NAPOLI... LA CAMORRA SFIDA, LA CITTA' RISPONDE (1979)



Regia/Director: Alfonso Brescia
Soggetto/Subject: Ciro Ippolito
Sceneggiatura/Screenplay: Ciro Ippolito, Pietro Regnoli
Interpreti/Actors: Mario Merola (Gargiulo, Francesco), Antonio Sabàto (Vito), Liana Trouchè (Elvira Gargiulo), Jeff Blynn (commissario di polizia), Walter Ricciardi (commissario De Stefani), Lucio Montanaro, Rick Battaglia (Rampone), Benito Artesi (Marco Gargiulo), Ciro Ippolito (Perez, giornalista), Alex Partexano, Sabrina Siani, Enzo Nandi, Marina Valadier, Antonio Ciarcia, Enrico Cesaretti, Vezio Natili, Salvatore Puccinelli, Franco Angrisano, Ettore Venturini
Fotografia/Photography: Luciano Trasatti
Musica/Music: Edurado Alfieri
Costumi/Costume Design: Valeria Valenza
Scene/Scene Design: Franco Calabrese
Montaggio/Editing: Carlo Broglio
Suono/Sound: Tommaso Quattrini
Produzione/Production: G.P.S.
Distribuzione/Distribution: Impegno Cinematografico
censura: 74384 del 23-11-1979
Altri titoli: Napoli, la camorra sfida... la città risponde

Il film di Brescia, già esperto di poliziotteschi all’italiana o meglio alla napoletana, si apre col ritrovamento di un accendino in un cimitero(quello delle Fontanelle), un accendino d’oro molto carino, appartenuto a Mario Merola. Qui, abbiamo un improvviso flashback, dove vediamo Merola parlare con una commerciante dello stesso accendino- “veramente bellino”- esclama la donna ad un felicissimo Merola. La scena si sposta poi in un altro negozio, dove dei loschi figuri chiedono di dare “protezione” firmando un’assicurazione sulla vita che altro non è che un patto con la camorra. Il film, infatti, ruota tutto intorno alla lotta fra i bellimbusti(fra cui spicca un ottimo Rick Battaglia, capo dell’assicurazione) e i commercianti decisi fino all’ultimo a non dargliela vinta. Ma proprio quando, a causa anche di uno stupro subito dalla fidanzata, Marco, figlio di Don Francesco(Mario Merola)li denuncia, le cose che sembrano mettersi meglio, si capovolgono a danno dei commercianti e dello stesso figlio di Don Francesco. E qui non svelo altro.
Girato in poche settimane, secondo Ciro Ippolito, avrebbe dovuto chiamarsi in altro modo e trattare di Mammasantissima e company, come negli altri film di Brescia, ma la notizia di camorristi che utilizzavano proprio questo sistema per il pizzo-forse uomini di Cutolo - fece cambiare idea sia ad Ippolito, qui sceneggiatore e produttore, sia allo stesso regista, per cui, per nostra fortuna, si decise di optare per una storia diversa. Una storia tutto sommato raccontata bene, con un cast di attori di qualità e con un Merola più credibile, rispetto ai panni di camorristi dal cuore d’oro, ormai sul viale del tramonto(stile Pino Mauro, per intenderci). Qui Merola non riesce a strafare e fino alla fine, regala un’ottima interpretazione ad un personaggio non complesso, ma tutto sommato credibile. Sulla famosa scena delle armi, ci sono state nel tempo molte critiche, in quanto la scena sarebbe stata inverosimile in pieno giorno, è probabile che sia volutamente esagerata, ma non del tutto inverosimile se pensiamo all’epoca. L’anno in cui fu girato il film, infatti fu uno dei più feroci sia per via della camorra- era appena iniziata la guerra fra Cutolo e le vecchie famiglie- sia per via del terrorismo con la vittoria di Senzani e la creazione della colonna napoletana delle Br, per cui il terreno fertile per imbastire la storia c’era tutto, anche con le dovute esagerazioni stilistiche. La fotografia non è eccellente, ma nemmeno scandente come invece in altre pellicole del periodo e in altri poliziotteschi all’italiana, infatti qui è curata da Trasotti, che non è comunque l’ultimo arrivato. La scena finale è quella più bella con un’ambientazione macabra da “dannazione eterna”, chissà se Alfonso Brescia sa che in molte culture del Medioriente, tra cui quella ebraica, morire ammazzati in un cimitero o in una necropoli condanna l’anima a non aver mai riposo, forse no, ma certo la scelta è qui più azzeccata che mai. In definitiva, sono bravi anche gli altri attori, come Sabrina Siani, conosciuta più per aver interpretato ruoli minori in alcune commedie sexy come “La dottoressa preferisce i marinai” o Walter Ricciardi, nel ruolo del combattivo Marco, rappresentazione reale di molti giovani dell’epoca. Ottime le musiche del maestro Eduardo Alfieri, incisive specie nella parte finale, il che rende il film ancora più interessante e fa si che quella scena rimanga nella memoria a lungo. Non un capolavoro del genere, ma sicuramente a mio avviso uno dei migliori di Merola, godibile e ben fatto, che vale almeno una visione, se non due.

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