LA DONNA DEL LAGO (1965)



Regia/Director: Luigi Bazzoni, Franco Rossellini
Soggetto/Subject: opera
Sceneggiatura/Screenplay: Giulio Questi, Luigi Bazzoni, Franco Rossellini
Interpreti/Actors: Virna Lisi (Tilde), Peter Baldwin (Bernard), Salvo Randone (Enrico), Valentina Cortese (Irma), Pia Lindstrom (Adriana), Pier Giovanni Anchisi (Francesco), Ennio Balbo (commissario polizia), Anna Gherardi (cameriera albergo), Bruno Scipioni, Mario Laurentino, Vittorio Duse (poliziotto), Philippe Leroy (Mario)
Fotografia/Photography: Leonida Barboni
Musica/Music: Renzo Rossellini
Costumi/Costume Design: Danda Ortona
Scene/Scene Design: Luigi Scaccianoce
Montaggio/Editing: Nino Baragli
Suono/Sound: Giannetto Nardi
Produzione/Production: B.R.C. - Produzione Film, Istituto Luce (1963)
Distribuzione/Distribution: Telexport
censura: 45333 del 01-07-1965
Altri titoli: The Possessed

Attenzione la seguente recensione contiene degli spoiler!
TRAMA: Lo scrittore Bernard (Peter Baldwin) sta attraversando una grossa crisi sentimentale e lavorativa. Per questo motivo decide di concedersi una pausa lavorativa e si dirige in un albergo, ubicato in una zona montana dell'Italia settentrionale. La pensione sorge nei pressi di un lago. Bernard aveva già soggiornato nella pensione alcuni anni prima e,  in quel luogo, aveva conosciuto Tilde (Virna Lisi), la cameriera dell'albergo, con cui aveva avuto una fugace storia sentimentale. L'uomo intende incontrare la ragazza, della quale non si è mai dimenticato. Giunto alla pensione viene ricevuto dal sig. Enrico (Salvo Randone), proprietario della pensione, e dai suoi due figli, Mario (Philippe Leroy) ed Irma (Valentina Cortese). I tre gestiscono ancora l'albergo, coadiuvati dalla neo-moglie di Mario, Adriana (Pia Lindstrom). Giunto nella sonnolente cittadina, Bernard, scopre che Tilde è deceduta da circa un anno ma, sul suo decesso, non riesce ad avere informazione alcuna: l'omertà circonda il piccolo paese e, dell'accaduto, nessuno vuole parlare. Nonostante il paese sia in preda ad una tormenta di freddo, Bernard, si reca al locale cimitero e qui scorge la tomba di Tilde, ricoperta da una abbondante quantità di neve. Bernard scorge una figura femminile in visita al cimitero: la donna sembra seguirlo. Solo più tardi l'uomo scoprirà che si tratta di Adriana, la moglie di Mario. Adriana è fisicamente simile a Tilde: bionda, alta e bella e viene tenuta segregata in camera dal marito, eccezion fatta per le ore di lavoro.
Il fotografo (Piero Anchisi) del paese decide di fornire alcune informazioni al disperato Bernard: mostra a questi una foto scattata a Tilde pochi giorni prima del suo decesso. Dalla foto sembra che Tilde sia in stato interessante. Pochi giorni dopo, Adriana, viene rinvenuta cadavere nel lago. La donna, però, risulta precedentemente soffocata. Stessa sorte seguono Mario e il sig. Enrico, uccisi a colpi di rasoio. Solo al termine si scoprirà che Tilde era divenuta l'amante sia di Mario sia di Enrico e che, il figlio che aspettava, non poteva essere che di uno dei due uomini. Tilde stava ricattando la famiglia e pretendeva essere in essa integrata. Il fatto che Mario fosse sposato avrebbe però ingenerato uno scandalo, così come una eventuale relazione fra Tilde e l'anziano sig. Enrico. Pochi istanti prima della fine Bernard scorge Irma sulle rive del lago. La donna confessa a Bernard di aver ucciso Adriana (che intendeva confessargli l'accaduto). Irma aveva poi ucciso anche il padre ed il fratello, in un crescendo di violenze ed incomprensioni. Tilde, invece, era stata uccisa da Mario, sobillato dalla stessa Irma che intendeva evitare lo scandalo. Irma, alquanto scossa, si allontana gridando. Qualche giorno dopo viene rinvenuta la pelliccia della donna la quale, probabilmente, è morta annegata nel lago. Del corpo di Irma, però, non viene trovata alcuna traccia.


Diretto a quattro mani da Luigi Bazzoni e da Franco Rossellini coadiuvati in fase di sceneggiatura da Giulio Questi,"La donna del lago" (1965), prende spunto dal romanzo omonimo di Giovanni Comisso a sua volta mutuato dallo scritto di Roberto Saviane "I misteri di Alleghe" riguardante alcuni misteriosi fatti di cronaca nera che interessarono la cittadina bellunese tra il 1933 e il 1946: Nel maggio 1933 la diciannovenne Emma De Ventura viene trovata morta, con la gola squarciata, all'interno dell'albergo in cui lavorava come cameriera. Il caso viene archiviato come suicidio. Nel dicembre dello stesso anno viene ritrovato nel lago il cadavere di Carolina Finazzer, giovane moglie di Aldo Da Tos, figlio del proprietario dell'albergo. Il caso viene bollato come suicidio o incidente da sonnambulismo. Nel novembre del 1946 vengono trovati morti i coniugi Luigi Del Monego e Luigia De Toni, uccisi a colpi di pistola per la strada, di notte. Si parla di omicidio a scopo di rapina.Qualche anno dopo i carabinieri, le cui indagini vengono mosse grazie ad un articolo di Sergio Saviane, riescono a fare luce sulla catena di omicidi. Nel 1958 vengono arrestati Aldo Da Tos, Pietro De Biasio, Adelina Da Tos e Giuseppe Gasperin. I primi tre, proprietari dell'albergo, sono accusati dei primi due delitti; il quarto, ex-partigiano, del delitto Del Monego-De Toni.
Cominciamo col dire che mi sono innamorato di questo film.Totalmente.Che Bazzoni fosse una spanna sopra tanti altri l'avevo gia' capito vedendo "Giornata nera per l'ariete" e "Le Orme", ma ora dopo aver  finalmente recuperato, grazie ad una ottima versione dvd della Sinister,  "La donna del lago", l'intuizione è diventata certezza. Regista di pochi film (ricordiamo oltre a "la donna del lago","l'uomo,l'orgoglio,la vendetta","giornata nera per l'ariete","Blu gang,e vissero per sempre felici e ammazzati","le orme"), Bazzoni riesce a mantenere sempre un'impronta tutta personale, con film che pur appartenendo al "genere" sono fuori dai "generi", e dove è spesso presente un elemento onirico e metafisico. 
 L'esordio, "la donna del lago" ne è il piu' fulgido esempio, un film dal raffinato impianto figurativo, dove realta' e sogno si mescolano di continuo, dove abbondano inquadrature di specchi a sottolineare che la realta' delle cose non è quella che appare ,il tutto incorniciato dalla splendida fotografia di Leonida Barboni un grande del bianco e nero (da vedere assolutamente la sequenza del cimitero,da brividi,per me questo film girato a colori perderebbe tutto il suo fascino.), un film introspettivo,riflessivo, che ricorre spesso ad un espediente letterario, ovvero la voce fuori campo del protagonista che accompagna la storia,un film assolutamente moderno nel montaggio e dove cinematograficamente c'è molto da imparare.Un film che va' a porsi perfettamente a meta' tra il Bava di "la ragazza che sapeva troppo"(nella prima parte del film di Bazzoni) e il Dario Argento di "L'uccello dalle piume di cristallo"(nella seconda parte,il violento finale),con in piu' un tocco oserei dire "d'autore". Merito questo anche di Franco Rossellini (lo ricordiamo produttore con Pasolini e Bolognini,tanto per citarne due), uno che non "metteva solo i soldi" ma che credeva spesso cosi'profondamente nei progetti cinematografici da partecipare fattivamente alla realizzazione del film, ed infatti ne "la donna del lago" firma la co-regia insieme a Bazzoni. Ma Rossellini, e probabilmente anche Manolo Bolognini (al quale è fattivamente accreditata la produzione del film) fanno di piu',mettendo a disposizione di Bazzoni un cast di prim'ordine: Peter Baldwin, azzeccatissimo nella parte dello scrittore in crisi, Salvo Randone che in questo film riesce a gestire magistralmente tutta l'ambiguita' di un personaggio sornione e mefistofelico nelle cui pieghe si nasconde buona parte del mistero della vicenda,una fantastica Valentina Cortese, lascia letteralmente senza fiato per come è capace di aderire al personaggio di irma e mi ha ricordato non poco Clara Calamai in Profondo Rosso,ma molto,molto  piu' glaciale,per non parlare della stupenda e bellissima Virna Lisi, un Philippe Leroy il cui solo sguardo mette in soggezzione, una Pia Lindstrom (figlia di Ingrid Bergman) funzionale e presenza importante ai fini dello scioglimento dell'enigma. Un film ricco di stile, assolutamente affascinante. Bellissimo. Da vedere.

Recensione a cura di:
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