MIELE (2013)


Regia: Valeria Golino
Interpreti: Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni, Iaia Forte, Roberto De Francesco, Barbara Ronchi, Valeria Bilello
Durata: h 1.36
Nazionalità: Italia 2013
Il film è tratto liberamente dal romanzo Vi perdono di Angela Del Fabbro (pseudonimo di Mauro Covacich), successivamente ripubblicato con il titolo "A nome tuo".

 TRAMA: Miele narra la storia di Irene, una ragazza di trent'anni che ha deciso di aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare l'agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Un giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L'incontro metterà in discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e ambiguità affettive.

Esordio registico per una delle più accreditate attrici italiane recenti, Valeria Golino, che racconta una storia con un tema centrale delicatissimo (il suicidio assistito) che sicuramente richiede un grande coraggio e una forte personalità per essere messo sotto i riflettori senza essere bersaglio di critiche e strumentalizzazioni politiche e morali. In questa recensione io parlerò solamente dell’aspetto tecnico del film perché non spetta a me decidere se l’eutanasia è giusta o sbagliata, se aiutare a morire dolcemente una persona che non ce la fa più a fare una vita che non è degna di essere chiamata tale sia da condannare o da lodare, non posso essere io a dirlo e (soprattutto) non voglio. Ognuno di noi, in coscienza, ha la sua opinione ed è giusto così.
Parlando del film, Irene a.k.a. “Miele”, interpretata da una buona Jasmine Trinca, è una ragazza molto indipendente e un po’ maschiaccio, orfana di madre e con un rapporto un po’ superficiale con il padre con il quale non si vede quasi mai e condivide poco e nulla. Irene, ex studentessa di medicina, finge di fare la ricercatrice all’università di Padova ma in realtà il suo “lavoro” è quello di aiutare a morire “dolcemente” (previo pagamento ben cospicuo) i malati terminali che la contattano attraverso la somministrazione di barbiturici letali coadiuvandoli con un sottofondo musicale scelto dal “cliente”. Spesso Irene si reca in Messico per reperire il letale Lamputal, veleno per cani (illegale in Italia) che in dosi massicce ha effetto letale anche sull’uomo. Tutto procede regolarmente, cliente dopo cliente, fin quando Miele non riceve una telefonata dall’ ing. Carlo Grimaldi (un fantastico e carismatico Carlo Cecchi) uomo separato, danaroso e distinto ma molto disilluso e burbero, che richiede i suoi servigi. Miele pensa si tratti di uno dei tanti malati terminali che vogliono mettere fine alle proprie sofferenze e quindi accetta l’incarico portando il necessaire al primo incontro con il cliente che, a differenza degli altri malati con cui ha avuto a che fare , non vuole nessuna assistenza né compagnia prima di esalare il suo ultimo respiro. Dopo la shoccante scoperta di Miele sulla salute di ferro dell’uomo e conseguentemente il suo rendersi conto di aver fatto un errore grossolano tradendo la propria coscienza da buona samaritana (pagata profumatamente aggiungerei), la ragazza comincia a preoccuparsi e torna trafelata a casa dell’ing. Grimaldi per evitare che succeda l’irreparabile. Da questo momento in poi, avendo scoperto che l’uomo è ancora in vita, il film entra nella sua fase migliore e più godibile, la fase in cui i due personaggi principali cominciano a conoscersi e ad affezionarsi l’un l’altra (quasi come padre e figlia) colmando le proprie solitudini ataviche, pochi giorni intensi in cui Irene riscopre un accenno d’affetto simil paterno che forse non ha mai avuto.
Non parlerò del finale (ovviamente), posso dire però che la Golino è stata “furba”, cercando di dare un colpo al cerchio e uno alla botte,chi lo vedrà capirà queste mie parole. La regia è una regia sufficiente, niente di esaltante, potrei definirla onesta, la prima parte del film soprattutto è un po’ troppo lenta e paga dazio, molto meglio la seconda parte. Il grande merito della regista è aver preso due attori che si calano perfettamente nella parte (e hai detto poco mi direte) e che sanno fare il loro lavoro.
In conclusione posso dire che già il fatto di aver affrontato questo argomento con un film d’esordio è da lodare, tuttavia non mi sento di promuovere in pieno questo film per via di alcuni difetti da inesperienza, la promozione c’è ma come cantava qualcuno “si può dare di più”.

Curiosità: il film è prodotto dalla Buena Onda, società fondata dalla Golino e dal fidanzato Riccardo Scamarcio con Viola Prestieri, in collaborazione con la Rai Cinema e distribuito da Bim. 
Frasi e dialoghi da ricordare:

Ing. Carlo Grimaldi: “Allora mi dica tutto, sono nelle sue mani, è la prima volta che muoio!”

- Miele/Irene: - Ma qual è il suo problema la brutta televisione?
 Ing. Carlo Grimaldi : - Me ne fotto della bruttezza, Più brutti diventate meglio è
   Miele/Irene: - Ma brutti chi? E poi basta questo per volersi fare fuori?
   Ing. Carlo Grimaldi : Non basta eh? C’è una lista di motivi accettabili? Una graduatoria? Preferirebbe che le dicessi che ho un segreto inconfessabile, un crimine da espiare, io non sono tenuto a darle delle spiegazioni, lei vende io compro!

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