A... COME ASSASSINO (1966)



Regia/Director: Angelo Dorigo [Ray Morrison]
Soggetto/Subject: Ernesto Gastaldi
Sceneggiatura/Screenplay: Roberto Natale, Sergio Bazzini
Interpreti/Actors: Sergio Ciani [Alan Steel] (Giacomo), Mary Arden (Angela), Ivano Davoli (Armando), Aichè Nanà (Adriana), Charlie Karun (Julien), Giovanna Galletti (zia Marta), Gilberto Mazzi [Gilbert Mash] (ispettore Matt), Roland Redman (sergente Robson), Barbara Penn (Mary), Aldo Rendine (Jackson), Franco Pesce [Frank Fisher] (Peter, il guardiano), Ivano Staccioli [John Heston] (George)
Fotografia/Photography: Aldo Tonti
Musica/Music: Aldo Piga
Costumi/Costume Design: Anna Laura Ricci
Scene/Scene Design: Amedeo Mellone
Montaggio/Editing: Nella Nannuzzi
Suono/Sound: Giuseppe Di Liberto
Produzione/Production: Bival Film
Distribuzione/Distribution: Indipendenti Regionali
censura: 47326 del 05-07-1966

Nato da un bel soggetto di Ernesto Gastaldi, ‘A… come Assassino’ è un giallo del 1966 che se da un lato è una brillante variazione sul tema di ‘Dieci piccoli indiani’ di Agatha Christie, dall’altro, con il suo campionario di spietati assassini e dissimulatori, distorce e amplifica quelle che sono e saranno le caratteristiche ricorrenti nel nostro giallo all’italiana ossia la fredda e calcolata determinazione e vocazione al crimine, coniugandole con l’obiettivo, pienamente raggiunto, di tenere incollato lo spettatore alla poltrona.  
La parte interessante della storia, che si sarebbe potuta tranquillamente intitolare ‘Rapacità’ (Greed) non tanto per citare il capolavoro di  Eric von Stoheim, che ne è in qualche modo antesignano, ma per sottolinearne il filo conduttore che anima i vari personaggi al gioco al massacro in cui, volenti o nolenti, si trovano coinvolti, è che a uscire vittoriosa dalla querelle, ironia della sorte, non è né la logica né la freddezza criminale quanto piuttosto la sua stessa negazione cioè l’antitesi di quella lucida determinazione che andavamo vagheggiando prima, e che, inaspettatamente, sentiamo risuonare nella gelida risata finale, una risata che si fa beffe di tutti e di tutto.
Il film è da vedere ed è inutile addentrarsi nella trama senza svelare, con questo o quel riferimento, indizi preziosi o la natura stessa dell’intreccio. Basta semplicemente dire che la girandola di macchinazioni che animano la pellicola ruota intorno ad una ricca eredità e ad un sadico e perverso testamento e che, malgrado la presenza di un ispettore che di volta in volta cerca di rimettere a posto i cocci, la polizia si limita alla conta dei cadaveri, tanto è intricata l’intera questione.
Gastaldi, che l’anno prima con Vittorio Salerno aveva portato al successo ‘Libido’, cede la regia ad Angelo Dorigo, non molto navigato nel genere, che si firma con lo pseudonimo di Ray Morrison. Con una sceneggiatura che scotta tra le mani, tutto sommato Dorigo tiene botta, anche se non pochi sono i cali di ritmo, dovuti, in particolare, a livello tecnico, ad una certa staticità delle inquadrature in interni, non supportate dal montaggio. Gli attori, che vanno dall’ex forzuto dei peplum Alan Steel (Sergio Ciani) all’americana Mary Arden, già vista in ‘Sei donne per l’assassino’, dal bravo caratterista John Heston (Ivano Staccioli) a Giovanna Galletti, la ritroveremo anche in ‘Operazione Paura’, da Aiché Nana, ballerina turca immortalata da Fellini nello spogliarello della Dolce Vita’ al giornalista prestato al cinema Ivano Davoli, forniscono tutto sommato una buona prova, contribuendo alla riuscita dell’intera operazione.
In conclusione, un film di buon livello, sicuramente consigliato.

Carlo Giustiniani | Crea il tuo badge

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