CONCERTO PER PISTOLA SOLISTA (1970)



Regia/Director: Michele Lupo
Soggetto/Subject: Fabio Pittorru, Massimo Felisatti, Sergio Donati
Sceneggiatura/Screenplay: Fabio Pittorru, Massimo Felisatti, Sergio Donati
Interpreti/Actors: Anna Moffo (Barbara Worth), Ida Galli [Eveline Stewart] (Isabel Carter), Peter Baldwin (Anthony, marito di Isabel), Lance Percival (ispettore Gray), Giacomo Rossi Stuart (Ted / Theodor Collins), Christopher Chittel (George Harold Montmorency Kemple, figlio G. Kemple), Marisa Fabbri (lady Gladys Victoria Gwendolyn Kemple), Beryl Cunningham (Pauline Collins), Quinto Parmeggiani (Lawrence Brian Carter), Orchidea De Santis (Eveline, la cameriera), Claudio Undari [Robert Hundar] (Arthur, lo stalliere), Franco Borelli (Tom, l'automobilista ospite), Bellard Berkeley (Peter, il maggiordomo), Gastone Moschin (serg. Aloisius Thorpe)
Fotografia/Photography: Guglielmo Mancori
Musica/Music: Francesco De Masi
Costumi/Costume Design: Walter Patriarca
Scene/Scene Design: Ugo Sterpini
Montaggio/Editing: Vincenzo Tomassi
Suono/Sound: Luciano Welisch
Produzione/Production: Juppiter Generale Cinematografica
Distribuzione/Distribution: Fida Cinematografica
censura: 56903 del 04-10-1970
Altri titoli: Konzert für eine Pistole

Ci sono film e registi che incredibilmente finiscono in una sorta di limbo dal quale difficilmente riescono a venire fuori pur essendo riconosciuti dai più come capolavori assoluti. “Concerto per pistola solista” di Michele Lupo racchiude, in una botta sola, tutti e due questi (chiamiamoli) pregi e oggi difficilmente riesce a trovare visibilità se non in canali impossibili ad orari improbabili.
Anna Moffo, Gastone Moschin, Eveline Stewart, Lance Percival, Peter Baldwin e Giacomo Rossi Stuart sono solo alcuni dei protagonisti della storia scritta con maestria e rara raffinatezza da Sergio Donati, Massimo Felisatti e Fabio Pittorru. Una commedia noir che anticipa di oltre sei anni “Invito a cena con delitto” e ricalca, in un certo modo, lo schema narrativo di “Dieci piccoli indiani”, il capolavoro di George Pollock del 1965 tratto dal romanzo di Agatha Christie. Il plot parte da un'elegante villa inglese dove è in pieno svolgimento una partita di golf. Una mano che esce dal green porta alla scoperta di un cadavere. E' il terzo di una serie di omicidi sui quali sta indagando Scotland Yard! Nella villa, simile ad un castello, è riunita un'intera famiglia che attende con ansia l'apertura del testamento del duca Hanry Carter, primo della serie dei defunti. Le storie dei parenti accorsi con la speranza di dividersi un bel po' di soldi (o di averli tutti per sè), sono diverse e spesso esilaranti: si va dal classico sfaticato che ha dissipato una fortuna, alla giovane vedova, al ragazzaccio amante di scherzi fino ad arrivare al maggiordomo. Tutti avrebbero avuto più di un motivo per far fuori il duca. Tra la delusione generale, la fortuna dello scomparso vengono devolute a una giovane nipote, Barbara, che gli è stata vicina nell'ultimo periodo della sua vita. Le indagini condotte da Scotland Yard sembrano impantanarsi irrimediabilmente sul più bello e se non fosse per il sergente Thorpe, interpretato magistralmente da uno strepitoso Gastone Moschin in splendida forma, non si scoprirebbe mai che, in vero, ogni omicidio ha una storia indipendente che esula dall'eredità... geniale!
La regia di Michele Lupo, un professionista con la P maiuscola, dona alla pellicola un alone di eleganza che raramente viene egualiata dai suoi contemporanei. Lupo era un regista raffinato dotato di una cultura a trecentosessanta gradi che ne faceva un eccezionale personaggio. Aveva frequentato un po' tutti i generi dal peplum al western alla commedia al giallo. A fine carriera si legò all'intramontabile Bud Spencer firmando titoli come “Uno sceriffo extraterrestre” (forse il più bel film di Pedersoli), “Bomber” e “Occhio alla penna”. In una intervista il grande Giuliamo Gemma che con lui lavorò spesso (Arizona Colt forse è il più bel film in cui i due si incrociarono) disse che Lupo era una persona alla spasmodica ricerca della perfezione e per questo spesso intrattabile, ma artisticamente non si poteva discutere. In “Concerto per pistola solista” il regista, pur abbandonandosi agli stereotipi caratteristici del tempo, come l'uso esagerato dello zoom e un particolare gusto dell'elaborazione dell'inquadratura, aveva mantenuto il suo personale stile impeccabile grazie anche ad un cast di straordinaria bravura e collaudatissimo. 
Grande merito della riuscita del film va dato anche alla sceneggiatura ed alla scrittura del copione in generale che esprime trovate a dir poco originali come il giovane dedito ai suicidi molto simile alla Harold e Mode o l'aver “disegnato” il sergente Thorpe così sopra le righe. La scenografia inglese di “Concerto per pistola solista” è graziosa e ben aiutata da quella degli interni delle location. Le musiche del maestro Francesco de Masi edite dalla vecchia CAM, recentemente rieditate dalla Beat records in un CD che offre la colonna sonora completa, sono di grande spessore artistico. Un capolavoro nel capolavoro. L'adattamento dal “Piano Concerto n° 1″ di Tchaikovsky, voluto dal regista che era anche un incredibile appassionato di musica classica, è un gioiello senza tempo. 
Il film, come dicevo al principio, difficilmente viene trasmesso su canali facilmente sintonizzabili sui nostri televisori. Esiste un VHS di “pesserrima” qualità e di un uscita in DVD nemmeno se ne parla. Corrono voci che su You Tube esistano versioni in diverse lingue tranne che in italiano. Che dire? Un capolavoro dimenticato!

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