IL... BELPAESE (1977)



Regia/Director: Luciano Salce
Soggetto/Subject: Franco Castellano, Giuseppe Moccia [Pipolo]
Sceneggiatura/Screenplay: Franco Castellano, Giuseppe Moccia [Pipolo]
Interpreti/Actors: Paolo Villaggio (Guido Belardinelli), Silvia Dionisio (Mia), Gigi Reder (Alfredo, cognato di Guido), Massimo Boldi (figlio Carletto), Giuliana Calandra (Elena sorella di Guido), Anna Mazzamauro (signora Gruber), Pino Caruso (Ovidio Camorella), Raffaele Curi (Spadozza), Ugo Bologna (direttore di banca), Leo Gavero (gioielliere), Saviana Scalfi (Lisetta, domestica), Tom Felleghi (Andrea, sequestrato), Bruno Modugno (se stesso, speaker TV), Emilio Lo Curcio (pregiudicato), Giacomo Assandri (capo racket), Franco Bucceri, Carla Mancini, Giorgio Farina (voce), Rita Menghini (voce)
Fotografia/Photography: Ennio Guarnieri
Musica/Music: Gianni Boncompagni, Giorgio Farina, Paolo Ormi
Costumi/Costume Design: Orietta Nasalli Rocca
Scene/Scene Design: Ezio Altieri
Montaggio/Editing: Antonio Siciliano
Suono/Sound: Mario Dallimonti
Produzione/Production: Italian International Film
Distribuzione/Distribution: 77 Cinematografica
censura: 71294 del 15-12-1977

Stavolta non si chiama Fantozzi, ma Belardinelli: tuttavia il personaggio di Villaggio è il solito parafulmine su cui si abbattono le "sfighe" del destino. Dopo sette anni di lavoro, il Nostro è tornato dall'estero con un piccolo gruzzolo; apre bottega di orologiaio, ma diventa subito bersaglio di racket, rapinatori e terroristi.

Cavalcando il successo dei due film precedenti con protagonista il celeberrimo rag. Fantozzi , fotografia impietosa dell’italiano medio, Luciano Salce tenta il tris, e lo fa dirigendo un film scritto a sei mani insieme ai rodati Castellano e Pipolo e lo stesso Paolo Villaggio. Il regista chiama a se nuovamente personaggi dell’universo fantozziano (lo farà ancora in futuro) : in testa il  bravissimo e fidato Paolo Villaggio, seguito da Anna Mazzamauro, Gigi Reder, Pietro Zardini  coadiuvati da innesti importanti come Massimo Boldi, Pino Caruso, Ugo Bologna e Silvia Dionisio, forte dei successi,entrambi del 1975, di “Ondata di Piacere” diretto dall’allora marito Ruggero Deodato ed “Amici Miei” di Mario Monicelli.  Il risultato è sufficiente, non raggiunge i fasti dei film precedenti, ma riesce a far sorridere e a mostrare quella satira sociale (ed attualissima) di cui Salce era maestro.

Il protagonista della pellicola è Guido Belardinelli, milanese emigrato per lavoro e lavoratore presso una piattaforma petrolifera situata nel golfo persico, l’incarico è stancante  ed avvilente, ma Guido ha un sogno: tornare in Italia ed aprire un negozio di orologi nel centro di Milano come aveva fatto suo padre tanti anni addietro. Il film parte proprio da qui, Guido ha messo i soldi da parte e finalmente torna nella sua beneamata Italia. Le cose non stanno però come se le ricordava, sono i terribili anni di piombo, anni in cui “i pitrentottisti si infiltravano tra i poliziotti ed  i poliziotti si infiltravano tra i pitrentottisti” , Guido, un po’  ingenuamente, scambia il fumo delle molotov con lo smog milanese e si stupisce del terrore di una donna quando vede una faccia sconosciuta (la sua) nel palazzo in cui abita la sorella ed il cognato che Guido desidera vedere da tempo; nemmeno i parenti sembrano fidarsi della sua voce dietro la porta, e di fronte ad un esterrefatto Belardinelli, imbastiscono un quiz surreale in perfetto stile “lascia o raddoppia” con domande del tipo: “Il 19 Maggio del 1971 abbiamo fatto una gita a Como, vogliamo sapere qual era il tipo di automobile, chi c’era, chi la guidava ed il numero della targa” http://www.youtube.com/watch?v=lmUM0wNlzr0. Dopo una rapina subita (la prima) in un ristorante completamente vuoto, occupato soltanto dalla sua famiglia, ed il successivo disinteressamento sia dei parenti che del commissario di polizia per l’accaduto, Belardinelli comincia a capire che (purtroppo) il crimine è diventato all’ordine del giorno in Italia , per fortuna (o per sfortuna) Guido non riesce ad abituarsi a questa brutta piega. Acquista finalmente un locale in centro a Milano a prezzo stracciato, viste le frequenti rapine subite dal proprietario, e dopo poco tempo apre il suo amato negozio, con molta speranza ed entusiasmo tipico di chi non vive in Italia. Dopo varie vicissitudini : rapine, bombe, espropri proletari,  incendi d’auto ed incontri con personaggi tutti un po’ surreali e sopra le righe Belardinelli è sconfitto,  e con la morte nel cuore ed il benestare dei parenti, è pronto a lasciare nuovamente il suo “Belpaese”. Solo l’incontro con una giovane ragazza bionda di nome Mia (Silvia Dionisio), libera ed indipendente contestatrice del sistema, più per moda che per ideologia, inizialmente ostile a Guido ma successivamente più affabile e alla mano, ed una sorpresa finale farà capire a Berardinelli che… Finchè c’è vita, c’è speranza!

Luciano Salce tenta di bissare il successo di Fantozzi ma non riesce pienamente nel suo intento, il film è dignitoso e strappa qualche risata, ivi si alternano le vicende lavorative di Berardinelli a quelle sentimentali, alcune gag sono ben riuscite, quella della pagnotta mangiata di nascosto,  già usata in “Fantozzi” (sostituendo la polpette di bavària alla pagnotta), sarà usata nuovamente in “Fantozzi subisce ancora” e quella della rapina in banca verrà riproposta in “Fracchia… la Belva Umana”. Paolo Villaggio si impegna come sempre ed il film è retto in tutto e per tutto da lui, che riesce a differenziare il personaggio del servile e rassegnato Fantozzi dal positivo ed entusiasta e (eccessivamente)  fiducioso nel prossimo Guido Berardinelli.  Peccato il non aver sfruttato come meritano Gigi Reder e Anna Mazzamauro, relegati a ruoli marginali : rispettivamente cognato del protagonista e rappresentante di una ditta di orologi, cosi come Massimo Boldi nel ruolo di nipote del protagonista. Silvia Dionisio interpreta alla perfezione il suo personaggio un po’ naif di ragazza con manie di indipendenza ed emancipazione, tipica degli anni 70. Quando si tratta di Luciano Salce è difficile che si arrivi a una bocciatura ed anche questa volta non si fa eccezione, il film funziona ed assolve al suo compito di intrattenere per quasi due ore senza annoiare.In più l’ingrediente della critica sociale, attualissimo più che mai, mostrando un Italia piena di criminalità, ovviamente estremizzata a fini registici, ed il comportamento di resa totale sia della gente normale che delle forze dell’ordine con climax finale, riesce a commuovere e dare un mezzo punto in più ad una commedia già sufficiente di per se. Vale sicuramente una visione, se non altro per il gusto di completare la filmografia di Paolo Villaggio e Luciano Salce.

Curiosità: 
Il ruolo di Carletto, nipote del protagonista, era stato offerto, in origine a Nanni Moretti invece che a Massimo Boldi.

In una scena del film, in cui Guido sta facendo lo sciopero della fame, fa una comparsata l'attore Aldo Baglio, all'epoca 19enne, nel ruolo di un garzone di un panificio mentre consegna a Guido del pane.

Frasi e dialoghi da ricordare:
Alfredo (cognato di Guido) – “Devi partire!”

“No! Io non parto! (strappando il biglietto aereo) io non lascio l’Italia! Chiaro? Hai capito Belpaese? Io resto qui io non ti lascio! Ci hai provato a farmi partire! Guarda come mi hai ridotto il negozio, me l’hai bruciato! Me l’hai bombardato! Mi hai massacrato! Scippato! Rapinato! Umiliato! Ma io resto! Sai perche? Perché sono uno stronzo io! Ma sono gli stronzi come noi sai, che si svegliano tutte le mattine per andare a lavorare! Avete capito stronzi? (rivolgendosi alle finestre di un quartiere deserto alle otto di sera) Ma gli vogliamo fare vedere si o no che siamo noi che contiamo in questo paese?! Hey , accendete le luci! Lei, lei signor stronzo?! Venga fuori, apra quella finestra, e la smetta d’aver paura! Aprite le persiane li! Accendete! Ma non capite che questa paura è dentro di voi? Dai basta con le serrande! Basta con gli allarmi, i chiavistelli! Ma non vi rendete conto che non sono neppure le otto? Ed è una bella serata, fatta per passeggiare?”

Recensione a cura di:
Emanuele Woody Greco

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