RICOMINCIO DA TRE (1981)


Regia/Director: Massimo Troisi
Soggetto/Subject: Massimo Troisi
Sceneggiatura/Screenplay: Massimo Troisi, Anna Pavignano
Interpreti/Actors: Massimo Troisi (Gaetano), Fiorenza Marchegiani (Marta, la ragazza di Gaetano), Lello Arena (Raffaele), Marina Pagano (zia), Marco Messeri (matto), Renato Scarpa (Robertino), Lino Troisi (padre), Vincent Gentile (Franky), Mas Jeanne (Jeanne), Deddi Savagnone (madre), Marta Bifano, Patrizio Rispo, Lucio Crovato, Giuseppe Borrelli, Giuliano Santi, Cloris Brosca, Laura Nucci, Ettore Carloni, Carmine Faraco, Michetta Farinelli, Michele Mirabella, Giuseppe Piciccio
Fotografia/Photography: Sergio D'Offizi
Musica/Music: Pino Daniele
Costumi/Costume Design: Maria Grazia Pera
Scene/Scene Design: Maria Grazia Pera
Montaggio/Editing: Antonio Siciliano
Suono/Sound: Roy Rocco Mangano
Produzione/Production: Factory Cinematografica, Italian International Film, RAI-Radiotelevisione Italiana
Distribuzione/Distribution: D.L.F. Distribuzione Lanciamento Film, D.L.F. Distribuzione Lanciamento Film, D.L.F. Distribuzione Lanciamento Film
censura: 76347 del 04-03-1981

A distanza di anni, l’esordio di Massimo Troisi presenta tuttora degli elementi straordinari: innanzitutto la scelta di non usare il luogo comune del meridionale che emigra al Nord, ma in una moderata Firenze, evitando il successo facile; secondo poi il fatto di usare una partner per niente nota come Fiorenza Marchegiani e non un’attrice di spicco; infine il fatto di aver affidato le musiche a un autore come Pino Daniele, il cui motivo musicale a tratti “esotico” rimane facilmente in testa, e non si schioda.
La trama è quella classica e non troppo pretenziosa della commedia italiana anni ’80, per molti il periodo peggiore del cinema italiano, per altri il più divertente e florido, soprattutto dal punto di vista della comicità. Ma Troisi è proprio difficile da criticare: conquista tutti, pubblico e critica, vince 2 David di Donatello e 4 Nastri d’Argento, grazie alla storia di Gaetano, timido ragazzo napoletano, che decide di andare a Firenze in autostop. Ospitato inizialmente dalla zia, a Firenze Gaetano conosce Marta (e il motivo del loro incontro è il personaggio di Michele Mirabella, futuro conduttore televisivo di “Elisir”, qui nei panni di un suicida che raccoglie Troisi per strada ) infermierina –scrittrice, con cui inizia a convivere. Ma i due caratteri inizialmente non coincidono: spigliata e determinata lei, indeciso e conflittuale lui. Finchè lei non rivela di essere incinta, ma non sa bene chi sia il padre. Dopo diversi ripensamenti, però Gaetano saprà prendersi la responsabilità di accettare la paternità, e la scena finale, nella quale i due stanno decidendo il nome del nascituro è memorabile: “'a mamm' prima che 'o chiamm' "Ma-ssi-mi-lia-no!" 'o guaglione già chissà addò sta, che sta facenno. Non ubbidiscono perché è troppo luongo', invece Ugo, tu lo chiami Ugo.. chillo come sta vicino a 'a mamma che se sta pe' move, "Ugo!" 'o guaglione non ha nemmeno 'o tiemp! “. Condiscono il tutto un Lello Arena, da qui deputato sempre più a un destino di “spalla”, un memorabilissimo Marco Messeri nella parte del paziente dell’istituto di igiene mentale, Renato Scarpa (che rivedremo con Troisi nel “Postino”) nel ruolo di Robertino, e la figura grottesca del padre di Gaetano, Lino Troisi (l’ omonimia con l’attore-regista è del tutto casuale e non ricercata), che aspetta il miracolo della Madonna per fare in modo che gli ricresca la mano., simbolo del grottesco attaccamento alla religione, tipico della regione partenopea. Curiosità: chi ha visto prima questo film e poi “La vita è bella” di Roberto Benigni avrà sicuramente notato almeno due omaggi del comico toscano al film di Troisi: il primo è il motivo ricorrente della “telepatia” , con il quale Benigni cerca di muovere le cose e far voltare le persone con il gesto delle mani e con l’aiuto delle teorie di Schopenhauer; il secondo è visibile nella scena in cui il personaggio di Benigni, per fare in modo che l’incontro con la maestrina da lui amata sia casuale, percorre tutto il perimetro del quartiere. A testimonianza del fatto che forse, un pezzo di Oscar lo si debba proprio a queste due divertentissime gag presenti nel film di Troisi, e, più in generale, alla commedia italiana.

Recensione a cura di:
Federico Riccardo


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