SALO' O LE 120 GIORNATE DI SODOMA (1975)


Regia/Director: Pier Paolo Pasolini
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Pier Paolo Pasolini
Interpreti/Actors: Paolo Bonacelli (duca Blangis), Giorgio Cataldi (vescovo), Aldo Valletti (presidente Durcet), Caterina Boratto (signora Castelli, narratrice), Elsa de' Giorgi (signora Maggi, narratrice), Hélène Surgère (signora Vaccari, narratrice), Sonia Saviange (virtuosa), Sergio Fascetti (vittima), Bruno Musso (vittima), Antonio Orlando (vittima), Claudio Cicchetti (vittima), Franco Merli (vittima), Umberto Chessari (vittima), Lamberto Book (vittima), Gaspare Di Jenno (vittima), Giuliana Melis (vittima), Faridah Malik (vittima), Graziella Aniceto (vittima), Renata Moar (vittima), Dorit Henke (vittima), Antinisca Nemour (vittima), Benedetta Gaetani (vittima), Olga Andreis (vittima), Tatiana Mogilanski (figlia), Susanna Radaelli (figlia), Giuliana Orlandi (figlia), Liana Acquaviva (figlia), Rinaldo Missaglia (milite), Giuseppe Patruno (milite), Guido Galletti (milite), Efisio Etzi (milite), Claudio Troccoli (collaborazionista), Fabrizio Menichini (collaborazionista), Maurizio Valaguzza (collaborazionista), Ezio Manni (collaborazionista), Paola Pieracci (ruffiana e serva), Ines Pellegrini (ruffiana e serva), Carla Terlizzi (ruffiana e serva), Anna Maria Dossena (ruffiana e serva), Anna Recchimuzzi (serva e ruffiana), Uberto Paolo Quintavalle (Curval, Presidente della Corte d'Appello)
Fotografia/Photography: Tonino Delli Colli
Musica/Music: Carl Orff
Costumi/Costume Design: Danilo Donati
Scene/Scene Design: Dante Ferretti
Montaggio/Editing: Nino Baragli, Tatiana Casini Morigi
Suono/Sound: Domenico Pasquadibisceglie, Giorgio Loviscek
Produzione/Production: P.E.A. - Produzioni Europee Associate, Productions Artistes Associés, Paris
Distribuzione/Distribution: United Artists Europa
censura: 67445 del 23-12-1975
Altri titoli: Salo, ou les 120 journées de Sodome, Die 120 Tage von Sodom, Saló o los 120 días de Sodoma

Fare una recensione dell’ultimo discusso capolavoro di Pasolini, non è semplice, ma ci proviamo. Siamo verso gli ultimi giorni di Salò- i famosi 600 giorni- e quattro gerarchi repubblichini, rappresentanti i 4 poteri occidentali, decidono, viste le sorti ormai prossime alla sconfitta, di ritirarsi in una villa isolata e qui dare finalmente sfogo ad ogni perversione. Per soddisfarle, decidono di rapire giovani di entrambi i sessi, con l’aiuto di altri giovani repubblichini . Tra l’harem a disposizione dei Signori ci sono: le loro figlie, i domestici, i prigionieri e tre prostitute, che avranno il compito di narrare ed eccitare con i loro racconti, i gerarchi. Il tutto viene diviso in gironi di natura dantesca.

Nel primo, abbiamo le Manie, dove i Signori non esitano a violentare persino le loro figlie, per poi dedicarsi
a letture alte, come Proust ed Evola. Nel secondo la Merda, con la necrofagia e nel Terzo il Sangue, con altre torture ed umiliazioni di ogni genere.
Nell’epilogo, due soldati repubblichini, ballano “Son tanto triste”, chiedendosi notizie sulle rispettive ragazze.
Film angosciante e violento, con sequenze forti, rappresenta la visione più pessimistica della sessualità. Una sessualità che si fa tortura, umiliazione, sottomissione, che fa rima con abuso e con sangue. È l’ultimo, crudo atto d’accusa contro una società capitalistica e massificatoria che aveva scatenato la liberazione sessuale. Sono i mesi del referendum del divorzio, del femminismo, del massacro del Circeo e di altri film sul nazismo tutto sesso e parafilie. In questo contesto convulso, il film di Pasolini, rappresenta non come dovevano essere i fascisti- non tutti perversi e torturatori, anche se qualcuno ne aveva fatte di queste gesta- ma come erano i nuovi fascisti. Odiosi, terribili ed anarchici, perché il potere vero è quello anarchico, impone regole al prossimo, ma ne è sprovvisto. I fascisti di Pasolini, non sono né i repubblichini – nonostante la scelta dell’epoca- né i fascisti giovani di quegl’anni, ma sono i fascisti del potere, quello che pur non avendo un  colore o un’ideologia, non può altro che dirsi fascista. La Prima Commissione di Censura giudicò “aberrante” il film e solo dopo vari sequestri e tagli- quando ormai Pasolini era morto da un pezzo- il film fu giudicato degno e riprese a circolare liberamente.
Un film che andrebbe visto, ma astenetevi se siete deboli di stomaco o di cuore.

Curiosità: Il titolo del   film di Fulci, “Il fantasma di Sodoma”, allude proprio al film pasoliniano, pur essendo
un horror a tutti gli effetti.
“Civiltà Cattolica” nel bel mezzo della polemica quando uscì nel 1976, definì il film : “Apologia della
sconfitta”,bocciandolo, difese però Moravia, per la battaglia contro la censura.

Recensione a cura di:
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