L’ ULTIMO TRENO DELLA NOTTE (1975)

Regia/Director: Aldo Lado
Soggetto/Subject: Roberto Infascelli, Ettore Sanzò
Sceneggiatura/Screenplay: Aldo Lado, Renato Izzo
Interpreti/Actors: Flavio Bucci ("Fusto", il primo teppista), Gianfranco De Grossi ("Grasso", secondo teppista, drogato), Macha Méril (signora "perbene"), Franco Fabrizi (voyeur), Laura D'Angelo, Dalila Di Lazzaro (Lisa), Enrico Maria Salerno (prof. Giulio Stadi, padre di una delle vittime), Marina Berti (Lisa Stradi, madre di una delle vittime), Irene Miracle (Margaret, amica di Lisa), Anna Taddei, Daniele Dublino (invitato a cena), Francesco D'Adda (bigliettaio), Gianni Di Benedetto (on. Forti)
Fotografia/Photography: Gabor Pogany
Musica/Music: Ennio Morricone
Costumi/Costume Design: Franco Bottari
Scene/Scene Design: Franco Bottari
Montaggio/Editing: Alberto Gallitti
Suono/Sound: Carlo Palmieri
Produzione/Production: European Incorporation
Distribuzione/Distribution: P.A.C.
censura: 66277 del 27-03-1975

Non avete mai pensato a cosa potrebbe succedere se durante un viaggio in treno siete costretti a trascorrere il vostro tempo con gente poco raccomandabile? E se tutto questo accadesse durante la notte di Natale, personale dimezzato, capotreno latitante?
Questa è l’idea-cardine che fa muovere l’azione di questo quarto film di Aldo Lado, sicuramente un degno rappresentante di quel sottogenere chiamato rape & revenge movie. Vediamone nei dettagli la sinossi….
Siamo a Monaco di Baviera. Due cugine adolescenti, Margareth e Lisa,  una di sangue teutonico, l’altra italiano, si apprestano a far ritorno in Italia per passare il Natale. Partono la vigilia in una giornata di sole, ma durante la notte sono costrette a un trasbordo per via della minaccia di un ordigno.

Cambiando treno, a Verona, si ritrovano quindi su uno scompartimento vuoto. Sembra che il viaggio proceda bene, quando si aggiungono a loro due individui già fattisi conoscere in precedenza per il tentativo di fomentare una rissa sul treno partito da Monaco e dei quali Margareth e Lisa sono rimaste subito terrorizzate. Sono un ladruncolo, un tossico e una signora bene unitasi a loro, chissà come sedotta (è un eufemismo) da uno dei due nel cesso di un convoglio.
La situazione prende via via, in un crescendo sempre più perverso e drammatico, una bruttissima piega. Si passa da un’atmosfera ironica da commedia all’italiana, molto attenta a fotografare i vari passeggeri, “tipi” umani dell’epoca, a una cupa, tesa e terrorizzante (azzeccata l’idea del leit-motiv musicale dell’armonica udita in lontananza suonata da uno dei due malviventi come presentimento del pericolo).
La parte centrale de L’ultimo treno della notte è  tutta su molestie psicologiche e sessuali alle due ragazzine, appena minorenni, alle quali, fatto ancora più inquietante, partecipano la signora borghese con cappello e veletta e un signore anziano di passaggio (Franco Fabrizi) che invitato ad “approfittare” non si esime certo dal rinunciarvi.
La violenza, insopportabile e strisciante, culmina con un’atroce deflorazione da accapponare la pelle ai danni di Lisa, fortemente voluta dalla “signora” ed eseguita con un coltellino dal tossico.
Lisa muore per l’emorragia e segue a ruota anche Margareth, che in un tentativo di fuga, si sfracella dal treno. Nella terza ed ultima unità tematica il film cambia nuovamente prospettiva e si appoggia quasi pigramente ai motivi tipici del poliziesco, basato sulla vendetta privata, dura, implacabile, la sola che può riscattare anche la pena e lo sgomento dello spettatore, costretto ad assumere il punto di vista delle ragazze seviziate.
Il padre di Lisa (Enrico Maria Salerno), chirurgo di fama, abituato a sporcarsi col sangue per salvare le vite umane, questa volta deciderà invece di invertire la rotta, per mandare al creatore lui stesso i criminali, a fucilate. Dopo aver appreso la notizia della morte della figlia al telegiornale, ospita senza saperlo il terzetto in casa sua, ma da un particolare si accorge essere il responsabile dell’assassinio. E’ la fine, il sadismo vendicatore si sprigiona in tutta la sua furia.
La donna si salva dicendo di essere rimasta anch’essa ostaggio dei due uomini e viene creduta.
Accolto malissimo dalla critica in realtà Aldo Lado ha sempre difeso il film come operazione critica in chiave sociale, dove i poveri sono strumentalizzati dai ricchi (la signora borghese) e dove i ricchi la fanno sempre franca.
In effetti è proprio intorno alla figura di Macha Méril, algida, altezzosa, perbenista, che lamenta il crollo dei valori morali, rivelando la doppia faccia tipica della borghesia, ad essere fondamentale per capire il senso del film.
Complessivamente L’ultimo treno della notte è ben costruito ed equilibrato su tutte le sue tre parti. Difficile non associarlo al massacro del Circeo avvenuto nello stesso anno, qualche mese più tardi e difficile non ignorare come l’annata del 1975 sia stata eccessivamente violenta anche al cinema in Italia: basta ricordare il Salò di Pasolini, Profondo rosso, I 4 dell’apocalisse, Appuntamento con l’assassino, Roma violenta.
Buone le musiche di Morricone e ottime le prove attoriali della già citata Macha Méril e di un acerbo Flavio Bucci.


Recensione a cura di :
Guido Colletti

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