SUPERUOMINI, SUPERDONNE, SUPERBOTTE (1974)


 Regia/Director: Alfonso Brescia [Al Bradley]
Soggetto/Subject: Aldo Crudo, Alfonso Brescia
Sceneggiatura/Screenplay: Aldo Crudo, Alfonso Brescia
Interpreti/Actors: Aldo Canti [Nick Jordan], Mark Hannibal, Yueh Hua, Malisa Longo, Kirsten Gille, Karen Yeh, Lyn Moody, Almut Berg, Senie Woods, Riccardo Pizzuti, Aldo Bufi Landi, Magda Konopka, Giacomo Rizzo, Giovanni Cianfriglia, Piero Capanna, Paolo Magalotti, Carla Mancini, Marco Stefanelli
Fotografia/Photography: Fausto Rossi
Musica/Music: Franco Micalizzi
Costumi/Costume Design: Bartolomeo Scavia [Mimmo Scavia]
Scene/Scene Design: Bartolomeo Scavia [Mimmo Scavia]
Montaggio/Editing: Liliana Serra
Produzione/Production: A-Erre Cinematografica, Shaw Brothers, Hong-Kong, Cinematográficas Pelimex, Madrid
Distribuzione/Distribution: Indipendenti Regionali
censura: 64062 del 06-03-1974
Altri titoli: Las amazonas contra los "Supermen", Supermen contre les amazones, Tre supermen contro le amazzoni, Three Stooges Vs. Wonder Women

Delle bellissime quanto spietate amazzoni dominano la popolazione di un antico villaggio che si rivolge, chiedendone protezione, ad uno stregone mascherato tale Dharma (Aldo Bufi Landi), guardiano del Sacro Fuoco. In cambio gli offrono frutta prelibata (ma guai a dimenticare il peperoncino).
Il giovane apprendista di Dharma, Aru (Aldo Canti/Nick Jordan) è pronto a prenderne posto e poteri - tra i quali saltare in alto di 20 metri all’indietro – e la cosa accade ben presto perché Dharma viene trafitto da una lancia scagliata da un’amazzone: gli rimane giusto il tempo di dare ad Aru gli ultimi consigli con la raccomandazione di recarsi nella terra del Lago d’Argento dove incontrerà due uomini invincibili con l’aiuto dei quali potrà avere la meglio delle ostili nemiche: Moog (Marc Hannibal), un portentoso gigante di colore, e Chang (Hua Yueh), uno scaltro asiatico, esperto in arti marziali. A forza di superbotte, ma anche con l’astuzia e a carrarmati di legno, i tre supereroi avranno la meglio sulle superdonne-guerriere capitanate da Beghina (una quasi irriconoscibile Magda Konopka) - e tra le quali spicca la bella Akela (Malisa Longo). Il successo sarà completo perché i nostri troveranno sulla loro strada anche l’amore.
Va bene, là dove finisce il fiume comincia il film…diceva un noto gruppo demenziale. E allora, se il presupposto è che si tratta del tipico fumettone confezionato ad uso e consumo di un pubblico agli antipodi da ogni intellettualismo -  la domanda da 100 dollari (siamo low budget anche noi) è come cavolo riuscivamo a produrre film come questi e a venderli a mezzo mondo? quando si dice il genio italico.
Mistero di un’epoca in cui bastava qualche idea stravagante e poche lire per girare un film: errori macroscopici - come i finti colpi che non vanno a segno e provocano cadute colossali, gli stunt-men-amazzoni con le parrucche da donna e i peli sulle gambe, il montaggio palesemente sballato, il doppiaggio fuori sincrono… - in una produzione senza senso come questa (anzi co-produzione visto che il film, oltre che da Assonitis, è stato finanziato anche dagli hongkonghesi della Shaw Brothers) diventano dettagli trascurabilissimi; anzi alla lunga, tale grossolana sfrontatezza, finisce quasi per strappare un’indecente quanto incondizionata ammirazione.
Avanti, quale film ricordate con almeno quaranta minuti di acrobazie sul tappeto elastico?
Quando Moog, Marc Hannibal, gigante nero di St. Louis, già ex-giocatore di basket degli Harlem Globetrotters, palleggia il malcapitato Giacomo Rizzo…per poi disperdere con un rutto epocale lo squadrone di ‘Tigri’ guidate da Philones (Roberto Pizzuti), reo di avergli rovinato il pranzo, quando vediamo Chang spostarsi nella radura a cavalcioni di una vacca con tanto di ombrellino cinese per ripararsi dal sole, allora abbiamo la conferma che non solo ci troviamo davanti a un film senza né capo né coda, ma che ci troviamo di fronte ad un film senza capo né coda con una marcia in più.
Tanto di cappello, ma solo per il coraggio, Al Bradley! (Alfonso Brescia).
P.S. Molto bene, Micalizzi.

Recensione a cura di:
  Carlo Giustiniani | Crea il tuo badge



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