DOVE COMINCIA LA NOTTE (1991)



Regia/Director: Maurizio Zaccaro
Soggetto/Subject: Pupi Avati
Sceneggiatura/Screenplay: Pupi Avati
Interpreti/Actors: Tom Gallop (Irving), Cara Wilder (Nora), Don Pearson (Lee), Kim May Guest (Sybil), Blair Bybee (Denny), Jerry Y. Wolking (Greg), Mary Lou Dennhardt (Sylvia), Leann D. Donovan (Betty), Ron Jasson (Schudalter), Jean Liblick (Ruth), Georgia Klein (Barbara), Elisabeth L. Riecke (Glenda), William C. Renk (Rich), Michael Kennedy (Lanny), Randy Pearson (Steve), Barbara Lipnick (suora), Judy Ramsey (cameriera di casa Stone), John L. Fair (portiere dell'hotel), Stanley Sunleaf (Marine), Dawn M. White (ragazza dai capelli rossi), Judy Ramsey (seconda suora)
Fotografia/Photography: Pasquale Rachini
Musica/Music: Stefano Caprioli
Costumi/Costume Design: Graziella Virgili
Scene/Scene Design: Carlo Simi, Ron Bellomy
Montaggio/Editing: Amedeo Salfa
Produzione/Production: Duea Film, Filmauro, RAI-Radiotelevisione Italiana (Rete 1)
Vendite all'estero/Sales abroad: Filmauro
censura: 86620 del 06-05-1991
Altri titoli: Where the Night Begins

Irving giunge in una cittadina dello Iowa dopo la morte del padre, per fare una donazione della proprietà di famiglia in favore della famiglia di una ragazzina, suicidatasi anni prima a causa di una relazione clandestina proprio con il defunto genitore, suo insegnante.
Prima della firma, il giovane si trova però costretto a rimettere insieme le tessere dell’oscura vicenda, quando alcune tracce sembrano indicare la possibilità che la ragazza abbia solo finto di suicidarsi per poi andare a vivere con suo padre nascosta nella villa, dopo che la madre – insieme a Irving – se ne sia andata. Una giovane bibliotecaria con il suo fidanzato, e la stessa figlia del suo legale – un amico di famiglia – aiutano Irving nelle sue indagini che, a un certo punto, prendono una deriva soprannaturale, e lo conducono a un’inattesa e sconvolgente rivelazione conclusiva. Sceneggiato da un grande del cinema fantastico italiano come Pupi Avati (La casa dalle finestre che ridono, 1976), con più di un occhio per le atmosfere e la progressione del polanskiano Le locataire / L’inquilino del terzo piano, 1976 e diretto con eccesso di compostezza e flemma da Maurizio Zaccaro (non a caso poi trasferitosi a più congeniali produzioni televisive – Cuore, 2001; Lo smemorato di Collegno, 2009). È un peccato che il film fatichi a sopravvivere alla lentezza soporifera del suo ritmo, visto che è proprio questa caratteristica, in avvio, a rendere consistente l’attesa; ma Zaccaro sembra dimenticarsi di dare il necessario scossone e il giusto mordente a un “climax” sulla carta piuttosto efficace, finendo per disperdere le buone cose – in particolare le scenografie dell’ottimo Carlo Simi (famoso per il suo lavoro nei “western” di Sergio Leone), che danno un’aria decadente e gotica a questo titolo, e lo “script” comunque ben congegnato di Pupi Avati – in una coltre di letargia e sopore, facendo venir meno qualunque interesse. Anche a livello interpretativo, gli attori tendono a mantenere un registro eccessivamente raccolto, favorendo così l’elemento maggiormente negativo che accompagna lo spettatore nell’antro di Morfeo. Ma, soprattutto, è un peccato che dove cominci la notte, abbia inizio anche il sopore.

Recensione a cura di:




Commenti