei diamanti custoditi all'interno di un aereo precipitato nella zona qualche anno prima. Purtroppo però i cannibali sono in agguato, squarteranno la suora, uccideranno i portatori e rapiranno la ragazza e la moglie del cacciatore. Rimarranno liberi, almeno per il momento, solo Emanuelle e l'antropologo, che dovranno ingegnarsi per riuscire a fuggire sani e salvi.
Quarto episodio della serie EMANUELLE NERA, molto diverso dai precedenti. La storia, stavolta scritta dal regista in coppia con Romano Scandariato, è praticamente un cannibal-movie, subito confezionato sulla scia del successo che stava riscuotendo ULTIMO MONDO CANNIBALE di Ruggero Deodato. La bella fotoreporter in quest'avventura non salta da un aereo all'altro in giro per il mondo, ma vaga nella giungla per tutto il film; scatta meno fotografie del solito, sorride poco e non trova molti partner con cui fare l'amore. Il film è più "cannibal" che erotico, ma neanche troppo forte tutto sommato negli aspetti cruenti. Ha il pregio di non essere eccessivo, né nelle crudeltà né nella reiterazione delle stesse, ma piuttosto equilibrato. Nota di pregio il fatto che non compaiono i soliti animali martoriati per inorridire lo spettatore, vergognoso must del genere. C'è qualche problema di fotografia in alcune scene della giungla: nel montaggio di almeno due sequenze si passa bruscamente e ripetutamente da un'inquadratura all'altra da una fotografia chiaramente illuminata a un'altra quasi in notturna, come se fossero state girate in momenti di luce diversa. Un discorso a parte merita la giungla. Nonostante il ringraziamento nei titoli di coda alle autorità di Tapuruguara in Amazzonia (scritto però Tapurucuara'), le riprese sono state fatte nel Lazio. Si riconosce infatti il lago di Fogliano, utilizzato molto probabilmente anche nella scena finale di EMANUELLE IN AMERICA spacciato per isola tropicale (utilizzato almeno anche nel 1970 in DUE BIANCHI NELL'AFRICA NERA con Franco e Ciccio e in ZOMBI HOLOCAUST di Marino Girolami nell'80, e chissà quante altre volte…). Uno dei portatori è interpretato da Hal Yamanouchi, non accreditato, attore giapponese dalla prolifica carriera in Italia, che tornerà sotto la regia di D'Amato anche in alcuni post-atomici degli anni 80. Da non dimenticare infine la sempre ottima colonna sonora di Nico Fidenco, che in questo film ci regala uno dei pezzi più belli e magici della sua carriera col brano MAKE LOVE ON THE WING. Lo stesso tema è riarrangiato con un eccezionale accompagnamento di percussione in ZOMBI HOLOCAUST, horror in cui compare Donald O'Brien, che qui interpretava il cacciatore impotente, e che comparirà in seguito in altri film di Joe D'Amato. Ecco perché certe volte, vedendo luoghi, facce, e ascoltando riarrangiamenti, sembra di vedere sempre lo stesso film!
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