LO SQUARTATORE DI NEW YORK (1982)



Regia/Director: Lucio Fulci
Soggetto/Subject: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino
Sceneggiatura/Screenplay: Gianfranco Clerici, Vincenzo Mannino, Lucio Fulci, Dardano Sacchetti
Interpreti/Actors: Jack Hedley (ten, Davis), Antonellina Interlenghi [Almanta Keller] (Fay), Renato Rossini [Howard Ross] (George), Andrea Occhipinti [Andrew Painter], Alexandra Delli Colli, Paolo Malco, Cinzia De Ponti, Laurence Welles, Daniela Doria, Babette Neve, Zora Kerowa, Paul Guskin, Anthon Kajan, Johs Cruze, Nerla Macbride, Rita Silva, Giordano Falzoni, Lucio Fulci, Barbara Cupisti, Martia Sorrentino, Violetta Jean, Cesare Di Vito, Elisa Cerni, Chiara Ferrari
Fotografia/Photography: Luigi Kuveiller
Musica/Music: Francesco De Masi, Francesco Di Masi
Costumi/Costume Design: Massimo Lentini
Scene/Scene Design: Massimo Lentini
Montaggio/Editing: Vincenzo Tomassi, Vincenzo Timassi
Produzione/Production: Fulvia Film
Distribuzione/Distribution: 77 Cinematografica
censura: 77607 del 18-02-1982
Altri titoli: L'eventreur de New York, Der New York Ripper, The New York Ripper, The Ripper

ATTENZIONE LA SEGUENTE RECENSIONE CONTIENE DEGLI SPOILER!
Agli albori degli anni ottanta Lucio Fulci, dopo la grandiosa parentesi horror che ci ha regalato i tre capolavori della sua "Trilogia della morte" (Paura nella citta' dei morti viventi, E tu vivrai nel terrore e Quella villa accanto al cimitero) ritorna al genere thriller con quella che sara' l'ultima pellicola degna delle sue produzioni migliori: Lo squartatore di New York, che rappresenta non solo l'apice della sua poetica macabra e gore (come E tu vivrai nel terrore) ma ancor di piu' della sua visione pessimista e nichilista. Per le sue scene molto disturbanti è ritenuto uno dei thriller piu' violenti mai fatti.
Con questo film il regista romano ci porta nella stessa New York sporca e corrotta che abbiamo visto nei film di Scorsese, Friedkin, Lustig e Ferrara dove un sadico e spietato serial killer massacra  con estrema brutalita' giovani donne senza un apprente motivo e mascherando la sua vera voce con quella di Paperino (evidente auto-citazione da parte di Fulci de "Non si sevizia un paperino"). Sulle sue tracce abbiamo l'anziano tenente di polizia Fred Williams aiutato dal dottor Devis (uno psichiatra) e dalla giovane  Fay Majors, l'unica vittima scampata alla lametta da barba dell'assassino.  La loro indagine si fa strada fra le torbide vicende dei protagonisti che rappresentano un umanita' depravata e in balia dei suoi vizi piu' nascosti per arrivare ad uno dei finali piu' deprimenti e tristi della storia cinema. L'assassino è un padre portato alla follia  e all'odio verso le donne (specchio secondo alcuni di una presunta misoginia del regista) dalla rara malattia di sua figlia che l'ha privata di tutte quelle cose (la salute, la bellezza etc...) che nella sua mente distorta vedeva nelle sue vittime. Le truculente inquadrature degli squartamenti e delle sevizie (che saranno poi tutte censurate) sono cosi' accurate da dare l'impressione che il killer infierisca non solo sul corpo ma anche sull'anima delle vittime. Gli ingredienti della pellicola rientrano pienamente nel genere neo-noir: la metropoli buia e sporca, i protagonisti ambigui e pieni di lati oscuri, un pizzico di critica sociale (con la scena della vecchietta che cita lo sceneggiato "Dallas" al commissario), la violenza estrema e al limite del disgusto e il finale pessimista, che lascia lo spettatore a bocca aperta e che lo induce ad una forte riflessione morale. Da evidenziare poi la presenza di Fulci in un breve cameo. Film non consigliabile (come gran parte della cinematografia fulciana) a spettatori sensibili. 

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