LE IMPIEGATE STRADALI (Batton Story) (1976)

Regia: Mario Landi. 
Soggetto e Sceneggiatura: Piero Regnoli. 
Montaggio: Mariano Arditi. 
Fotografia: Franco Villa. 
Operatore alla Macchina: Enrico Biribicchi. 
Scenografia: Claudio Riccardi. 
Musica: Willy Brezza, Mario Molino (Edizioni Musicali Astra, Milano). 
Direttore di Produzione: Giuliano Simonetti. 
Produttore Esecutivo: Gabriele Crisanti. 
Produzione: Maxi Cinematografica Italiana. 
Teatri di posa: Icet/ De Paolis - Milano. 
Colore: Technospes. 
Durata. 90’. 
Interpreti: Femi Benussi, Marisa Merlini, Daniela Giordano, Gianni Dei, Toni Ucci, Giorgio Caldarelli, Gianni Cajafa, Mariangela Giordano.
censura: 68994 del 28-08-1976



Trash fin dal titolo questa commedia sexy di Mario Landi, che comincia come uno scolastico, prosegue come un mondo movie all’interno della prostituzione, per finire in pochade alla Feydeau con tanto di bagarre. La pellicola - modesta e girata con poco brio - presenta anche momenti da blando prison movie, o meglio da women in prison, durante il soggiorno in guardina delle prostitute che devono vedersela con perquisizioni eseguite da secondine lesbiche. Tutto è lasciato all’intuizione del pubblico, comunque. Batton Story è una commedia (meglio dire farsa) sexy molto casta, sceneggiata con poche idee e con ancor meno scene di nudo.
Femi Benussi stupisce tutti perché è vestita per l’intera durata della pellicola, nei panni di una professoressa che si prende a cuore i problemi delle prostitute e vuol fondare un sindacato a tutela dei loro diritti. La Benussi si presenta come un’insegnante perbenista che intrattiene gli scolari su quanto sia disdicevole esercitare il mestiere più vecchio del mondo. Cambia idea quando viene arrestata per errore durante una retata di lucciole e deve passare una notte in guardina con le compagne di sventura. A quel punto decide di mettersi a capo di una lotta grottesca contro i papponi, stringendo una forte amicizia con Marisa Merlini - la veterana del gruppo - e Daniela Giordano, la più disinibita delle prostitute. Toni Ucci è il capo dei magnaccia, il suo personaggio si caratterizza per l’impotenza, perché non riesce a congiungersi carnalmente con la Giordano neppure recitando, travestito da Sandokan, Antonio, Tarzan e altri personaggi storici. La Benussi ha un fidanzato (Gianni Dei) figlio di un ministro potente (Cajafa) e punta su di lui per rivendicare diritti e regole a favore delle protette. Una delle sequenze più trash vede una riunione di battone che brandiscono cartelli con sopra scritto: “Puttane di tutto il mondo, unitevi!”, “Papponi go home”, “Basta pappare, papponi!”... infine chiedono un referendum per abolire i protettori. Pure la riunione sindacale dei papponi non è meno ridicola, divisi come sono tra meridionali (vorrebbero fare un cappottino di cemento alle battone) e veneti (propongono la serrata del sesso). Lo scontro tra puttane e papponi giunge a vie di fatto, con sganassoni mollati a tempo di tango, secondo regole da farsa western, e alla fine sono i papponi ad avere la peggio. Landi cita Roma a mano armata di Umberto Lenzi, nei flani che campeggiano in un manifesto murale, non sappiamo quanto volutamente. Il film vorrebbe essere un’accusa al perbenismo borghese, ma è troppo fiacco per lasciare il segno, tra liti artefatte e dialoghi posticci che vedono protagonista la coppia Benussi - Dei. La parte finale a casa del ministro è da farsa sexy, grottesca e carente di tempi comici, infarcita di battute qualunquiste sul governo e sulla politica italiana. Spunta fuori anche un arabo che risolverà i problemi del governo solo se potrà disporre di duemila puttane italiane ogni anno. Film di fantapolitica, se si vuole, perché le ultime sequenze presentano un telegiornale dove si dichiara abolita la Legge Merlin e legalizzate le prostitute come “impiegate del sesso”, alle dipendenze dello Stato. Mario Landi è uno dei rari casi di regista che ha dato il meglio di sé in televisione. Batton Story segna uno dei punti più bassi della  sua mediocre produzione.
Il film non ottiene  alcun successo e viene stroncato dalla critica alta che parla di pochade con qualche seno al vento che crede di scherzare su sesso e politica e invece non si solleva dal più scontato qualunquismo (Paolo Mereghetti). Marco Giusti su Stracult è più buono: “Curiosa, tarda commediola diretta da Mario Landi su un testo non finissimo di Piero Regnoli sul tema delle battone che si vogliono unire in sindacato. Da recuperare solo perché Mereghetti dice di evitarlo con cura…”. Poco in sintonia con il resto della pellicola l'incipit in bianco e nero composto da scene tratte dalla retorica nazista, russa, maoista e fascista, contro la prostituzione. Forse il regista le ha inserite per dare un senso politico a un'operazione commerciale. Mario Landi gira anche Il viziaccio - Si accomodi signora … questo letto è mio (1977), distribuito nel 1980, da ricordare come ultimo film uscito in sala interpretato da Femi Benussi. Citiamo Supersexymarket (1979), grande titolo per una casta Femi Benussi che si spoglia per consentire furti nei supermarket a Giorgio Ardisson. Penultimo film della Benussi, girato con identico cast del precedente e pochi soldi mentre sta tramontando il cinema di genere. Landi conclude la carriera con il thriller Giallo a Venezia (1979) e con l’horror Patrick vive ancora (1980).

Recensione a cura di:



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