LA GEMELLA EROTICA (1980)


Regia, Montaggio, Sceneggiatura: Alberto Cavallone. 
Soggetto: Alberto Cavallone, Rodolfo Putignani. 
Fotografia: Maurizio Centini. Assistente 
Operatore: Marco Sperduti, Maurizio Fiorentini. 
Musiche: Carlo Carnelli (Edizioni Musicali Pepita). 
Direttore di Produzione: Paolo Chizzola. 
Trucco: Silvana Petri. 
Costumi: Giovanna Russo. 
Aiuto Regista: Tony Askin. 
Distribuzione: Euritalia. 
Sviluppo: Staco Film (Roma). 
Edizione Sonora. NCN Roma. 
Interpreti: Patricia Behnn, Danilo Micheli, Pauline Teuscher, Fabienne Pareti, Rick Mc Shoot, David Seye, Eva Rey, Paolo Celli.
censura: 75744 del 24-10-1980


La gemella erotica segna l’inizio del periodo decadente di Alberto Cavallone, possiamo dire che è l’ultimo film normale, firmato con il suo nome, girato subito dopo Blow Job (1980) - pare su commissione - con interprete Danilo Micheli e una sconosciuta che si faceva chiamare Patricia Behn (Patrizia Gasperini?). Dopo questo film per Cavallone si aprono le porte del porno: Il nano erotico (firmato Baron Corvo) (1982), Pat, una donna particolare (firmato Baron Corvo) (1982). Il regista milanese aveva toccato i vertici della sua poetica in Spell (1976) e Blue Movie (1978), pare anche in Maldoror (1976), ma dobbiamo crederci per fede, visto che non è mai uscito e - a oggi - risulta introvabile.
La gemella erotica è una pellicola caratterizzata dal solito clima torbido e inquietante dei migliori lavori di Cavallone, ma non raggiunge i livelli di opere precedenti per colpa di una sceneggiatura prevedibile e di una recitazione approssimativa.
Il protagonista è un improbabile psicologo (Micheli) che sembra curare la moglie da una grave forma di sdoppiamento della personalità, ma in realtà tenta di portarla a livelli insostenibili per liberarsi di lei.  La gemella erotica non è “la storia di due gemelle, una santa e l’altra puttana”, come dice Marco Giusti su Stracult. No davvero. Cavallone racconta un problema psichiatrico grave, ma lo fa con meno stile che in passato, con tempi da cinema porno e in maniera piuttosto grezza, mettendo in primo piano la storia di una donna convinta di avere una gemella a lei caratterialmente opposta. Il regista inserisce un personaggio di contorno, lo psicopatico De Gregori, in cura dallo psicologo, che ricorda - in parte - il macellaio di Spell, un sessuofobo invaghito di una cassiera del bar dove fa colazione, che finisce per massacrare la donna sul tavolo da biliardo. Questa sequenza è l’unica concessione all’estetica eccessiva che il regista aveva presentato in lavori precedenti. Tutto il resto è sin troppo prevedibile, fino alla morte della donna, uccisa da un killer da lei stessa ingaggiato mentre viveva la seconda oscura personalità. Sullo sfondo storie d’amore torbide e sequenze ai limiti del porno, con Pauline Teuscher - attrice cara a Joe D’Amato - impegnata in una performance con un attore di colore, oltre a brevi amplessi tra lo psicologo e la segretaria, partecipe del complotto ai danni della moglie. Di buono ci sono alcune parti oniriche (il sogno del folle di violentare la cassiera, il ricordo di un vecchio delitto), il clima torbido e angoscioso, le bambole decapitate - vero marchio d’autore di Cavallone - lo squallore di fondo tipico delle pellicole del regista milanese. Patricia Behnn non è una grande attrice, quindi tutta la messa in scena sulla doppia personalità di una donna che odia la parte perversa di se stessa risulta poco efficace. In compenso la vediamo spesso nuda e disinibita quando veste i panni della sorella perversa. Pessimo anche Danilo Micheli che sfoggia sempre la solita imperturbabile espressione. Il film è fiacco, manca di tensione erotica, mentre la parte da thriller psicologico si scopre dopo poche sequenze e sciupa un finale che vorrebbe essere a sorpresa.  Girato sul Lago di Vico (secondo Marco Giusti “nella villa di Nanni Loy”) e a Ronciglione durante il Carnevale, con alcune sequenze in locali notturni e durante un palio corso da cavalli per le strade del paese. Alberto Cavallone confida a Nocturno: “Questo film me lo commissionarono. Il protagonista doveva essere lo stesso che aveva fatto Blow Job mentre l’attrice era una certa Gasperini…”. Marco Giusti afferma che Cavallone avrebbe “lasciato a metà strada il film” e che sarebbe stato terminato da Luigi Cozzi. Non ci risulta. Paolo Mereghetti si occupa (stranamente) de La gemella erotica. Concede una sola stella (condivisibile) e afferma: “Ovvia sorpresa per un Cavallone svogliatissimo e senza soldi: un soft-core in cui si immaginano le scene hard tagliate, con brandelli delle provocazioni d’un tempo. Pare che l’abbia finito Luigi Cozzi, ma onestamente non si vede”. Pure perché non è vero.

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