SNACK BAR BUDAPEST (1988)


Regia/Director: Tinto Brass
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Tinto Brass
Interpreti/Actors: Giancarlo Giannini (avvocato), François Negret (Molecola), Raffaella Baracchi (Milena), Philippe Leotard (Sapo), Sylvie Orcier (Carla), Giorgio Tirabassi (Papera), Katalin Murany (donna ungherese), Giuditta Del Vecchio (Fil di Fumo), Carlo Monni (marito dell'ungherese), Marisa Parra [Valentine Demy] (prostituta), Loredana Romito (commessa), Claudio Del Falco, Roberto Trasarti, Cyril Aubin, Luciana Cirenei, Isabelle Mantero, Tilde De Spirito, Elena Cantarone, Lucia Prato (Gallinaccia), Malisa Longo, Elisabetta Lupetti, Alessandra Bonarrota, Carmen Di Pietro, Tiziana Del Poggio, Sibilla De Conti, Marcia Sedoc, Giulio Mescolini, Tinto Brass (giudice)
Fotografia/Photography: Alessio Gelsini
Musica/Music: Adelmo Fornaciari [Zucchero Fornaciari]
Costumi/Costume Design: Jost Jakob, Massimo Bettini
Scene/Scene Design: Massimo Spano, Bruno Cesari
Suono/Sound: Fabio Ancillai
Montaggio/Editing: Tinto Brass
Produzione/Production: Metrofilm, San Francisco Film, Reteitalia
Distribuzione/Distribution: Medusa Distribuzione
censura: 83869 del 17-08-1988

Un uomo maturo e la sua compagna giungono in una città di mare dal nome imprecisato e tormentata da un vento continuo. Lui è un ex avvocato radiato dall'albo per corruzione e per aver schiaffeggiato un giudice durante un processo. Lei è Milena, la fidanzata. La loro destinazione è un fatiscente "Ospedale al mare" dove Milena è attesa per l'aborto del bambino che porta in grembo. Dopo averla lasciata nella clinica, l'uomo prende alloggio nello squallido hotel "Snack Bar Budapest", luogo pieno di luci al neon e privo di clienti ospiti. Vicino a questo luogo incontra il giovane "Molecola", delinquente locale a capo di una banda di prostitute e di teppisti. Con il loro violento aiuto sta acquisendo bar e hotel della zona per farla diventare una nuova Las Vegas italiana dove il vizio e il gioco possano regnare incontrastati.  L'avvocato, convinto della riuscita del vile progetto grazie ad una mazzetta e alle lusinghe del capobanda, si unisce con convinzione al gruppo.


L' esagitata banda e tutta la città, intanto, attendono, a ore, l'arrivo di Faffo, novello eroe sportivo, vincitore di una maratona in Portogallo. Per lui la città è stata tappezzata di manifesti per l'accoglienza.
Nell'attesa del campione che non arriva mai, tra una festa e una proiezione cinematografica, il dramma si compie. Molecola decide di prendersi, ancora con aggressività e contro la volontà dei proprietari, anche lo Snack Bar Budapest. Nell'avvocato emerge l'ultimo scatto di orgoglio e, schierandosi con la famiglia dei padroni dell'hotel, affronta il giovane alleato; prima uccide un ragazzo della banda e poi lo stesso Molecola. Vive fino in fondo anche la tragica fine della fidanzata Milena e il ferimento del suo amico e complice, Sapo.
Nel finale non convenzionale, a bordo di un sidecar rubato, l'avvocato va, con il sorgere del sole all'alba di un nuovo giorno, incontro ad una nuova vita lasciando dietro di sè la polvere, la violenza e i ricordi della sua vita persa e suscitando, forse, la speranza nello stupefatto spettatore.
Gli anni '60 e '70 ci hanno regalato il Tinto Brass regista controcorrente, coraggioso e anarchico che ha girato film poco commerciali, rivoluzionari come l'anomalo western "Yankee" -1966, "Il disco volante" -1964, "L'urlo"- 1968, "Action" -1979 e film di cassetta, ma sempre originali e dirompenti come "Salon Kitty"- 1976 e "Caligola"- 1979.
Dall'inizio degli anni '80 Brass decide di dare vita ad un periodo creativo nuovo per film a carattere erotico, proponendo, in questo percorso temporale, prima la gioia e la scoperta del sesso con sottolineature a volte ironiche, a volte beffarde, a volte più disinvolte. Poi, fino agli anni 2000, gira film con caratteri sempre più stereotipati; lancia i canoni visivi che identificano le modalità filmiche "brassiane". I comportamenti, le manifestazioni e gli atteggiamenti relativi all'erotismo e al sesso sempre più esplicito, fanno riconoscere con continuità la sua opera e inducono lo spettatore a cercare solo la carnalità, la consuetudine della storia e, quindi, nel tempo, la noia.
Forse per ragioni di cassetta, anche se gli incassi e gli spettatori sono poi scemati nel tempo, forse per aver acquisito uno status di regista  famoso per il suo particolare genere di cinema, negli anni non ha più cercato o voluto trovare quelle alternative di linguaggio filmico che, appunto, nel primo periodo della sua carriera, da regista e sceneggiatore, ci ha fatto scoprire ed apprezzare.
"Snack Bar Budapest" è una perla del 1988 tra "Capriccio" del 1987 e "Paprika" del 1991. Rappresenta un ritorno alle origini, una felice anomalia dove Brass sceneggia, da solo, il soggetto tratto dall'omonimo libro di Silvia Bre e Marco Lodoli del 1987.
E' un fallimento al botteghino perchè il suo pubblico si aspettava un film alla Brass. Si trova davanti, invece, un'opera difficile, di genere noir, che lascia molto all'immaginazione. E' "solo" vietato ai minori di 14 anni per i pochi nudi e scene erotiche e, soprattutto, perchè nessun nudo è volgare o messo per attirare il voyerismo sporcaccione di chi guarda. Brass dirà che "il pubblico non abbia capito il film, ma proprio non sia andato a vederlo".
Con le dovute distanze e differenze ritroviamo, in parte, il Brass dei primi anni che sfida la critica e il pubblico con un film poco masticabile, pieno di idee, a volte anarchico, a volte di nuovo scomodo. Un film non da amare, non convenzionale, ma brillante per la sua capacità di stupire.
Noir a tratti felliniano ( festa al circo, suore, follia irreale delle prostitute e dei violenti), oppressivo per certe immagini come ne "Il vento" di Victor Sjostrom del 1928 dove, per tutto il film, il vento entra nelle case e riempie lo schermo fino a diventare una pazzesca ossessione. Qui è sinonimo dell'ansia e della paura di vivere dei protagonisti.
Oltre al sesso, poco presente, emerge la violenza fisica e personale, soggetto non usuale nei film di Brass, soprattutto in questo periodo. La violenza si accompagna alla disperazione che segna gli attori; tutti perdono qualcosa di importante per la loro vita: Milena perde il bambino nell'aborto; la famiglia perde l'hotel, ragione di sopravvivenza; chi perde la vita e chi la voglia di vivere e il futuro.
Giancarlo Giannini è un maiuscolo interprete della follia, della perdita della morale e della capacità di reagire e recuperare la sua anima.
Molte, ma si notano poco, le interpreti femminili: da Sylvie Orcer, Katalin Murany, Valentine Demy, Loredana Romito, Malisa Longo, Carmen Di Pietro a Raffaella Baracchi, la maggiore protagonista.
Intensa la fotografia, costruita per far risaltare l'oscurità degli ambienti, della città e del mare notturno. Da segnalare la musica della colonna sonora composta da Zucchero Fornaciari.
E' da vedere, dunque, con gli occhi e la mente diversi dallo spettatore del filone del Brass erotico/gaudente. Se si approccia la visione per capire un film originale, grottesco, di un regista che ha mostrato spesso grande talento e scandalo, allora si potrà godere di un'opera da valorizzare e, ancora oggi, moderna e scomoda.

Note:
-Le targhe delle auto riportano tutte la sigla TB (Tinto Brass);
-Il film fu girato al Lido di Ostia e a Castel Porziano/Roma;
-Tinto Brass interpreta in un cameo il ruolo del magistrato;
-Il film proiettato nel cinema a luci rosse è "La chiave" di Tinto Brass del 1983;
-Raffaella Baracchi fu Miss Italia nel 1983 e divenne moglie di Carmelo Bene.
Segnalo infine, con gratitudine, l'ottimo libro di Gordiano Lupi "Tinto Brass-il poeta dell'erotismo" edito da Profondo Rosso da cui ho tratto molte informazioni tecniche e notizie sull'argomento.

Recensione a cura di:



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