FORZA ITALIA! (1977)


Regia/Director: Roberto Faenza
Soggetto/Subject: Roberto Faenza, Mario Bocca, Marco Tullio Giordana
Sceneggiatura/Screenplay: Antonio Padellaro, Carlo Rossella
Interpreti/Actors: Giovanni Leone (politico), Aldo Moro (politico), Amintore Fanfani (politico), Giulio Andreotti (politico), Mariano Rumor (politico), Arnaldo Forlani (politico), Flaminio Piccoli (politico), Mario Scelba (politico), Carlo Donat-Cattin (politico), Benigno Zaccagnini (politico), Guido Gonella (politico), Alcide De Gasperi (politico)
Fotografia/Photography: Giulio Albonico
Musica/Music: Ennio Morricone
Montaggio/Editing: Silvano Agosti
Produzione/Production: Jean Vigo
Distribuzione/Distribution: Impegno Cinematografico
censura: 70846 del 13-10-1977

Prima occorre una precisazione, non farò alcun tipo di correlazioni con il panorama attuale. Quello che si vede nel film non è più cronaca ma storia.
Si tratta dei 'primi' trent'anni della nostra Repubblica, fino al congresso DC del 1976 che, all'epoca non lo potevano sapere, fu di fatto l'inizio della fine del partito. E infatti il film parte proprio con le immagini - le poche a colori -  l'arrivo dei maggiori esponenti di allora citati come fossero effettivamente gli attori di un film (il protagonista è Aldo Moro).
Persone all'epoca popolarissime e potentissime, ma che oggi appaiono come fantasmi di un'epoca remota. Si, certo, c'è Andreotti, ma chi si ricorda più di nomi come Flaminio Piccoli e Carlo Donat-Cattin? La prima parte è dedicata, ovviamente, alla ricostruzione con De Gasperi che vola a Washington per ricevere l'assegno di 100.000.000 $ dal presidente Truman. L'imbarazzo, che il povero Alcide non nasconde, con cui riceve il pezzo di carta è quanto di più significativo possa essere. Poi passiamo alle elezioni del 1948. Cioè le prime vere libere elezioni. Libere... E' con sgomento che assistiamo all'arrivo nelle varie sedi elettorali (scuole, sopratutto) di preti, monache, di gente presa dall'ospedale e addirittura vecchi moribondi (c'è una vecchietta portata con una lettiga. Davvero non so come possa aver potuto mettere una qualsivoglia croce). I votanti furono il massimo mai raggiunto nella storia della nostra Repubblica: 92%. Ci credo. Molta attenzione è riservata a Amintore Fanfani che 'grazie' all'omicidio Montesi riuscirà a diventare capo di governo. Tra i documenti più curiosi abbiamo la ripresa di una trasmissione radiofonica del 1953 condotta da Aldo Fabrizi - PUNTO INTERROGATIVO -  in cui fa re-incontrare una povera donna e i suoi figli col marito in galeria per omicidio. Memorabili le parole del grande Aldo: 'Se è vero che il pianto è retorica, sia benedetta la retorica'. Assistiamo poi, salto eh!, alla costruzione della diga del Vajont con un voce che dice non mi ricordo se ad Andreotti 'guardi che spettacolo', immediatamente seguito dalla ripresa del crollo di un parte del monte Toc con la scritta sovraimpressa 'Lo 'spettacolo': 1917 morti'. Ad onor del vero la diga di suo è fatta bene, tanto che sta ancora lì. Non come quella di Malpasset conosciuta meglio come 'diga di Frejus' che il 2 dicembre del 1959 proprio collassò ed era lì da 10 anni! Lo so non cambia nulla, sempre lutti e disperazione ha portato. Ancora una salto temporale e assistiamo alla straordinaria ripresa del pranzo d'onore riservato a Nixon svoltosi al Quirinale nel 1972 che non riesce a parlare per le migliaia di manifestanti assiepati sotto il Quirinale che lo 'invitano' a lasciare l'Italia. Insomma un film, certamente di parte, che mostra come già allora il potere in qualche maniera logorava. E si perché se all'inizio i politici si mischiavano a prime cinematografiche, trasmissioni radio, prima, e tv, poi, e addirittura a concorsi di bellezza, mano mano si rintanarono nei loro palazzi consci (e per questo più feroci) che il potere (quel potere) non avrebbero potuto tenerlo ancora per molto. Una nota a margine: il film uscì nel gennaio del 1978 e il 16 marzo dello stesso anno - il giorno del rapimento Moro e il massacro della sua scorta -  venne subito tolto dalle sale non si sa da chi nonostante avesse già incassato quasi 345 mln di lire di allora che erano un bel po' per un documentario. Quando nel 1990 vennero rinvenute le carte del memoriale dello statista fu con sgomento (e due) che i realizzatori del film seppero che Moro - che pure si prestò ad essere ripreso da Faenza per alcuni minuti - vide il film e lo turbò molto, non per il tono del film stesso, ma perché, in qualche modo, sapeva a quale fine andava incontro. Come se lo avesse previsto. Non vi voglio raccontare proprio tutto, vedete e giudicate. Non è un film perfetto, ci sono molti salti temporali e sicuramente se ne vorrebbe sapere di più. Inoltre è un film per gli standard attuali un po' lentino ma non è detto che sia un difetto per forza.

Recensione a cura di:
Claudio Bruno D'Armini

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