Soggetto: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Marco Pettenello, Matteo Oleotto
Sceneggiatura: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Marco Pettenello, Matteo Oleotto
Produttore: Igor Princic
Produttore esecutivo: Ognjen Dizdarevic
Casa di produzione: Staragara, Transmedia, Arch Production
Distribuzione (Italia): Tucker Film
Sceneggiatura: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Marco Pettenello, Matteo Oleotto
Produttore: Igor Princic
Produttore esecutivo: Ognjen Dizdarevic
Casa di produzione: Staragara, Transmedia, Arch Production
Distribuzione (Italia): Tucker Film
Interpreti:
Giuseppe Battiston, Teco Celio, Rok Prasnikar, Roberto Citran, Marjuta Slamic,
Peter Musevski, Riccardo Maranzana, Ivo Barisic, Jan Cvitkovic, Maurizio Fanin,
Sylvain Chomet, Ariella Reggio, Doina Kommissarov
Durata:
h 1.43
Nazionalità: Italia 2013
Genere:
commedia
Trama: Paolo
Bressan (un ottimo Giuseppe Battiston) è un gagliardo bevitore, come quasi
tutti nel suo paesino in Friuli. Ed è un bugiardo sistematico e un cinico
egoista, per di più soddisfatto di esserlo. Gli capita però di
"ereditare" da una zia slovena un nipote strano: impacciato, forbito,
bisognoso d'affetto.
Matteo
Oleotto, goriziano classe 77, intraprende gli studi di recitazione alla Civica accademia d'arte drammatica Nico Pepe
di Udine, per poi trasferirsi a Roma e diplomarsi nel 2005 al Centro
sperimentale di cinematografia. Pur Partecipando nel 2011, in veste di attore,
al film di Claudio Cupellini “Lezioni di Cioccolato” , capisce tuttavia sin da
subito che quello che vuole realmente (per fortuna) non è recitare, ma
dirigere. Così nasce l’idea per questo “Zoran,
il mio nipote scemo”, opera prima di produzione italo-slovena . Matteo
sceglie subito il protagonista, Giuseppe Battiston, conterraneo ed amico di
lunga data, e decide di ambientare la vicenda proprio in un paesino in
provincia di Gorizia. Viene fatta questa scelta perché anni prima, durante una
conferenza stampa del suo regista preferito (Ken Loach), gli fu consigliato,
almeno per il primo film, di raccontare un territorio conosciuto, avendo
così un punto di vista molto più personale e soggettivo rispetto a chi
quel territorio lo visiti solo per girarci un film e che lo racconti solo da un
punto di vista oggettivo. La mise en œuvre di questa filosofia risulta vincente
e premia il coraggio di Matteo Oleotto che fa un ottimo lavoro nel raccontare
una storia che, nonostante racconti
appunto lo spaccato di vita di
uno specifico territorio e dei suoi abitanti, risulta fruibilissima al grande
pubblico non pregiudicandone la visione.
Paolo
Bressan (Giuseppe Battiston) è un uomo cinico, egoista, opportunista e
perdigiorno, vive in un paesino del Friuli ai confini con la Slovenia e passa
tutta la giornata tra l’osteria dell’amico Gustino e il lavoro come aiuto cuoco
in un centro anziani, ottenuto grazie al marito della ex moglie Stefanja
(Marjuta Slamic). Nonostante sia rimasto amico dell’ ex moglie, Paolo non
riesce ad accettare che questa lo abbia lasciato per mettersi con un
“subnormale” con l’hobby di impagliare gli uccellini come Alfio (Roberto
Citran), di conseguenza cerca sempre di riconquistarla, senza esito. Un Giorno
Paolo riceve una lettera che lo informa della morte di una zia slovena che
neanche conosceva. L’unica “eredità” che gli lascia questa zia è un nipote
quindicenne di nome Zoran Spazapan (Rok Prasnikar), che Paolo dovrà tenersi
cinque giorni prima di poterlo affidare all’istituto minori. Il ragazzino è un
po’ timido ma molto intelligente, parla un italiano abbastanza arcaico dovuto
al fatto che gli unici due libri italiani che aveva la zia in casa erano “Lampi
sull’Isonzo” di Giulio Previati e “Lacrime di Fanciulla” di Enrico Cosulich,
due capolavori per il ragazzo, come ama dire a tutti quelli che incontra.
Bressan non vede l’ora di sbarazzarsi di questo peso, la sua vita non contempla
un ragazzino, per di più straniero, da gestire. Quando scopre casualmente che
Zoran è un fenomeno nel colpire il centro del bersaglio con le freccette,
Bressan deciderà di sfruttare questa dote per arricchirsi….
Ottimo
esordio, questo “Zoran” di Matteo Oleotto,
il regista friulano confeziona una commedia pregiata come un vino stra -invecchiato e
frizzante come una coca cola. Viene finalmente data la possibilità al bravo ed
istrionico Giuseppe Battiston di recitare come protagonista assoluto e la
scommessa viene facilmente vinta. Il ruolo dell’inetto e cinico ubriacone pare
essergli cucito addosso, talmente tanto da non poter immaginare nessun altro
attore al suo posto. Tutto ciò grazie anche al binomio vincente con l’attore
esordiente Rok Prasnikar, che interpreta il timido e forbito Zoran (chiamato
Zagor dallo zio)con una tale naturalezza da sorprendere i più smaliziati. Il
film è pieno di scene che strappano più
di un sorriso e l’alchimia tra i due è palpabile, non sarà raro scoppiare a
ridere sentendo Zoran pronunciare, con la cadenza da ragazzo dell’est Europa,
termini quali: “dimorare”, “qualsivoglia destinazione” ecc. e vedere la
reazione sconvolta dello zio, come se dicesse: “ ma da dove viene questo qui da
Marte?!?!”. Il resto del cast fa un buon lavoro, anche se come detto in
precedenza il successo del film è determinato dalla contrapposizione della
coppia zio – nipote / diavolo – acqua santa. Il terzo protagonista del film è
sicuramente il vino, che scorre a litri nella vita di Paolo, divenendo
termometro del suo umore. Il vino del paesello non è pregiato, ma è genuino, un
po’ come Paolo, che rifugiandosi in esso reagisce a modo suo ad una vita
sfortunata, senza soldi e senza amore. Ottime le musiche dei “Sacri cuori” che,
tra folk, blues e canzoni pro vino (“Vin e aqua”) del gruppo vocale Farra, sfornano una ost piacevolissima
e variegata.
In
conclusione consiglio la visione di “Zoran, il mio nipote scemo” a (come
direbbe Zago…Ehm… Zoran) a qualsivoglia persona, perché è un film che fa bene
al cuore, un po’ come un bel bicchiere di buon vino, invitando i lettori a
premiare questo esordiente regista, nell’augurio che ci regali al più presto
un’altra perla simile.
Riconoscimenti:
L'opera
è stata presentata alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di
Venezia, nell'ambito della Settimana Internazionale della Critica e ha vinto il
Premio del Pubblico RaroVideo.
Frasi e Dialoghi da
ricordare:
Paolo Bressan: “Se sei mona e credi in Dio…
crederai nel Dio dei mona.”
Coro comunale di
Doberdò: “Il
vino fa allegria, l’acqua xè il funeral!”
“Chi lassa il vin friulan, x’è proprio un fiol
d’un can!”
“Il vin tien su la vita!”
“L’acqua la bevi il can!”
- Paolo:
Allora Zagor, patti chiari e amicizia lunga, staremo insieme qualche giorno e tu
farai tutto quello che ti dico io e poi ti porto in manicomio, ci sono domande?
No bravo!
- Paolo:
Chiamati come vuoi, l’importante è che devi stare muto! Ecco, così mi piaci,
muto e ubbidiente! E adesso…( gettando l’urna con le ceneri della defunta in
strada) saluta la nonna!
Recensione a cura di:
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